lunedì 31 dicembre 2018

BUON 2019



CALENDARI PLASTICATi 2019


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 ANELLO ODAL IN OTTONE  ARGENTATO
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BENTORNATO SOGNO


CONTRO OGNI POTERE 
LIBERIAMO GLI SCHIAVI



Noter an mola mia


domenica 30 dicembre 2018

Camerata Cristian Pertan PRESENTE!


PRESENTE !
 Martedì 1 gennaio alle 14
 si terrà un incontro -senza sigle politiche-
in Ricordo del Camerata Cristian Pertan

 all' esterno della galleria, direzione stadio 
( angolo via salata), 
dove è avvenuto l'incidente. 

1/1/2005 - 1/1/2019
Camerata Cristian Pertan PRESENTE!

sabato 29 dicembre 2018

30 DICEMBRE 2006: UN GIORNO DI INFAMIA

LE ULTIME PAROLE PROFETICHE: "Iracheni, restate uniti.
 Vi metto in guardia, non date loro fiducia, questa gente è pericolosa"
 
 
Riportiamo interamente l'interessante articolo scritto dodici anni fa dal sito : http://comedonchisciotte.org/30-dicembre-2006-un-giorno-di-infamia/
 
 
 
  30 DICEMBRE 2006: UN GIORNO DI INFAMIA
 
DI GABRIELE ZAMPARINI
The Cat’s Blog
Il 30 Dicembre 2006 sarà ricordato come un giorno di infamia. Violando il diritto internazionale e la decenza umana, il governo quisling dell’Iraq occupato, un regime fantoccio e settario instaurato dall’occupazione statunitense e sostenuto dall’Iran, ha assassinato il legittimo Presidente della Repubblica dell’Iraq, Saddam Hussein.
E’ stato riportato che dopo l’esecuzione gli assassini hanno gridato: “Lunga vita a Muqtada, lunga vita a Muqtada” [Moqtada Al-Sadr].
E’ stato riportato anche che Saddam Hussein ha subito torture prima della sua esecuzione e che il suo corpo è stato mutilato dopo. Un’altra fonte ci dice: “Il video non mostra sangue sulla faccia e sul corpo di Saddam, ma la TV ha trasmesso un video dove il corpo mostra sangue, ferite e lividi sulla faccia”.Sull’apocalisse irachena, Riverbend ha recentemente scritto: “Di nuovo, non posso che chiedermi perché è stato fatto tutto questo? Perché distruggere l’Iraq fino al punto in cui fosse irreparabile? L’Iran sembra essere l’unico ad averci guadagnato. La loro presenza in Iraq è così ben istituita: criticare un imam o un ayatollah equivale al suicidio. La situazione è uscita dai piani degli Stati Uniti fino ad essere irrecuperabile? O era tutto parte del piano? I miei mal di testa pongono le domande”.
Il professor As’ad Abdul Rahman, presidente della Enciclopedia Palestinese, ha osservato: “Oggi, tre anni e mezzo dopo la disavventura irachena, l’esercito degli Stati Uniti non è la potenza decisiva lì. Nell’Iraq meridionale, è praticamente l’Iran che mantiene il controllo, e le varie milizie sciite ricevono semplicemente le istruzioni da Tehran”.
Dopo aver redatto undici brevi note sul linciaggio di Saddam Hussein [vedi appendice], il 19 dicembre 2006, il giorno prima dell’omicidio, ho scritto, “Voglio dedicare il seguente testo di Layla Anwar, una donna irachena, al grottesco movimento pacifista occidentale e ai suoi influenti intellettuali, il cui vergognoso silenzio sul linciaggio di Saddam Hussein sarà ricordato come una delle più disgraziate pagine nella storia dell’infamia”.
Comprendere il silenzio di quelli che avrebbero dovuto essere i primi, nell’Occidente, a denunciare l’oltraggioso linciaggio richiede la decostruzione del clima di propaganda e menzogna in cui siamo immersi. Ovviamente la ragione per questo vergognoso silenzio non può essere trovata nella storia del regime di Saddam Hussein e dei suoi presunti crimini. Nessuno ha chiesto o si aspetterebbe dal movimento pacifista e dai suoi intellettuali di schierarsi con Saddam Hussein e il suo regime. Questo non era richiesto per denunciare l’oltraggioso linciaggio che avrebbe potuto avere luogo, dobbiamo ricordarlo, solo a causa dell’illegale invasione ed occupazione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti e dei loro alleati. Quindi, perché questo assordante silenzio?
E perché alcuni quadri della sinistra occidentale e del suo apparato nel movimento pacifista hanno stabilito una relazione speciale con il regime reazionario di Teheran e il governo quisling di Baghdad, o una parte di esso, come il movimento di Moqtada al-Sadr e la sua milizia, l’Esercito Mahdi, responsabile di enormi crimini contro l’umanità in Iraq? Forse che questo vergognoso silenzio è un altro segno della legittimazione del governo fantoccio iracheno? Significa forse che il supremo crimine internazionale, l’illegale invasione ed occupazione dell’Iraq, e i suoi effetti sono ora stati accettati? E perché la resistenza irachena a questa illegale invasione ed occupazione non è mai stata riconosciuta come tale, e ancor meno sostenuta, dal movimento pacifista occidentale che si riempie la bocca di parole come “pace” e “giustizia”?
Dopo l’iniziale silenzio sulla vera entità degli orrori in Iraq, quando le stime dello Iraq Body Count erano usate persino dal movimento pacifista nonostante l’apocalisse fosse già nota e dopo il perdurante silenzio sulla responsabilità delle milizie settarie nella strage e nella pulizia etnica, quest’altro silenzio sul linciaggio di Saddam Hussein solleva ancora una volta delle domande fondamentali sul ruolo della Sinistra occidentale e del movimento pacifista e costringe tutti noi ad una spiacevole ma onesta e necessaria riflessione. Se un mondo migliore è possibile, esso inizia qui.
Gabriele Zamparini
Fonte: http://www.thecatsdream.com/blog/
Link: http://www.thecatsdream.com/blog/2006/12/30-december-2006-day-of-infamy.htm
31.12.2006
APPENDICE: LINCIANDO SADDAM
LINCIANDO SADDAM (PARTI I-IV)
LINCIANDO SADDAM (PARTI V-VIII)
LINCIANDO SADDAM (PARTE IX) – “DETENZIONE ARBITRARIA”


