sabato 30 settembre 2017

CATALOGNA E LOMBARDIA SONO PARAGONABILI ?

 
RIPORTIAMO UN' ARTICOLO DA LEGGERSI "CUM GRANO SALIS"
PER MEDITARE E RIFLETTERE

Nella foto sopra:alcuni deputati della Lega Nord sventolano la bandiera della Catalogna, dopo essersi presentati nell'Aula della Camera indossando sotto la giacca una maglietta con la bandiera della Catalogna, Roma, 11 settembre 2013.

Referendum lombardo-veneto sull’autonomia: i poteri del 1992-1993 tornano all’attacco

 

DI FEDERICO DEZZANI
federicodezzani.altervista.org
Si respira una pessima aria in Spagna, dove la determinazione di Madrid di impedire il referendum sull’indipendenza della Catalogna si contrappone alla volontà dei secessionisti di svolgere comunque la consultazione. Benché Bruxelles sostenga formalmente il governo centrale iberico, sono molte le pressioni perché l’Unione Europea si proponga come “intermediario” tra le due parti, legittimando così i secessionisti: lo smembramento della Spagna e dell’Europa meridionale coincide, infatti, con l’ultimo stadio dell’eurocrisi. Collegati al voto catalano, sono i due referendum per l’autonomia che si terranno il 22 ottobre in Lombardia e Veneto: gli stessi poteri che sferrarono l’assalto del 1992-1993, hanno oggi condotto l’Italia al default e mirano a smembrare il Paese.
Perché l’Italia deve osservare da vicino quanto accade in Spagna e prepararsi al peggio

