martedì 31 ottobre 2017

A GIORGOS, MANOLIS, E A TUTTI I CAMERATI ASSASSINATI


Il 1 Novembre 2013 un commando antifascista uccideva in Atene
Giorgos Fountoulis, 27 anni, e Manolis Kapelonis, 22, militanti di Alba Dorata
 
 
A GIORGOS E MANOLIS
A TUTTI I CAMERATI ASSASSINATI
A TUTTI I CAMERATI DEFUNTI
 
Avanguardia non scorda
 
 
 
 

SANDRO PROVVISIONATO, UOMO CORAGGIOSO

   
 
Riportando l'Omaggio di Ugo Tassinari, -giornalista e Uomo Libero-
a Sandro Provvisionato, "un Gigante con il coraggio di rompere gli schemi",
La Comunità di Avanguardia, porge il suo rispettoso saluto
 
 
 
E' morto ieri sera a Roma Sandro Provvisionato. Ho collaborato con lui per molti anni, curando la sezione "Estrema destra" nel portale Misteri d'Italia e fornendo materiali per la newsletter.
 E lo voglio ricordare per l'ultimo evento pubblico, da lui organizzato, in cui mi dette grande visibilità e soddisfazione: la presentazione dell'autobiografia di Stefano Delle Chiaie. Mi ha sempre garantito assoluta libertà e autonomia. Negli ultimi anni è capitato sempre più spesso che non fossimo d'accordo, per certi suoi esiti dietrologici e pistaroli. Ma resta un gigante a cui tanti, e io per primo, siamo tributari per il coraggio di rompere gli schemi, per la ricchezza delle fonti, per la profonda conoscenza di cose e persone. Riposa in pace, Sandro.
 

lunedì 30 ottobre 2017

BEPPE NICCOLAI, IN MEMORIAM


 IL PROGRESSO CANCELLA LA COMUNITA'
 
«…. E poi la "cultura" del progresso illimitato, travolgente, senza legami, senza tradizioni, senza i ricordi. Che vale oggi la storia di un borgo medievale, nel rispetto di chi ci ha vissuto, parlato, camminato, prodotto cultura e fiabe per bambini? Che vale conservare un paesaggio, un fiume, un ruscello? Anche quelli sono valori della tradizione. L’uomo non è fatto solo per produrre e consumare; l’uomo è anche pianta, albero-figlio della terra, della sua terra. La città a misura d’uomo. L’uomo, il rispetto della sua complessa unicità.
A chi abita nelle "batterie" degli uomini da lavoro resta, oggi, una sola via da percorrere per conservare la stima di sé: non rimuovere dalla coscienza la vita di chi ci è accanto, di chi ci è compagno di sventura; non dimenticarlo non chiudersi nel più completo isolamento. Si abita sullo stesso pianerottolo e non ci si conosce. E si fa di tutto per evitare di conoscersi. Si chiudono con i tramezzi i balconi. Perché? Per la paura di vedere riflessa nel vicino la propria immagine disperata, di uomini da lavoro in "batteria". E i figli? Scendono dalle nuove zone di frontiera, le bande. Che possono fare se sono cresciuti in questa "cultura" che ha ucciso, con la memoria storica, città e territorio? Vandalismi? E come possono avere rispetto se ciò che vedono (e in cui vivono) è triste e brutto? Centinaia di migliaia di abitazioni che si distinguono solo per i numeri civici. Quei quartieri: disegnati da quale "cultura"? Da quali "architetti"? I ragazzi, oggi abituati ad essere consumatori, sfiorano l’angoscia, la noia per sazietà di stimoli. Via la Patria, via la religione, via le ideologie, via ogni fede. Via ogni autorità, tutto è permesso. Viva la città senza bandiere, senza altari, senza idee, senza politica vera. Si scatenano i demoni. Questa è la cultura fondante sorta per edificare la città senza Dio. La città senza inibizioni, la città dove si può tutto. Ed ecco l’infelicità, la noia, il collasso totale. Come si esce da questa crisi metapolitica, da questa crisi di religione? Occorre ritrovarsi, tornare a stare insieme. Tornare ad un modo di vivere che dia senso alla vita. Superare la vacanza della Storia che ci ha portato alla perdita di identità. Tornare Comunità. Tornare "memoria"».