Posso ancora udire l’eco delle parole proferite dal direttore esecutivo di Human Rights Watch, Kenneth Roth:
“Ci si può solo rallegrare della cattura di Saddam Hussein. Poche persone meritano maggiormente un processo e una condanna. Le forze Usa meritano un riconoscimento per avere arrestato il dittatore deposto, così che i suoi crimini possano essere presentati e condannati in un’aula di giustizia, piuttosto che averlo ucciso in combattimento”.
La scorsa estate, come nota ad un pezzo sul ruolo della cosiddetta comunità internazionale, ho scritto che Saddam Hussein è:
“un capo di stato RAPITO da una potenza straniera mentre questa commetteva un crimine contro la pace, la guerra di aggressione contro l’Iraq. Egli è ora tenuto in OSTAGGIO da quella potenza straniera insieme all’illegittimo cosiddetto “governo” iracheno”.
Solo pochi giorni fa, la AFP ha riportato:
Un gruppo di lavoro del Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha detto di percepire il processo a Saddam Hussein tanto manchevole di standard internazionali che la sua detenzione era “arbitraria”, e come tale la sentenza di morte non dovrebbe essere eseguita. “La non-osservanza di rilevanti standard internazionali durante il processo di Hussein è stata di tale gravità da conferire alla privazione di libertà di Hussein un carattere arbitrario”, ha detto giovedì il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria del Consiglio.
Ma poiché la Società Insana continua a paralizzare i nostri cervelli, la AFP continua:

Comunque, il gruppo di lavoro sulla detenzione arbitraria ha sottolineato che non stava chiedendo il rilascio di Saddam Hussein
Gabriele Zamparini
Fonte: http://www.thecatsdream.com
Link: http://www.thecatsdream.com/blog/2006/12/lynching-saddam-part-9-arbitrary.htm
06.12.2006
LINCIANDO SADDAM (PARTE X) – VIRTU’, TERRORE E LA SCHIZOFRENIA ASSETTATA DI SANGUE DELL’OPINIONE PUBBLICA OCCIDENTALE


