venerdì 27 marzo 2020

IL FETORE DEL 25 LUGLIO E' DIVENTATO UNO "STILE DI VITA"



E DOMINA, DA PADRONE DI SERVI (FORSE) INCONSAPEVOLI,
MA FELICI DI ESSERLO 

 "Da allora il 25 luglio si celebra,

purtroppo,ogni giorno:

e non solo con le penose pastasciuttate.

Accade quando il desiderio compulsivo di esser accettati e benvoluti

da tutti -e a tutti i costi-

sovrasta i Valori per i quali si dice di combattere

E'-purtroppo- questa la mentalità dei tempi

a cui dovremmo invece sottrarci.

È l'abitudine, se non il vizio dell'italianetto medio... quello che non si schiera, quello che semmai tifa scambiando il tifo per una Fede,
 quello che ha il fastidio di far brutta figura

 e che ha paura di restar da solo

per il fatto di aver detto

quello che davvero pensa."


Questo scrivevamo nel luglio 2018 . ricordando il 25 luglio 1943


Una tara, non prettamente politica , ma  umana e antropologica,
 che si accentua  ed emerge, 
-come un pallone  a lungo schiacciato con forza  sott'acqua-
in questi giorni tristi 

Giorni tristi, in cui , vedi l'Amico che hai salutato fino a 3 giorni fa,
volare via, 
senza oltretutto potergli dare quell' Ultimo Saluto
 che  è uno dei Fondamenti Irrinunciabili ...


Ma vedi anche la menti asservite, 
che piangon rassegnate 
in un circolo vizioso che si rifiuta di tentar di capire...


Vedi  il vicino di casa che ti osserva dietro le tende della  sua  finestra,
pieno di rancore ,
perchè ti ha visto far due passi, magari col tuo cane...

Cosa darebbe, quel vicino , per farti una denuncia, 
visto che tu non hai capito
 che devi stare a casa ,
 e magari - se proprio-  puoi uscire sul balcone 
a  farti una  canzonetta
dicendo che "andrà tutto bene"

Però poi non lo fa...
perchè una denuncia lo esporreebbe...
 con nome e cognome e  quindi "non conviene" 

E' il vicino che  un domani ti chiederà scusa
 quando gli farai notare 
che  l'hai visto osservarti dalla  finestra,
 dietro la  sua rassicurante tenda...


Perchè scusarsi è diventato di moda ...
ti accoltello , magari alle  spalle....
e trenta secondi - o tre giorni dopo - ti chiedo scusa ...


Dal 31 gennaio la Gazzetta Ufficiale dichiara
 lo "stato di emergenza nazionale" ...
ma qualcuno invita ad uscire (Conte),
 a riaprire tutto (Salvini)
 a mangiare dei cinesi e a fare shopping (Gori , Sindaco di Bergamo) ...

…Ma qualche giorno dopo si scusan ...che  no...
si eran sbagliati
che si deve stare a casa....


Nel frattempo Infermieri e Medici CORAGGIOSI, lottano
e danno l'Anima ,
 morendo alcuni loro stessi ,
 contagiati dai loro pazienti 



Ma al contempo , una banda di figli di puttana 
prende il treno e scappa al Sud,
in barba alla denuncia penale fatta al pensionato che
  usciva per prender una boccata d'aria...


Perchè il fetore marcio del 25 luglio 1943 
la fa da Padrone. 
Servi vili di sempre,
 e aspiranti sgherri e  delatori  
di un Sistema alla deriva 
trionfano,
incoscienti ma soddisfatti del loro nulla...


Arancia Meccanica insegna

1984 di  George Orwell insegna





Sono quelli che tradiscono,
alzano le mani in segno di resa,
bevon una birra con te , ma senza guardarti negli occhi ...

Tanto poi domani chiederanno scusa...


NOI NO

UOMINI LIBERI-Press 



T

lunedì 23 marzo 2020

NOI RICORDIAMO TUTTI . A DIEGO ED ENRICO: PRESENTI !