BEPPE NICCOLAI



FONTE: Sia le foto in alto che il testo virgolettato sono tratti dal sito
http://www.beppeniccolai.org/

ANCHE LA CATALOGNA HA IL SUO BADOGLIO

 
Bobby Sands sarebbe davvero fiero di lui e del suo coraggio !
 
L’indipendenza catalana e il suo Badoglio sono già finiti. Ora parliamo di cose serie, per favore?
 
Probabilmente verrà ricordata come la secessione interruptus. Sicuramente, come il caso di indipendenza sovrana più rapida del mondo. Roba da Guinness dei primati. La Repubblica catalana, proclamata giovedì scorso, è già finita. E il suo artefice scappato come un Badoglio qualsiasi in Belgio alla ricerca di esilio politico per evitare la galera: Bobby Sands sarebbe davvero fiero di lui e del suo coraggio. Quale esempio di sacrificio davanti all’ideale di un popolo! Oddio, proprio tutto il popolo non era con lui, basti vedere i numeri della marcia unionista tenutasi a Barcellona nel weekend e il fatto che, al netto dell’appello di Carlos Puigdemont alla resistenza pacifica, nessuno abbia mosso un dito. Tutti mangiare tapas e a farsi, giustamente, i cazzi loro nel weekend: strano, Madrid non doveva abbattere la sua vendetta impietosa sulla Catalogna?

Non doveva dar vita a un’occupazione militare e oscurantista? A una repressione degna di Franco? No, in verità si è comportata un po’ come le farsesche dittature militari del film di Woody Allen: non solo ha avvisato Puigdemont e i suoi sodali della Generalitat che avrebbero rischiato la galera a partire da oggi, garantendo loro 72 ore per riflettere ma, addirittura, gli ha permesso di espatriare! Non basta, per quanto il procuratore generale spagnolo, José Manuel Maza, abbia chiesto l’incriminazione per il presidente catalano destituito con l’accusa di ribellione, sedizione e malversazione (insieme ai ministri del suo governo per aver permesso la dichiarazione d’indipendenza), a tutti è stata – di fatto – concessa la scelta: presentarsi dinanzi ai giudici, affrontare il rischio di detenzione immediata (e la conseguente, potenziale condanna dai 15 ai 30 anni di carcere) in caso di mancata presenza o scappare. Qualcuno magari ci andrà anche in galera per i suoi ideali ma Puigdemont non ci ha pensato un attimo ed è volato a Bruxelles.
 

 
Dove? Dalle autorità europee, come un vero leader in esilio? No, quelle non lo cagano nemmeno di striscio e hanno detto chiaro e tondo che la Catalogna non la riconoscono manco se il Benevento riesce a vincere una partita prima della fine del campionato. E’ andato dai separatisti fiamminghi. Così pare, almeno. Perché se il governo belga si è trincerato dietro un “no comment”, il presidente della regione belga della Fiandre, il nazionalista fiammingo Geert Bourgeois, nega di avere in programma un incontro con l’ex presidente catalano. Unico a degnare Puigdemont di un pensiero, nientemeno che il cantautore e deputato uscente indipendentista, Lluis Llach, a detta del quale “il presidente Puigdemont, oggi è a Bruxelles in esilio, è una vera e propria denuncia contro lo Stato spagnolo davanti alle istituzioni europee e internazionali”. Diciamo che abbiamo assistito a mobilitazione un pochino più sentite: stasera si faranno una cantata assieme. Poi che fine farà, chiuso in un ambasciata a vita come Julian Assange? Una cosa è certa, sappiamo cosa farà il suo partito, il PDeCAT, il quale ha reso noto che parteciperà alle elezioni regionali convocate per il 21 dicembre dallo Stato spagnolo!