Il noto processo di Kafka è finito; il bordello di Baghdad ha spento le luci. Il Presidente Saddam Hussein sarà assassinato entro 30 giorni, con l’usurpatore Nuri al-Maliki che si appella perché l’omicidio abbia luogo prima che l’anno finisca.
Secondo un recente studio dello Institut Novatris/Harris per France 24 l’opinione pubblica occidentale sostiene la pena di morte contro Saddam Hussein come segue:

Usa: 82%
Regno Unito: 69%
Francia: 58%
Germania: 53%
Spagna: 51%
Italia: 46%
Mentre la maggior parte dei Nostri Patrioti non sarebbe in grado di localizzare l’Iraq su una mappa del mondo, non è un segreto che sia stato insegnato loro ad amare il barbecue di persone (minoranze etniche e povere) sulla sedia elettrica o l’avvelenamento delle stesse; meglio ancora se qualcosa “va male” facendo durare più a lungo lo show e rendendolo più appettibile ad un’audience che considera ancora il linciaggio come legge nazionale. Nelle colonie europee stiamo imparando in fretta; dateci ancora qualche anno e lo Zio Sam sarà orgoglioso di noi!
Probabilmente troppo impegnati nel Santo Shopping prima di Natale, e dopo aver subito un lavaggio del cervello da parte di disciplinati professionisti della propaganda, i quali controllano i pensieri nel Paese delle Meraviglie, Noi, il popolo, dovremmo riflettere su quanto segue:

a) Nel 2003 l’invasione dell’Iraq guidata dagli Stati uniti ha violato il diritto internazionale e l’ex segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan l’ha chiamata “un atto illegale che ha contravvenuto alla carta delle Nazioni Unite”, il “supremo crimine internazionale” secondo i processi di Norimberga;
b) A partire da marzo 2003, l’Iraq è un paese occupato e il cosiddetto processo politico è stato imposto dalle forze di occupazione contro il diritto internazionale;
c) Il cosiddetto governo iracheno è un governo quisling, instaurato da forze di occupazione, che sta eseguendo gli ordini dei suoi padroni;
d) L’invasione dell’Iraq, quel “atto illegale che ha contravvenuto alla carta delle Nazioni Unite” ha causato la morte di circa un milione di esseri umani in meno di quattro anni e la distruzione completa di un paese sovrano;
e) Solo poche settimane fa il Consiglio sui Diritti Umani delle Nazioni Unite ha detto che “la non-osservanza di rilevanti standard internazionali durante il processo di Hussein è stata di tale gravità da conferire alla privazione di libertà di Hussein un carattere arbitrario”.

Secondo lo stesso studio dello Institut Novatris/Harris, l’opinione pubblica occidentale sostiene il ritiro dall’Iraq delle truppe della coalizione guidata dagli Stati Uniti come segue:

Francia: 90 %
Spagna: 84 %
Regno Unito: 83 %
Germania: 82 %
Italia: 73 %
Stati Uniti: 66 %