Nell’autunno del 2017 è ufficialmente subentrata la penultima fase dell’eurocrisi: sovraccaricata l’Europa meridionale di tensioni economiche /sociali e portato il livello di indebitamento pubblico a livello critico grazie alla moneta unica, si fomentano le spinte secessionistiche in seno ai membri più deboli, in vista di un default più o meno ordinato e lo smembramento dei medesimi. Su questo piano, Spagna ed Italia si trovano appaiate: maggiori le spinte secessionistiche e minore il debito pubblico nella prima, situazione inversa nella seconda. È questa la ragione per cui noi italiani dobbiamo osservare attentamente quanto sta avvenendo in Spagna, capire le dinamiche, le forze coinvolte, gli interessi dei diversi attori: ne va, dopotutto, del futuro del nostro Paese.
Sul referendum secessionista e sul suo inquadramento in un contesto geopolitico, abbiamo scritto di recente: la consultazione per l’indipendenza della Catalogna si inserisce nel più ampio disegno di un superamento degli Stati nazionali, svuotati in alto da un’Europa federale e in basso dalle “macroregioni” e/o dai particolarismi etnico-linguistici.
Si tratta, ovviamente, di un processo che richiede molta delicatezza nella realizzazione, in quanto la posta in gioco è l’integrità territoriale degli Stati membri dell’Unione Europea stessa: la condotta adottata è quindi quella di sdoganare, passo dopo passo, giorno dopo giorno, la secessione di alcune aree, evitando chiare prese di posizioni e pericolosi sbilanciamenti. La Corte Costituzionale iberica vieta lo svolgimento del referendum iberico? Non tutte le Costituzioni hanno lo stesso peso, a leggere i giornali. Il governo centrale chiede il rispetto della legge? Il referendum è sempre un esercizio di democrazia e poi, non è neppure vincolante! Madrid difende legittimamente l’inviolabilità dei suoi confini? La Catalogna non è mai stata davvero Spagna, a essere precisi. Un abile trucco, già utilizzato in Libia per sugellare lo spaccamento del Paese in due entità, è quello che la comunità internazionale offra la propria “intermediazione” nel braccio di ferro, sancendo così l’esistenza di due legittimi contendenti, quando la fazione secessionista è, in realtà, illegale.
Scrive a proposito l’Istituto Affari Internazionali, fondato nel 1965 da Altiero Spinelli e pienamente ascrivibile all’establishment euro-atlantico1:
Nella crisi politica spagnola, l’Unione europea è un attore che può e deve quindi giocare un ruolo importante. Da un lato, essendosi fatta garante dei localismi e del rispetto delle diverse culture e religioni, in un melting pot che da sempre la caratterizza, l’Ue si trova ora chiamata in causa per difendere i diritti dei catalani, che fanno leva sul concetto di cosmopolitismo europeo per rilanciare la legittimità della propria richiesta di indipendenza. Dall’altro, non è compito delle istituzioni europee di intervenire in Spagna.”
Bruxelles non deve rispettare tout court le scelte di Madrid, ma deve difendere i diritti dei catalani (disconosciuti dalla Corte Costituzionale iberica) ed il loro “cosmopolitismo europeo” (musica per le orecchie dello IAI). Non è certo un caso se il sindaco di Barcellona, Ada Colau, abbia proprio seguito il copione suddetto, chiedendo la mediazione dell’Unione Europea, perché Bruxelles “non può non reagire alle minacce ai diritti e alle libertà fondamentali che l’offensiva di Madrid provoca in Catalogna2”.
Chiarita la dinamica di fondo (il tentativo di Bruxelles e dell’establihsment liberal di smembrare gli Stati nazionali), è facile individuare chi sia contrario a questo disegno. Si oppone, ovviamente, il “populista” Donald Trump, messo sotto assedio in patria da quegli stessi poteri che fomentano la secessione della Catalogna: ricevuto il premier Rajoy alla Casa Bianca, il presidente degli Stati Uniti ha ribadito la necessità che “la Spagna rimanga unita, perché è un grande Paese”3. Dello stesso parere è la Russia di Vladimir Putin: gigantesco Stato multi-etnico e multi-religioso, già vittima di un tentativo di smembramento da parte dell’establishment liberal appena dopo il default del 1998 (si veda la guerra in Cecenia), la Federazione russa non ha alcun interesse ad alimentare le spinte centrifughe in un Paese storicamente amico come la Spagna (idem per l’Italia). Le accuse mosse da El Pais4 alla Russia di lavorare segretamente per la secessione di Barcellona, sono classica “disinformazione”, cui abboccano, in primis, i micro-nazionalismi à la Lega Nord. Non ha alcun interesse a smembrare la Spagna, infine, la Repubblica Popolare Cinese, che scruta con attenzione ogni mossa atlantica tesa a separarla da Tibet e Formosa. È probabile che anche Tel Aviv sia contraria alla secessione della Catalogna: forte sono i parallelismi con il rapporto Stato d’Israele/Palestina.