DUE RAGAZZI "SCOMODI" CHE - QUASI -

NESSUNO RICORDA  



Alessandria 24.03.1985 - Tutte le strade, principali e secondarie, di accesso alla città di Alessandria, in Piemonte, erano sorvegliate dalle forze dell’ordine sia per l’arrivo dei rappresentanti del Governo Craxi, il Ministro del Tesoro, Giovanni Giuseppe Goria, e il Ministro del Bilancio, Pier Luigi Romita, sia per le manifestazioni di protesta antinucleare nel Comune di Trino Vercellese. Quattro militanti, Andrea Cosso, 23 anni, Diego Macciò, 22 anni, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi 19 anni, del gruppo “Vento del Nord”, organizzazione di filiazione giovanile degli Arditi d’Italia, ricostituita a Torino nel 1975 con sede in via Verdi, viaggiavano su una Fiat 127 di colore bianca, regolarmente intesta ad Andrea Cosso,
provenienti da Roma, sull’autostrada Torino - Piacenza. Raggiunto il casello di San Michele di Alessandria ovest, decisero di lasciare l’autostrada per risparmiare denaro.
Erano le 8 e 40 circa quando l’autovettura fu fermata da un posto di blocco della Polizia per un normale controllo. A bordo, sui sedili anteriori, Andrea Cosso e Diego Macciò, sui sedili posteriori, invece, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, fidanzata di Macciò. L’agente di pubblica sicurezza, Maurillo Pastorino, si avvicinò per chiedere i documenti e successivamente si avviò nell’auto di servizio per controllare i nomi con la Centrale Operativa. Dal calcolatore, fu evidente che il guidatore, Andrea Cosso, aveva pendenze con i Nuclei Armati Rivoluzionari. L’agente Pastorino ritornò verso la macchina ma tenendosi al centro del piazzale. A quel punto la situazione precipitò. Dallo sportello di sinistra uscì Andrea Cosso che tentò di sparare con la sua pistola 7,65 ma il carrello si inceppò. Caricò nuovamente e colpi l’agente Pastorino alla gamba che cadde. Da terra, Pastorino, rispose al fuoco ferendo, non gravemente, Andrea Cosso, ma uccidendo sul colpo Diego Macciò mentre scendeva dallo sportello di destra. Intanto gli altri due agenti di pubblica sicurezza, posizionati sul retro dell’autovettura, iniziarono a sparare con le mitragliette riducendo in brandelli Enrico Ferrero che tentava di scende dalla macchina. Sul posto arrivarono altre pattuglie e le ambulanze che trasportarono i feriti in ospedale, nelle celle di sicurezza, mentre i morti furono portati all’obitorio per gli accertamenti del caso. Intanto nell’autovettura furono ritrovati un fucile a canne mozze, due pistole, una bomba a mano da esercitazione militare, documenti e indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche. Andrea Cosso si era congedato dal corpo dell’Aeronautica Militare iniziando ad avere contatti sia con Terza Posizione che con i Nuclei Armati Rivoluzionari. Infatti il suo compito era di accompagnare in auto attraverso il confine francese alcuni dei capi del calibro di Stefano Soderini e Pasquale Belsito. Alla fine degli anni settanta aveva partecipato alla gazzarra neonazista a Varese contro la squadra israeliana di pallacanestro del Maccabi. Nel 1882 fu arrestato con l’accusa di partecipazione a banda armata. Le accuse furono ridimensionate in favoreggiamento e ben presto uscì di prigione. Diego Macciò fu volontario nei paracadutisti, torinese, di origine, ma con lunghi anni di vita a Milano, dove
frequentò il Fronte della Gioventù. In realtà di trattava del vero uomo di collegamento tra il gruppo torinese e il capo dei Nuclei Armati Rivoluzionari, Cavallini. Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, figlia di un agente di cambio, di buona borghesia, erano noti solo per aver partecipato a qualche volantinaggio del Fronte della Gioventù di Torino. La Magistratura di Alessandria puntò le indagini su due possibili obiettivi per i militanti della destra eversiva. Una rapina di armi nel vicino deposito dell’Aeronautica Militare di Castello d’Annone e degli Artiglieri; un tentativo di sequestro di persona. Potevano compiere una rapina o un sequestro dal momento che viaggiavano su una innocua Fiat 127 regolarmente intestata? Dopo poco, gli inquirenti, indirizzarono le indagini soprattutto nel mettere a fuoco quell’ambiente di piccole violenze ordinarie torinesi, perquisendo alcune sedi del Movimento Sociale Italiano e il circolo “Vento del Nord”. Il Procuratore della Repubblica, Buzio, diede il suo benestare per i solenni funerali dei due caduti.
Enrico Ferrero: Presente!