Ci si chiede perché così tante persone vogliano il ritiro dall’Iraq delle truppe di coalizione guidate dagli Stati Uniti quando allo stesso tempo sostengono l’omicidio del legittimo presidente dell’Iraq. La contraddizione può essere trovata in molta parte del movimento pacifista occidentale, dove gruppi, think-tank e influenti intellettuali si sono fortemente opposti all’invasione e all’occupazione dell’Iraq ma sono sempre rimasti silenti sulla prima conseguenza politica dell’invasione, quando non l’hanno sostenuta e hanno plauso alla caduta del regime di Saddam Hussein. Non si deve essere un sostenitore del partito iracheno Baath o del regime di Saddam Hussein per sostenere il diritto internazionale e la Carta delle Nazioni Unite.
Mentre la posizione politica di quelli Iracheni che si opposero al regime di Saddam Hussein e lasciarono il paese per ragioni politiche deve essere rispettata e la loro voce udita e presa nella più seria considerazione, il movimento pacifista deve ricordare che il governo di Saddam Hussein non è stato spodestato da una sollevazione popolare o da un colpo di stato politico. Il 20 marzo 2003, il giorno di quel “atto illegale che ha contravvenuto alla carta delle Nazioni Unite” da parte della “coalizione dei volenterosi” guidata dagli Stati Uniti, Saddam Hussein era il legittimo presidente dell’Iraq e il suo governo il legittimo governo dall’Iraq. Questa non è un’opinione o una posizione politica, ma un dato di fatto, una semplice osservazione dello status quo ante bellum. Opporsi al “supremo crimine internazionale” che è costato la vita di circa un milione di esseri umani significa sostenere il diritto internazionale e chiederne il ripristino. Le diverse, rispettabili e legittime opinioni politiche motivate dal giudizio politico su Saddam Hussein non devono prendere il luogo del diritto internazionale, perché una tale posizione legittimerebbe il “supremo crimine internazionale”, quel “atto che ha contravvenuto alla carta delle Nazioni Unite” a cui noi vogliamo opporci. Riconoscere il cosiddetto governo iracheno e il cosiddetto processo politico significa legittimare l’invasione e l’occupazione dell’Iraq ed aprire la porta ad ulteriori “supremi crimini internazionali” nel futuro.
Il sacrosanto ritiro delle truppe di coalizione guidate dagli Stati Uniti deve essere la conseguenza del ripristino del diritto internazionale allo status quo ante bellum, mentre il futuro dell’Iraq deve essere lasciato al suo popolo. Qualunque altra cosa sarebbe un tradimento di quei principi di pace, giustizia ed auto-determinazione che affermiamo di sostenere.
Uccidere Saddam Hussein, il legittimo presidente dell’Iraq, sarebbe la vera chiave di volta; dopo non ci sarà più un paese chiamato Iraq. Come può il movimento pacifista essere così tragicamente cieco?
Gabriele Zamparini
Fonte: http://www.thecatsdream.com
Link: http://www.thecatsdream.com/blog/2006/12/lynching-saddam-part-10-virtue-terror.htm
26.12.2006
LINCIANDO SADDAM (PARTE XI) – JUAN COLE E IL CANTO DELL’AVVOLTOIO


Il Natale è finito e i canti natalizi sono stati sostituiti dalla canzone dell’avvoltoio.
Juan Cole, “esperto” del Medio Oriente e uno dei più grandi eroi del movimento pacifista imperiale, ha scritto sul suo Informed Comment:

Saddam Hussein, condannato a morte e senza ulteriori appelli da giocare, sta cercando di trasformare la sua morte in un “sacrificio” per la nazione irachena. Nell’aprile 2003 Saddam era universalmente vituperato, ma ora il paese è in un tale orribile stato che alcuni arabi sunniti vedono Saddam come un simbolo della nazione irachena unita. Saddam, comunque, ha parlato nel suo tipico modo razzista sulla necessità di combattere “gli invasori e i Persiani”, secondo al-Hayat, in arabo (ossia gli Americani e gli Sciiti). Il portavoce del movimento di Sadr ha chiesto che egli sia giustiziato all’alba del Giorno del Sacrificio (Eid al-Adha) — ossia questa settimana. [enfasi aggiunta]

Dopo aver indottrinato i suoi lettori [“Saddam, comunque, ha parlato nel suo tipico modo razzista…”] Juan Cole traduce le parole di Hussein “invasori e i Persiani” con “gli Americani e gli Sciiti”.
Secondo Juan Cole, Saddam Hussein avrebbe fatto considerazioni “razziste” contro gli Sciiti dell’Iraq e – a causa della situazione sul campo in Iraq – si sarebbe appellato alla violenza settaria.
Nonostante il suo strumento propagandistico [“Saddam, comunque, ha parlato nel suo tipico modo razzista…”] Juan Cole ovviamente sa perfettamente bene che Saddam Hussein si è sempre appellato a tutti gli Iracheni per l’unità e contro la violenza settaria. [Solo per menzionare due volte tra le più recenti: leggete qui e qui. Ecco come il giornale britannico Guardian ha riportata la stessa lettera di Saddam Hussein:

“I nemici del nostro paese, gli invasori e i persiani, hanno scoperto che la vostra unità è una barriera tra voi e coloro che oggi vi governano. Perciò essi hanno cercato di inserire l’infame cuneo tra voi. Restate uniti. Avete conosciuto il vostro fratello e leader come conoscete la vostra stessa famiglia. Sapete che non si è mai piegato ai despoti e, in sintonia con il desiderio di coloro che lo amavano, è rimasto una spada e una bandiera. Grande popolo, ti chiedo di preservare i valori che ti permisero di degnamente operare nella tua fede e di restare un faro di civiltà. La tua unità ti preserva dalla servitù.
Ti chiedo di non odiare, perché l’odio non ti permette di essere equo, ti acceca e chiude tutte le porte al pensiero, impedisce il ragionamento equilibrato e la scelta giusta. Ti chiedo anche di non odiare i popoli dei paesi che ci hanno aggredito e di vedere la differenza tra il popolo e coloro che prendono le decisioni, Chiunque si penta, in Iraq o fuori, deve essere perdonato. Dovete sapere che tra gli aggressori v’è gente che sostiene la vostra lotta contro l’invasore, alcuni si offrirono volontari alla difesa legale dei prigionieri, compreso Saddam Hussein.
Coraggiosi e sacri Iracheni dell’eroica Resistenza, figli di una sola nazione, dirigete le vostre ostilità contro l’invasore. Non permettete che vi dividano. Popolo fedele, ti dico addio… Viva la nostra nazione, viva il nostro grande popolo combattente, viva l’Iraq, viva l’Iraq, Viva la Palestina, viva la guerra di liberazione e i suoi combattenti.

[Traduzione della lettera a cura di Fulvio Grimaldi, si veda il suo “QUESTI SONO PEGGIO (2)”, ndt]
Non ci sono dubbi sul significato delle parole di Saddam Hussein, tanto che il Guardian ha intitolato il suo pezzo: Il messaggio finale di Saddam esorta gli Iracheni ad unirsi contro gli Stati Uniti
I “Persiani” nella lettera di Saddam Hussein non sono ovviamente gli Sciiti, ma gli Iraniani che hanno aiutato gli Stati Uniti fin dal principio nella loro distruzione dell’Iraq.
Ancora una volta Juan Cole travisa e manipola fatti e parole per sostenere la sua agenda politica. E il movimento pacifista imperiale continua ad applaudire…
Gabriele Zamparini
Fonte: http://www.thecatsdream.com/
Link: http://www.thecatsdream.com/blog/2006/12/lynching-saddam-part-11-juan-cole-and_28.htm
28.12.2006
Scelto e tradotto per www.comedonchisciotte.org da CARLO MARTINI

venerdì 28 dicembre 2018

ANGELO PISTOLESI, PRESENTE !

Oggi, 28 dicembre ricorre il 41º  anniversario dell' uccisione
(1977) di  Angelo Pistolesi.

 
Giovane lavoratore e padre di famiglia , era dirigente  della sezione  del MSI-DN dei  quartieri della Magliana e del Portuense della cittá di Roma. Alle prime ore del mattino , all’uscita di  casa  , mentre si recava al lavoro veniva  assassinato  con armi da fuoco  da terroristi comunisti che ne rivendicavano l’omicidio attraverso un comunicato alla stampa. Un nuovo  fatto di sangue rattristava la societá civile.  I responsabili non vennero mai scoperti , per essere assicurati alla giustizia, destando tra i suoi  familiari ed amici  logiche  incomprensioni ed anche  ombre di sospetto  sull’operato delle forze dell’ordine  incaricate delle indagini.  Durante gli anni della tensione  molte centinaia  di italiani  ( tra   assassinati ,  feriti e  invalidi a conseguenza della violenza ) caddero  vittime  della furia omicida scatenata dalle bande marxiste che agivano indisturbate  in tutto il Paese seminando  ovunque lutti  e terrore .  La comunitá nazionale  nel  ricordare Angelo Pistolesi  celebra anche  la memoria di   tutti  i caduti per la libertá d’Italia .   In questo modo  si intende tramandare  alla posterioritá il messaggio  dell´ impegno civile e sociale per la grandezza della Patria  che fu l’ideario militante  del giovane  sacrificato.   Ricordiamo Angelo tra i martiri della Storia d’Italia.
                ANGELO  PISTOLESI :  PRESENTE !              
 VERITA’, GIUSTIZIA, MEMORIA
 