Elencati gli attori in scena e gli interessi divergenti, non rimane che augurarsi che il fronte “sovranista-nazionalista” abbia la meglio su quello “globalista-secessionista”: e che abbia la meglio ad ogni costo, compreso il (legittimo) ricorso alla forza da parte di Madrid. La situazione peggiora, infatti, giorno dopo giorno e non è escludibile che il governo centrale debba ricorrere al massiccio dispiegamento della Guardia Civil (la nostra Arma dei Carabinieri) di fronte alla ostinazione degli indipendentisti (supportati da Bruxelles & co.) di svolgere comunque il referendum: domenica 1 ottobre, si rischia quindi di assistere ad un’esplosione della tensione dove, constato il sostanziale ammutinamento della polizia locale catalana5, emergerà con chiarezza il ruolo della polizia militare come garante dell’unità nazionale (e ciò, continuando il parallelismo con l’Italia, spiega le manovre messe in campo ultimamente per indebolire l’Arma dei Carabinieri6).
L’interesse italiano è che, il primo ottobre, il governo iberico stronchi a qualsiasi costo le pulsioni separatiste ed ristabilisca un ordine duraturo: il prossimo Paese nella lista, come dicevamo, è infatti il nostro. Il referendum catalano avrebbe dovuto (e dovrebbe tuttora) fungere da apripista per due iniziative analoghe: i referendum sull’autonomia di Lombardia e Veneto del 22 ottobre. Qualcuno potrebbe obbiettare che si tratta di “autonomia” e non di “secessione”, ma conta soprattutto il messaggio politico che, con questa consultazione, la Lega Nord vuole lanciare al resto del Paese: la “macroregione del Nord” lavora per svincolarsi dal resto dell’Italia.
Sulla natura massonico-atlantista della Lega Nord scrivemmo in tempi non sospetti, quando analizzammo il tormentato biennio 1992-1993. Aggiungiamo soltanto che i promotori del referendum sono Roberto Maroni, leghista della prima ora, ex-ministro dell’Interno e storico uomo di fiducia degli Stati Uniti, e Luca Zaia, presidente di una regione dove è ben visibile la presenza NATO: l’iniziativa dei due non è certamente autonoma, ma va piuttosto ricondotta agli stessi ambienti che appoggiarono le manovre secessionistiche del 1992-1993 (c’è sempre il solito George Soros di mezzo, benché invecchiato). Sottoposto il Paese ad una micidiale cura di austerità, esasperate le tensioni sociali ed economiche, portato scientemente il debito pubblico a livelli record, l’Italia è oggi più fragile che mai. Un “sì” all’autonomia di Lombardia e Veneto, seguito da un governo vacante dopo le elezioni del 2018 ed un default controllato o caotico, sarebbe il prodromo della balcanizzazione del Paese: le regioni del Nord-Italia sarebbero staccate dal resto del Paese per annetterle al nocciolo franco-tedesco federale o, più probabilmente, alla “Grande Germania”.
“Sì all’Europa delle regioni”, “Alto Adige ai tedeschi”, “Non comprate i titoli di Stato italiano” gridava nel 1993 la coppia Umberto Bossi-Gianfranco Miglio7, mentre i Btp affondavano, la lira precipitava, le bombe dei servizi seminavano lo sconcerto ed i pescecani dell’alta finanza facevano a brandelli l’IRI. “Sì all’Europa delle regioni”, “Sì alla macroregione alpina”, “Sì alla permanenza nell’euro” grideranno probabilmente Roberto Maroni e Luca Zaia quando, in un futuro non troppo lontano, l’Italia sarà spinta al default. Si completerebbe così l’opera avviata dopo il crollo della Prima Repubblica: saccheggio delle imprese pubbliche, taglieggiamento dei risparmi residui, smembramento del Paese.
Si eliminerebbe così dalla carta geografica un Paese che, seppur soltanto durante la breve parentesi del periodo fascista, ha dimostrato grandi potenzialità geopolitiche, grazie alla sua doppia natura di Stato continentale e marittimo: protetto al Nord dalle Alpi, che lo incastonano allo stesso tempo nell’Europa Continentale, l’Italia domina naturalmente il Mar Mediterraneo grazie alla sua posizione. Una spina nel fianco per la massa terrestre e una base ideale per qualsiasi operazione nel Mediterraneo. La divisione dell’Italia riporterebbe la penisola al XIX secolo, dove gli austriaci (ora tedeschi) controllavano il Nord-Est, francesi ed inglesi si contendevano il controllo del Meridione e nessuna potenza significativa occupava il quadrante mediterraneo.
Che fare, quindi? Come evitare la balcanizzazione del Paese?
Come in Spagna, bisogna essere pronti a soffocare a qualsiasi costo le pulsioni secessionistiche, tenendo ben presente che i particolarismi locali (micro-nazionalismo veneto, lombardo, sardo e siciliano) sono semplici pedine dell’establishment euro-atlantico. Dall’altro lato bisogna traghettare l’Italia fuori dalla gabbia dell’eurozona, una gabbia che ha ormai portato l’Italia ad un passo del default e ha reso possibile il suo smembramento. Come nel caso iberico, amici e nemici del nostro Paese sono chiari. Russia, Cina e, forse, Trump, tra i primi. La UE/NATO, Soros ed i masso-secessionisti tra i secondi.
La partita, arrivati all’ottobre del 2017, si avvicina alla fine: è il tempo delle scelte.
 