E’ domenica mattina, del 24 marzo 1985, quando quattro camerati, Andrea Cosso, Enrico Ferrero , Raffaella Furiozzi e Diego Macciò, provenienti da Roma stanno viaggiando su una innocua "127" regolarmente intestata ad Andrea Cosso, sull’autostrada Torino - Piacenza, in direzione di Torino, raggiunto il casello San Michele di Alessandria ovest, decidono di lasciare l’autostrada, per risparmiare denaro".

All’uscita del casello, una pattuglia della Polizia, in posto di blocco intende controllare la loro auto. Quell’incontro con la polizia diviene una tragica variante del loro ritorno a casa. La reazione dei quattro, contro le divise è automatica, ingaggiano una controversa e tragica sparatoria, ancora tutta da chiarire. 

La televisione e la stampa, dicendo menzogne, affermano che i quattro avevano in macchina una santa barbara, in vero avevano con se, una Beretta in efficienza, un'altra molto vecchia, un fucile a canne mozze, una bomba a mano da esercitazione militare; e poi documenti ed indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche com' è nella tradizione dei giovani fascisti raccoglitori di feticci. 

Enrico Ferrero, viene fulminato dalla Polizia stradale di Alessandria insieme al 22enne Diego Mancciò 


Diego Macciò: Presente!


Diego Macciò, è fidanzato con la camerata Raffaella Furiozzi, insieme fanno parte dell’organizzazione torinese il "Vento del nord", una specie di filiazione giovanile degli "Arditi d' Italia", ricostituiti a Torino nel 1975.
Ha ventidue anni, quando viene fulminato con Enrico Ferrero dai colpi della polizia.






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domenica 15 marzo 2020

UNA LUCE DA LASSU'


La Mamma del Camerata 
Alfredo G. 
è volata via.
 Ora la Sua Luce è Oltre a tutti Noi 

Le Comunita' Avanguardiste di 
BERGAMO, BRESCIA,MILANO,TRIESTE 
E ITALIA TUTTA 

 Abbrunano le Bandiere 
Sono Vicine ad Alfredo
Fratello Nostro  e Camerata Esemplare 

giovedì 5 marzo 2020

ONORE A MARIANO RENZETTI


SERGENTE DELLA LEGIONE "M" TAGLIAMENTO!...         
 Voi cantavate "s'accende un cero e non se ne parla più".. Ma stavolta, Caro Mariano, perdona le nostre lacrime.

Gli Uomini Liberi abbrunano la loro bandiera 🖤♥️.             
     "Comunichiamo a tutti con una tremenda costernazione e con immenso dispiacere che il Sergente Mariano Renzetti inquadrato durante la Repubblica Sociale Italiana della 1^ Legione d'assalto M "Tagliamento" ha posato lo zaino, è andato avanti e adesso si trova in quel lato di cielo destinato agli Eroi, insieme a tutti gli altri suoi Camerati che in quei tragici giorni di guerra civile tennero alto, tra mille insidie e difficoltà l'Onore d'Italia. Persona Integerrima, squisita, fino alla fine - nonostante la veneranda età e diversi problemi fisici - è stato presente alle commemorazioni presso il nostro Sacrario e presso la tomba al Cimitero Verano di Roma, ove si riposano i 43 Militi della 1^ Legione d'assalto M "Tagliamento" trucidati dai partigiani a Rovetta (BG) il 28 aprile 1945. Fulgido esempio di determinazione, coerenza e onestà che farebbero impallidire tanti giovani di oggi ( soprattutto del nostro mondo) si è battuto fino alla fine vincendo contro speculatori e burocrazia, nel far mettere presso il nostro Sacrario una splendida targa con su riportati tutti i nomi dei caduti della Legione Tagliamento. I funerali si terranno nella giornata di domani a Fiuggi (FR) presso la Chiesa di Santa Teresa"