Mancavano pochi giorni al voto per le elezioni politiche del 1976, quando, la sera del 25 maggio, a Latina, pochi chilometri dalla Capitale, si tenne una cena elettorale nei locali del ristorante “Il Gallo d’oro” di alcuni militanti del Movimento Sociale Italiano. Ospite d’onore, il candidato, l’onorevole Sandro Saccucci, in corsa per la rielezione in una circoscrizione, la Roma-Viterbo-Frosinone-Latina, a rischio da una micidiale concorrenza interna. Ex militante della Giovane Italia, paracadutista e deputato, carattere sanguigno e fame di leader carismatico.
Organizzare un tour elettorale con la chiusura, della campagna propagandistica, a Sezze Romano, un paese, non a caso, dove alle ultime elezioni, il Partito Comunista Italiano, aveva raggiunto, da solo, il 54 per cento dei voti. Il pomeriggio del 27 maggio 1976, una carovana di macchine, partì dalla Capitale in direzione Latina. A guidare l’Alfa dell’onorevole Sandro Saccucci, il suo braccio destro, Angelo Pistolesi, in un’altra Gabriele Pirone e Pietro Allatta, nelle altre macchine, Miro Renzaglia e Franco Anselmi. La prima tappa del giro, nella tranquilla cittadina di Maenza, il comizio si svolse senza nessun incidente. Arrivati alle cinque del pomeriggio, i militanti missini si disposero intorno al palco e iniziarono a distribuire materiale di propaganda. Un’ora e mezza dopo già erano diretti verso Rocca Gorga. Anche lì non successe niente di rilevante. Quando arrivarono a Sezze Romano era quasi buio.
Il palchetto del comizio era montato in un piazzetta secondaria, nella parte vecchia e alta del paese. Si accedeva dopo aver percorso una serie di vicoli in cui le automobili passavano a stento. Chiusa per tre lati dal perimetro esterno di vecchi palazzi, il quarto era una via che si imbottigliava. Una trappola per topi. Il clima era già rovente e in piazza la platea era esattamente divisa in due. Da una parte, i missini, che subito si impossessarono della piazza cantando “Giovinezza” e Roma divina” con saluti romani. Dall’altra, i militanti di Lotta Continua della Federazione Giovanile Comunista, cantando “Bandiera rossa” e “Internazionale”. Iniziato il comizio, l’aria si fece pesante, non appena l’onorevole Saccucci, pronunciò la frase che la colpa delle stragi era da attribuire alla sinistra extraparlamentare, sul palco arrivò di tutto. Un fitto lancio di bottiglie, sassi e bastoni. I missini fecero cordone e risposero, ma quando si trovarono spalle al muro, Sandro Saccucci impugnò la pistola, braccio quasi in verticale, fece fuoco.
Le esplosioni crearono le distanze necessarie per raggiungere le macchine e guadagnare una possibilità di fuga. I militanti di Lotta Continua, conoscendo perfettamente il territorio, cercarono di bloccare l’uscita del paese. Le prime macchine passarono senza nemmeno accorgersi dell’agguato che era stato predisposto. Ma una delle ultime, una Simca verde, guidata da Pietro Allatta, si fermò. Tre colpi di pistola, calibro 7.65. Sul selciato caddero due giovani, Antonio Spirito, 21 anni, ferito a una gamba, e Luigi De Rosa, 19 anni, colpito gravemente all’addome. Morì nel giro di pochi minuti mentre veniva trasportato in ospedale. Intanto, i missini arrivarono nella locale Federazione di Latina e in ordine sparso, partirono subito per Roma. Ma appena fuori Latina, la Polizia bloccò alcune macchine. In Questura, interrogatori e guanti di paraffina. Renzaglia, Pirone e Pistolesi furono subito prosciolti dall’accusa.