Federico Dezzani
Fonte:
http://federicodezzani.altervista.org
Link: http://federicodezzani.altervista.org/referendum-lombardo-veneto-sullautonomia-i-poteri-del-1992-1993-tornano-allattacco/

https://comedonchisciotte.org/referendum-lombardo-veneto-sullautonomia-i-poteri-del-1992-1993-tornano-allattacco/

venerdì 29 settembre 2017

QUESTO SIAMO NOI


FUORI DAL SISTEMA
E - PACIFICAMENTE - CONTRO IL SISTEMA
NESSUN RAPPORTO CON IL POTERE:
CHIUNQUE PRESENTA PROPRIE LISTE - O PROPRI CANDIDATI IN ALTRE -
E' CONTRORIVOLUZIONARIO.
SIAMO L'UNICA ALTERNATIVA AL REGIME CAPITALISTA
NON POSSIAMO MIGLIORARLO
DOBBIAM COMBATTERE PER CAMBIARLO
LOTTIAMO PERCHE' LE BANCHE SIANO DI PUBBLICA UTILITA'
PER UN PARLAMENTO ELETTO E COMPOSTO DAI RAPPRESENTANTI DI
TUTTE LE CATEGORIE DEL LAVORO
PER L'ABOLIZIONE DI TUTTE LE QUOTAZIONI IN BORSA A LIVELLO PRIVATO
PERCHE' LE AZIONI E I DIVIDENDI SIAN DISTRIBUITI A CHI LAVORA
PERCHE' L'ECONOMIA SIA SOLO IL MEZZO PER IL BENESSERE DI TUTTI
E NON IL FINE DELLA NOSTRA ESISTENZA
 
BOIA CHI MOLLA
 
 

giovedì 28 settembre 2017

PIENA SOLIDARIETÀ AI CAMERATI ARRESTATI A ROMA

 
LA COMUNITA' DI AVANGUARDIA ESPRIME
PIENA E INCONDIZIONATA SOLIDARIETÀ AI CAMERATI ARRESTATI  A ROMA MENTRE DIFENDEVANO UNA FAMIGLIA ITALIANA ! ! !

LEGGE MANCINO, UNA LEGGE INCOSTITUZIONALE E PERICOLOSA

Risultati immagini per Legge Mancino, una legge incostituzionale
La maggior parte della gente non ne è a conoscenza, ma da oltre vent' anni in Italia esiste una legge, la n° 205 – 95, meglio conosciuta come “legge Mancino”, nata ed utilizzata con l’odioso scopo di reprimere ogni dissidenza e limitazione della inalienabile libertà di pensiero e di parola. 
                 La mia affermazione è avvalorata dalle seguenti considerazioni:
  • È una legge che di fatto pone dei limiti ben determinati ed assoluti alla libertà di pensiero e di parola, stabilendo un pericoloso e preoccupante tentativo di definire quali siano le idee ed i valori legittimi (e legali) e quali siano le idee e i valori illegittimi (e illegali).
  • Vi è una pericolosa generalità del concetto di “atti di discriminazione per motivi razziali, nazionali o religiosi”; laddove “discriminare” ha lo stesso significato di “preferire”, “distinguere”, “scegliere”, quali libertà fondamentali in uno Stato di diritto - come si vanta di essere quello Italiano.
  • Non vi è nessun riferimento all’ "incitamento all’odio per motivi politici". Da ciò si deduce l’assoluta immunità per quei soggetti e quei gruppi politici che non solo “discriminano” la parte avversa (cosa per noi legittima) ma, mossi da un sentimento di “odio”, usano un linguaggio esplicitamente lesivo della dignità e dell’onore personale e agiscono a livello concreto (con presidi, blocchi, contromanifestazioni non autorizzate) per impedire agli avversari politici la libertà di propaganda e di espressione (art. 12 – diritto alla dignità della persona – Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo”).
  • Le pene accessorie previste (ritiro dei documenti, divieto di partecipare alla vita pubblica, lavoro e rientro coatto, sequestro degli immobili di proprietà), oltre a quelle detentive, mostrano in modo inequivocabile la volontà di colpire, prima ancora che un presunto reato, innanzitutto un modo di essere, di pensare, uno stile di vita. Sono inoltre pene che non vengono applicate neanche, ad esempio, agli spacciatori di sostanze stupefacenti abituali ed incalliti.
  • Prevede inoltre un giudizio per direttissima che riduce al minimo le garanzie processuali e incide pesantemente su altri specifici reati, laddove le aggravanti per “motivi razziali” si applicano senza considerazione delle attenuanti.
Risultati immagini per Legge Mancino, una legge incostituzionale
 