In alto i cuori

Sergente Mariano Renzetti
PRESENTE !!!


domenica 1 marzo 2020

1 MARZO 1968: QUEL SOGNO RIVOLUZIONARIO A VALLE GIULIA

  

1 Marzo 1968- Roma, Battaglia di Valle Giulia, nelle prime file militanti di Avanguardia Nazionale "Nella foto si riconoscono diversi militanti della Caravella tra cui tre dei dieci consiglieri dell'Orur, (1) Maurizio Giorgi, (2) Guido Paglia, (3) Franco Papitto, (4) Stefano Delle Chiaie. (5) Ugo Gaudenzi, (6) Stefano Bettini, (7) Adriano Tilgher, (8) Roberto Palotto, (9) Adriano Mulas, (10) Mario Merlino, (11) Tonino Fiore 





 





1 Marzo 1968
E’ una giornata primaverile. A Piazza di spagna ci siamo tutti. L’ accordo è fatto : i compagni non portano né alzano bandiere rosse. Caravella non alza simboli o bandiere. Il nostro diritto a partecipare è sancito senza prevaricazioni di sorta. Anche gli slogan devono essere quelli e solo quelli : “Castro, Mao, HO Chi Min” per loro, “ Fascismo, Europa, Rivoluzione” per noi, “Che-Che-Guevara” per chi piace.
Al PCI tutto questo non piace.(1)
Gli attivisti cinesi bloccano chi tenta slogan provocatori, Caravella fa altrettanto. Sandro Saccucci futuro deputato, viene zittito pesantemente da un camerata quando, preso da improvviso “raptus” grida : morte ai rossi”.
Gli attivisti del PCI, guidati dal responsabile della federazione romana Trivelli, cercano di dirottare il corteo, di oltre quattromila persone, verso il centro. Li seguiranno in pochi : è la crisi, dopo poco la Federazione Giovanile Comunista sarà costretta a sciogliersi per infiltrare tutti i suoi rimanenti quadri nel Movimento Studentesco e tentare di monopolizzarlo.
Il grosso del corteo giunge a Valle Giulia, la polizia, che presidia la facoltà, carica. Questa volta gli studenti non fuggono. Dà loro entusiasmo la forza attivistica della Caravella. Sandro un camerata dei Castelli, oggi funzionario in un ente di stato, viene ferito ad un occhio da un sasso lanciato dai poliziotti. Lo soccorre una compagna : tra i due, poi, nascerà una storia d’amore.
I giovani entusiasti perché la polizia è fuggita, entrano nelle facoltà; è un errore che la Caravella non commette.
I rinforzi di celere e carabinieri schiacceranno e picchieranno selvaggiamente questi giovani, mentre tutto intorno a Valle Giulia proseguono sconti cruenti, dove i giovani fascisti si distinguono per la loro generosità. Anche le donne dei “cinesi” si buttano nella mischia con coraggio spronando a gran voce i propri compagni a non restare indietro.
Molti episodi meriterebbero di essere ricordati.
Il camerata Tizio che picchia contemporaneamente un carabiniere ed un compagno che voleva impedirglielo: il camerata Caio che ferma un gruppo urlante di giovani scatenati per consentire a due carabinieri giovanissimi, con le mani alzate, tremanti ed impauriti, di ritirarsi senza danni; altri camerati che a mani nude, afferrano i fumogeni lanciati dalla polizia e li rilanciano a braccia. La celere tenta a più riprese attacchi con tutti i suoi mezzi: ma la natura dei luoghi e la compattezza giovanile riescono ad avere la meglio ed a respingere i vari tentativi.
E’ una giornata d’ autentica battaglia e di vittoria per le nostre tesi: non limitarsi a rivendicazioni “sindacali” nell’ Università, ma uscire dall’ Università per contestare il sistema. Sarà questa scelta a meritarci il titolo di “provocatori”.
Il periodico di sinistra “Quindici”, qualche tempo dopo, pubblicherà un poster gigante che sarà sui muri delle stanze della maggioranza dei giovani del 68 : il suo titolo è “La Battaglia di Valle Giulia”
I volti che vi si riconoscono sono volti noti: sono i giovani della Caravella : Adriano Tilgher, Antonio Fiore, Guido Paglia, Stefano delle Chiaie, Mario Merlino, Maurizio Giorgi, Pierfranco Di Giovanni, Roberto Paolotto, Roberto Raschetti, Domenico Pilolli…..
A chiusura della cronaca di quella giornata e giusto rileggere le dichiarazioni dell’ epoca di due giovani della Caravella, tratte dall’ Orologio del 15/03/1968: “ In un primo momento ci facevamo sotto solo noi. I comunisti se ne stavano sulle gradinate a gridare : “polizia fascista”. Noi gli gridavamo vigliacchi, fatevi sotto! Borghesi!. Allora i cinesi hanno cominciato a muoversi. Poi anche i comunisti hanno presso qualche manganellata e così hanno perso la testa. Me lo immagino il loro stato d’ animo. Si facevano sotto per puntiglio, per non rimanere dietro a noi. Una pena indescrivibile. A ripensarci mi viene da ridere. Ci facemmo sotto insieme ai comunisti, ma loro gridavano “polizia fascista!” noi cantavamo “all’ armi!”. Nei m omenti di tregua allungavo qualche sveglia a quelli che stavano a gridare : “polizia fascista”.