Il 1° giugno, il segretario del Movimento Sociale Italiano, Giorgio Almirante, annunciò, Sandro Saccucci decaduto dall’iscrizione al partito. Il 5 giugno Montecitorio deliberò l’autorizzazione a procedere per l’arresto di Pietro Allatta e Sandro Saccucci. Il primo, si rifugiò a Catania, arrestato e condannato in primo grado a tredici anni di reclusione per omicidio. Il secondo, invece, si rifugiò a Londra, arrestato e accompagnato alla frontiera francese per l’estradizione. Ma inspiegabilmente, Sandro Saccucci, riuscì a fuggire trovando riparo in Argentina. Inseguito da un mandato di cattura internazionale, l’ex militante missino, fu condannato a dodici anni di reclusione per concorso morale in omicidio e tentato omicidio. Non metterà più piede sul suolo italiano.
Restava di fatto che l’uomo di fiducia dell’onorevole Saccucci, aveva partecipato e assistito in prima persona a tutti gli eventi cruciali. Angelo Pistolesi era al centro del mirino della sinistra extraparlamentare. Un anno e mezzo dopo, dopo tre giorni dal Santo Natale, il 28 dicembre del 1977, a Roma, in via Statella 7, a metà strada tra il quartiere Gianicolense e la Magliana, Angelo Pistolesi, 31 anni, come sempre, alle 8:15 del mattino, uscì di casa per andare al lavoro. Il suo maggiolone Volkswagen rosso aragosta era parcheggiato a pochi metri dal portone. Ad attenderlo un sicario a volto scoperto. Tre colpi di pistola in pieno petto e Angelo Pistolesi cadde esamine al suolo.
L’assassino, tolti i guanti e gettati nel cortile del condominio, fuggì su una vecchia Fiat 600, rubata a Monteverde il giorno prima, scomparendo nel nulla. Intanto, Angelo Pistolesi, fu caricato in auto da Franco Graziosi, fratello di un’agente di pubblica sicurezza, e trasportato d’urgenza all’ospedale San Camillo. Morì per emorragia. Uno dei tre colpi aveva perforato la colonna vertebrale e reciso l’aorta. Un lavoro preciso e pulito. Dopo poco una rivendicazione con la sigla “Nuovi Partigiani”. Sul luogo dell’agguato giunsero i primi militanti lasciando sulla strada fiori e inscenando una breve manifestazione. I funerali e la sepoltura si tennero in forma riservata per volontà dei familiari. Il segretario, Giorgio Almirante, diede disposizioni, alla Federazione e al Fronte della Gioventù di Roma, di evitare qualsiasi forma di partecipazione in segno di rispetto. Angelo Pistolesi, si era candidato nella lista missina al Campidoglio nell’elezioni del 1976, si era avvicinato al mondo della politica grazie ad alcuni amici in comune che frequentavano la sezione nel quartiere Portuense. Era diventato il fedelissimo dell’onorevole Saccucci e lavorava come impiegato presso una nota azienda di energia elettrica “Enel”, sposato e con figli.
Da un lato, l’opinione pubblica e testate giornalistiche, che diffamavano la giovane vittima e ipotizzando la matrice del delitto non a sinistra ma a destra. Dall’altro, la freddezza del Movimento Sociale Italiano che non aveva per niente dimenticato quello che era accaduto l’anno prima a Sezze Romano. Nonostante le indagini, da parte della Magistratura romana, l’omicidio Pistolesi non fu mai risolto. Niente tracce, niente indizi utili. Angelo Pistolesi fu punito per aver partecipato all’uccisione di De Rosa e cosa beffarda, quel comizio di chiusura, fu controproducente. Infatti, il Movimento Sociale Italiano Destra Nazionale, passò dal 9.2 per cento del 1972 al deludente 6.6 per cento del 1976, da ventisei a quindici deputati. A Sezze Romano, invece, il Partito Comunista passò dal 54 per cento al 64 per cento e il partito di Almirante perse oltre due punti in percentuale.



ROMA QUARTIERE PORTUENSE
LUOGO DELL’ UCCISIONE 

IL LUOGO DELL' OMICIDIO


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