 
In base a queste considerazioni, mi sembra più che giusto ritenere la “legge Mancino” una legge a tutti gli effetti LIBERTICIDA e ANTICOSTITUZIONALE, in quanto risulta altamente lesiva delle libertà fondamentali di ogni cittadino italiano (pensiero, parola, azione) in riferimento agli articoli 17, 18, 19 e 21 della Costituzione della Repubblica Italiana e agli articoli 2, 7, 18, 19 e 20 della “Dichiarazione Universale dei diritti dell’Uomo”.
Risulta essere strumento idoneo a perseguire uomini e gruppi sgraditi in quanto non omologati, in quanto non allineati con il pensiero unico, con il modo di pensare dominante.
Lascia interpretare ARBITRARIAMENTE ogni espressione di “scelta”, “preferenza” e “distinzione” come atto di “discriminazione”, “FONDATO” automaticamente e implicitamente “sulla superiorità o sull’odio nazionale, religioso o razziale”.
E’ inoltre antidemocratica in quanto tende a criminalizzare sistemi di pensiero e idee che affermano principi di identità, appartenenza e diversità.
Infine, consente processi alle intenzioni, negando ogni valore alle dichiarazioni degli imputati a favore della molteplicità delle culture e delle etnie, come risulta dagli atti processuali fin qui acquisiti.
È per tutti questi motivi che la battaglia intrapresa da associazioni e comitati – giusto per citarne uno, il “comitato libera-mente” – è una battaglia a favore e a difesa della LIBERTA’, attaccata da quello che può essere considerato in tutto e per tutto un vero mostro giuridico.
Un mostro giuridico che, per altro, viene applicato, con assoluta prontezza e  rigore, a senso unico. Ovvero solo ed unicamente verso quei movimenti (politici o culturali) o verso quei singoli ITALIANI che si richiamano idealmente ai propri valori tradizionali in modo chiaro e limpido.
Farò un esempio per spiegare in modo più chiaro quest’ultima considerazione.
Nel momento in cui una persona di fede musulmana o magari atea si permette di scagliare in pubblico un Crocifisso cristiano, che so, dalla finestra di un ospedale pubblico, o nel cestino dei rifiuti di una scuola media, non correrebbe alcun rischio di essere processata in base alla “legge Mancino”, nonostante questa sia comunque applicabilissima.
Il motivo e tutt’oggi ignoto e avvolto nel mistero.
E di questi casi, negli ultimi anni, qui in Italia ne sono avvenuti a centinaia.
Al contrario, nel momento in cui una persona qualunque, di nazionalità italiana, osasse parlare, magari durante un comizio, o tra degli amici in un pub, oppure con la propria fidanzata, dell’esistenza di grosse differenze culturali tra la civiltà Cristiana e quella, che so, quella Islamica, sostenendo la superiorità della prima – senza per questo voler in alcun modo discriminare la seconda o coloro che si richiamano all’Islam, ma esprimendo semplicemente un proprio parere personale – ebbene, sarebbe immediatamente punibile ai termini di legge grazie all’applicazione della “legge Mancino”.
Avviene per ciò che semplici ed onesti cittadini si ritrovino a dover scontare qualche mese di carcere – nelle migliori delle ipotesi - , a dover obbligatoriamente rientrare entro le 20.00 nella propria abitazione, a non avere più il diritto di voto, a dover subire il ritiro della patente automobilistica e tanto tanto altro ancora – per aver solo espresso una propria opinione.
E, di casi del genere, ne sono avvenuti e ne avvengono a decine.
Tra il silenzio delle istituzioni, tra il silenzio dei mass-media, tra il silenzio dei partiti politici.
 