(1)Scrive l’ Orologio del 15/03/1968 a pag. 8 “ alle Botteghe Oscure regnava una costernazione non minore. I dirigenti della federazione giovanile venivano duramente rimproverati da Paietta e Valori per “essersi lasciati strumentalizzare dai fascisti”…..Due giorni dopo infatti, i comunisti inscenarono una dimostrazione nella stessa Valle Giulia. Nel corso di tale manifestazione si deploravano gli incidenti del venerdì che venivano attribuiti ai “picchiatori fascisti”.


DAL LIBRO “A VALLE GIULIA”
Pag. 15-16-17
EDIZIONI PUBLICONDOR


APRILE 1967
 
 
ROMA UNIVERSITA' "SAPIENZA" VIALE REGINA MARGHERITA









Dopo che, nel mese di febbraio 1968, la facoltà era stata sede di numerose iniziative politiche, molte delle quali coordinate da docenti dello stesso ateneo, ed essendosi giunti all'occupazione della facoltà da parte degli studenti, il 29 febbraio la stessa era stata sgomberata dalla polizia, chiamata dal rettore Pietro Agostino D'Avack, e restava presidiata.
Il 1º marzo 1968, un venerdì pieno di sole, circa 4000 persone si radunarono in Piazza di Spagna. Da lì il corteo si divise in due: una parte mosse verso la città universitaria, mentre la maggioranza degli studenti si diresse verso Valle Giulia con l'intento di occupare la facoltà precedentemente sgombrata dalla polizia. Giunti sul posto, gli studenti fronteggiarono un imponente cordone di forze dell'ordine. Un piccolo gruppo di poliziotti, staccatosi dalla fila, prese uno studente e iniziò a picchiarlo; la reazione degli studenti fu immediata e iniziò un lancio di sassi ed altri oggetti contundenti.
Solo gli ufficiali di presidio disponevano di armi cariche (la versione istituzionale affermò che ciò fu ordinato gerarchicamente per evitare il degenerare della situazione che si prevedeva incandescente, mentre "radio caserma" affermò - ripresa da fonti giornalistiche della destra estrema - che questa era una condizione ordinaria delle forze di polizia, dovuta alla carenza di fondi per l'acquisto delle munizioni). Gli scontri presto degenerarono in tutta l'area universitaria e, sorprendentemente, gli studenti mostrarono di essere in grado di reggere l'urto con le cariche della polizia, a differenza di quanto era accaduto in altri scontri accaduti nei mesi precedenti. A guidare l'attacco contro la polizia furono gli esponenti del movimento Avanguardia Nazionale, guidati da Stefano Delle Chiaie. Avanguardia Nazionale era inoltre supportata da alcuni esponenti del FUAN e del MSI.. Tra i partecipanti agli scontri di Valle Giulia vicini al movimento studentesco ritroviamo molte figure che avranno in seguito percorsi tra i più svariati: il regista Paolo Pietrangeli (che all'episodio dedicò la famosa canzone "Valle Giulia" divenuta un simbolo del movimento sessantottino), Giuliano Ferrara (che rimase ferito), Paolo Liguori, Aldo Brandirali, Ernesto Galli della Loggia, Oreste Scalzone. 