 Massimo Lacerenza
 
 
 

mercoledì 27 settembre 2017

IMMUNOLOGIA E VACCINI: LE SAGGE RIFLESSIONI DI UN MEDICO


I vaccini sono il nuovo business degli immunologi, dei virologi e della farmacologia

Pillole di storia della medicina
 
Ai miei tempi l’immunologia non esisteva.
Dico ai miei tempi intendendo quando studiavo medicina, anni ‘70. Ora sono appena andato in pensione (come docente, mentre continuo a fare ricerca in università).
Quando mi sono iscritto all’Università di Trieste, nessuno insegnava Immunologia, la disciplina proprio non esisteva.
L’anno in cui mi sono laureato (1976) in alcune università cominciavano a dare i corsi.
Cosa è successo? I sistemi di difesa dalle malattie, fino ad allora, erano di competenza della Patologia Generale (la “MIA” materia), quella disciplina che per vocazione indaga le cause e i meccanismi delle malattie e delle reazioni ad esse.
Poi, alcuni patologi generali hanno capito che antigeni, anticorpi e linfociti erano un argomento “emergente” e vi ci sono buttati a tuffo, sviluppando una nuova branca, che presto si è resa autonoma.
Come si sa, l’università genera cattedre ed è sempre in evoluzione. Nulla di male, anzi.
Ma quello che qui interessa è il “successo” dell’Immunologia e il contemporaneo “declino” della Patologia generale.
Quest’ultimo presto si spiega: la Patologia Generale è una materia difficilissima perché ha a che fare con la complessità dell’organismo visto come un “sistema” ed è costretta, però, ad un approccio sperimentale riduzionista e per questo dedicato ai dettagli.
Altrimenti non si pubblica e non si fa carriera, visto che ai concorsi “pesano” più il numero dei lavori fatti che la qualità (tirando un velo pietoso sugli altri "requisiti" necessari per vincere un concorso universitario).
Mangiata la foglia, i patologi si sono buttati a gruppi in settori molto più applicativi e quindi remunerativi in termini di pubblicazioni e di cattedre: oncologia, patologia molecolare, tossicologia, patologia clinica o, appunto, immunologia. ù
L’Immunologia era nata in realtà alla fine del Settecento con gli esperimenti di Jenner (in Cina molto prima!), ma era rimasta come “prassi” piuttosto che come “scienza” finché la chimica del Novecento non consentì di scoprire gli “Anticorpi”.
Ecco il primo grande successo mediatico: trovare un bel nome per un nuovo meccanismo. Un nome facile da capire e da diffondere. E un nemico da combattere: gli “Antigeni”.
Nel successo di una teoria medica, come in quello di un prodotto commerciale, pesa moltissimo l’immagine che ne viene fornita.
Poco conta se la teoria sta in piedi o il prodotto vale, quel che conta è l’immagine. Gli “anticorpi” erano diventate le armi del nostro corpo che ci proteggono dal “nemico”, il batterio o il virus.
Poco conta che lo stesso Pasteur aveva messo in guardia: “il microbo è molto, ma il terreno è tutto”: tale concetto ovvio a dirsi era difficilissimo da mettere in pratica dai patologi.
Costoro, come me, si sono dedicati a studiare i meccanismi di base con cui i leucociti uccidono i microbi, ma è veramente un settore poco... remunerativo!
Meglio prendersela col microbo, anche con l’aiuto delle case farmaceutiche molto “prolifiche”.
Qualche successo pratico ovviamente ci voleva ed era facilmente dimostrabile con antibiotici e, in immunologia, con i sieri e i vaccini.
Poi sono venuti i “Linfociti killer”, le “Citochine”, le “Allergie” e via dicendo. Tutti campi in cui l’Immunologia ha guadagnato la sua grande popolarità e la sua fetta di “consumatori”. Tutte parole magiche che spiegavano e divulgavano il verbo della altrimenti arcana scienza moderna.
Come non credere che se troviamo il mezzo di aumentare gli anticorpi saremo protetti da tutte le malattie?
Certo, molti problemi clinici, se non tutti, coinvolgono il sistema immunitario e quindi la figura dell’immunologo o allergologo diventa preziosa (anche se “stretta” da altre figure specialistiche come il laboratorista, il dermatologo, il reumatologo ecc...).
Per restare sui vaccini, argomento della attualità, il campo si è dimostrato talmente appetibile da attrarre persino figure di scienziati diverse, che prima non se ne erano mai occupate, come i... virologi!
Questi avrebbero dovuto occuparsi dei fatti loro (capire i virus e le loro caratteristiche positive e negative nella evoluzione umana) ma a stare solo nei laboratori è faticoso e, a meno che non si faccia il bingo di una nuova grande scoperta da Nobel (esempio l’HIV), non si ricava molto.
Quindi i vaccini sono il nuovo business degli immunologi, dei virologi e della farmacologia (il servizio regionale di sorveglianza del Veneto è gestito da immunologi e farmacologi).
I poveri medici di base, che fanno un lavoro già di per se difficile, non sono degli scienziati (checché se ne dica) e devono attenersi a quel poco che ricordano dalle lezioni universitarie e “credere” alle società scientifiche che con periodici proclami passano loro il “verbo scientifico”, invero un poco annacquato e semplificato.
Purtroppo, o per fortuna, la Natura non si lascia facilmente incanalare negli slogan e nei giochi di parole o di potere. E la Scienza, quella vera, ha sviluppato l’immunologia scoprendo che gli anticorpi non sono così “buoni” come si pensava e che il nostro corpo, proprio per questo, produce SEMPRE degli anticorpi anti-anticorpi, per controllare il pericolo di ogni eccesso!
Poi ha scoperto che non ci sono solo i linfociti “killer” ma ci sono anche quelli “Helper”, “Soppressori” e mille altri tipi diversi che fanno cose diverse.
Poi ha scoperto l'autoimmunità e che buona parte delle malattie del mondo moderno riconoscono come meccanismo patogenetico una eccessiva attivazione del sistema immunitario (e della infiammazione).
Poi ha scoperto che gli adiuvanti sono necessari per far funzionare i vaccino ma sono anche usati come benzina sul fuoco in precedenti focolai infiammatori dovuti a molte altre cause.
Ma i medici, poveretti, ormai non ci capiscono molto e sono costretti a rivolgersi alla “medicina basata sulle prove di efficacia”; il che significa (semplificando): “se un farmaco funziona statisticamente più di un placebo, inutile chiedersi perché funziona, quello si deve dare” a tutti, pena gravi sanzioni legali.
E quindi: giù cortisone, giù antibiotici, giù antivirali, giù anti-TNF, farmaci di "nuova generazione", che funzionano sempre meglio di quelli vecchi e meno costosi.
Guai dubitare della “Scienza”, la quale però timidamente alza la manina e dice: la prova di efficacia su popolazioni omogenee di malati non trova applicazioni facili nella pratica dove le persone sono vere, diverse, e non cavie.
Se poi ci si mettono di mezzo gli Ordini dei Medici, che in realtà non hanno alcuna competenza scientifica, a dettar legge e minacciare espulsioni, allora si capisce come i poveri medici siano poco inclini a riprendere criticamente le nozioni di base di immunologia e di farmacologia, così difficili.
E poi, i dubbi sono sciolti (anche) dal fatto che medici di medicina generale e pediatri sono specificamente remunerati per l’attività vaccinale e sono controllati dal “sistema sanitario nazionale” che sa esattamente quanti vaccini somministrano.
Se ne fanno pochi, rischiano di passare per famigerati anti-vax.
A questo punto la storia si complica quando entrano in gioco la politica, la finanza e l'“informazione”: la gente, che paga cospicue tasse, vuole protezione, vuole certezze, vuole sicurezze.
Bisogna sfruttare i vaccini! I nostri eroi al potere, ex rottamatori, partono con la campagna per rassicurare che lo stato “c’è” e per salvare posti di lavoro.
L’"informazione" viene quindi mobilitata da una parte per instillare paure di epidemie disastrose, dall’altra per far credere che la “Scienza” non sia "democratica" (sic) e che quindi gli oppositori tra la gente, che sospettano istintivamente l’inganno e cominciano a capire cosa ha mosso tutta la manovra (qui mi fermo per non sembrare un complottista), siano dei poveri ignoranti, o... politicamente di destra. Si diffonde, persino negli autogrill, un famoso libro con l'opinione che il vaccino non è un'opinione, altrimenti presentato come l'illuminato parere di un futuro premio Nobel.
Si annunciano in TV duecento morti di morbillo in Inghilterra (mai esistiti), i tre poveri morticini italiani da morbillo (contagiati in ospedale, morti non di morbillo ma di altre malattie complicate naturalmente da un’infezione) sono esibiti come trofei ai politici in Senato, pronti a votare secondo ordini di scuderia (in giugno persino si riesuma la notizia di un morto di aprile). Si diffonde la voce che per la pertosse non c’è cura.
Si riportano sui mass-media 18.000 (diciottomila) morti di influenza, “nonni” che sarebbero morti perché non si sono vaccinali.
Si inventa una nuova parola: il fatidico “gregge”. Parola magica che dovrebbe far capire ancora meglio che chi si rifiuta di vaccinarsi fa il male del popolo. Senza la benché minima prova che la soglia di copertura proclamata (95%) sia valida e applicabile ai 14 vaccini lorenziniani (10 obbligatori e 4 “raccomandati”).
Persino Grillo per un po’ viene imbambolato. Ma tant’è: anche se la scienza non è democratica, il gregge deve essere riguardato dai nostri politici democratici.
 