Al termine degli scontri i fascisti guidati da Delle Chiaie e il FUAN occuparono la facolta di Giurisprudenza, mentre gli studenti di sinistra occuparono Lettere. Si registrarono 148 feriti tra le forze dell'ordine e 478 tra gli studenti. Ci furono 4 arrestati e 228 fermati. Otto automezzi della polizia furono incendiati. Cinque pistole furono sottratte agli agenti.
Da questo momento si creò una frattura tra i giovani di destra e il MSI che per bocca del segretario Arturo Michelini sconfessò i propri militanti: "A chi avesse per caso delle perplessità a questo proposito, diciamo francamente che non ha capito che cosa significa militare nel MSI". La crisi, tutta interna alla destra, raggiunse l'apice il 17 marzo quando i Volontari Nazionali, inviati da Michelini e guidati da Giorgio Almirante e Massimo Anderson si recarono presso l'Università occupata. Il tentativo di coinvolgere gli studenti di destra arroccati nella Facoltà di Giurisprudenza non ebbe effetto, anzi alcuni militanti missini defezionarono quando ne constatarono la presenza all'interno della facoltà occupata. Il
successivo tentativo, effettuato dai Volontari Nazionali, di penetrare all'interno di Lettere provocò duri scontri con gli studenti. Notando gli scontri gli studenti di Avanguardia Nazionale guidati da Delle Chiaie uscirono dalla facoltà di Legge e si disposero sui gradini del Rettorato. Ad essi si aggiusero anche i militanti del FUAN.

« Volevamo in questo modo manifestare la nostra estraneità a quell'iniziativa e non partecipare agli scontri. In effetti non me la sentivo di schierarmi con nessuno dei due contendenti, mentre Primula Goliardica andò a Lettere a difendere i comunisti. E anzi furono i suoi militanti a sostenere il primo assalto. »

(Stefano Delle Chiaie.)
I missini furono rapidamente respinti dagli studenti, rafforzati dall'arrivo di attivisti comunisti, e furono costretti a ritirarsi rifugiandosi all'interno di Giurisprudenza. Fu travolta anche la squadra di Giulio Caradonna che era arrivata nel frattempo e che si rifugiò anch'essa dentro Giurisprudenza. A questo punto furono coinvolti anche gli studenti del FUAN che, rimasti estranei agli scontri, si barricarono nella Facoltà.

La componente neofascista della contestazione si allontanò dal movimento studentesco in seguito ai fatti di Valle Giulia, nel corso dell'assalto della facoltà di Lettere dell'Università La Sapienza del 16 marzo da parte di un gruppo di militanti del Movimento Sociale Italiano























 
 











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