I medici dubbiosi sono effettivamente minacciati o radiati, i vaccini sono imposti per legge, e chi non si adegua è reietto dalla società di cui la scuola è l’emblema più progredito. 
 

 I bambini sani non vaccinati sono considerati degli untori, quelli vaccinati che dovrebbero starsene a casa per non infettare gli altri, invece col loro bravo certificato entrano trionfalmente in classe.
Il tutto senza uno straccio di prova scientifica che di questi vaccini ci sia veramente bisogno, oggi, in Italia.
 
 

 E che siano efficaci per lo scopo che si propaganda.
Questo è un frammento della storia della medicina italiana. Historia magistra vitae. Detto in altri termini: la storia insegna, se ben studiata, ad apprezzare i progressi e non ripetere gli errori.
Post scriptum. Ho sempre insegnato anche l'immunologia e che i vaccini sono utili e necessari. Per la cronaca, i dubbi mi sono venuti quando gli Ordini hanno inquisito dei colleghi che avevano perplessità sui vaccini indiscriminati. Allora ho cominciato a ri-studiare l'argomento...
Prof. Paolo Bellavite
 
FONTI:
 

martedì 26 settembre 2017

QUEI BARONI CHE NON MUOIONO MAI

L'intercettazione che ha incastrato i baroni: sei idoneo ma deve vincere un altro

Philip Laroma Jezzi è il ricercare che con le sue denunce ha fatto saltare il patto: ha registrato molte conversazioni