“Il 21 andremo alle urne, ci andremo con convinzione e ci impegniamo a rispettare ciò che dirà la società catalana”, ha detto il portavoce del partito, Marta Pascal. E allora c’era bisogno di fare tutto questo casino? Era necessario far mobilitare qualche milione di persone, far prendere botte a un migliaio di loro, fargli perdere giorni di lavoro (stupisce il dato del Pil catalano, almeno stando alle ore che i suoi cittadini hanno passato in piazza a manifestare, invece che lavorare), costringere Madrid a Consigli dei ministri e sedute straordinarie delle Cortes per arrivare a questo? Ovvero, Puigdemont a Bruxelles a mangiare praline, i catalani che vivono normalmente con il delegato spagnolo alla Generalitat per gli affari correnti e le urne condivise il 21 dicembre? Voglio dire, ci hanno tritato i coglioni dal 1 ottobre a oggi per arrivare a questo risultato da minorati mentali, facendo oltretutto affondare l’IBEX e costringendo centinaia di aziende a spostare la sede fiscale? Ditemi di no, per favore.
 

 
Perché altrimenti tocca cominciare davvero a pensar male, cosa che in effetti ho fatto dall’inizio. Ovvero, pensare a una bella pantomima orchestrata per portare un po’ di instabilità nell’UE. Magari per dare una calmata sistemica a quel cazzo di overshooting dell’euro sul dollaro che non voleva calare. Oppure per eseguire uno stress test sul sistema bancario spagnolo e la sua resilienza, sia come tenuta che solvibilità e il possibile contagio al nostro in caso di tensione continua e bank-run a sportelli e bancomat. Oppure ancora per inviare un messaggio agli altri indipendentisti interni all’UE, tanto per fargli capire che alzare la cresta è facile ma tenerla dritta molto meno. Oppure ancora una nemmeno troppo velata minaccia relativa all’impasse dei negoziati sulla Brexit, proprio nel momento in cui Theresa May è più fragile a livello interno. Non lo so, magari avevano voglia di scherzare giusto per vedere l’effetto che fa, una specie di Candid Camera. Forse era una burla come quella delle scoregge registrate nella scena del bar di “Eccezziunale veramente”, con Puigdemont e Rajoy nella parte che fu di Abatantuono e Teocoli.


 Ma, per favore, ditemi che tutta questa colossale pagliacciata non è stata fatta perché davvero Puigdemont e i suoi ci credevano. Come cazzo puoi sperare che Madrid resti ferma e impassibile a guardare, dopo che per primo ti sei messo dalla parte del torto, indicendo un referendum anti-costituzionale? E se Puigdemont avesse sovrastimato la reazione popolare, come dimostrerebbe la normalità della vita in Cataogna e il sì del suo partito alle elezioni anticipate indette da Madrid, allora l’intero quadro andrebbe riletto: altro che resistenza pacifica di massa e sciopero fiscale, l’indipendenza catalana è soltanto un enorme esercizio di sciovinismo ammantato da romanticismo nazionalista. E come tale va trattato. Io sono spiacente per vedove e vedovi nostrani di questa bella avventura ma, siate onesti, trattavasi e trattasi di una farsa: costata molti soldi e moltissima credibilità. Ora, magari, parliamo di cose serie. Io vi avevo messo in guardia.
Mauro Bottarelli
 
Fonte:
https://comedonchisciotte.org/lindipendenza-catalana-e-il-suo-badoglio-sono-gia-finiti-ora-parliamo-di-cose-serie-per-favore/
https://www.rischiocalcolato.it
LInk: https://www.rischiocalcolato.it/2017/10/lindipendenza-catalana-suo-badoglio-gia-finiti-ora-parliamo-cose-serie-favore.html

domenica 29 ottobre 2017

EUGENIO SCALFARI, A MAN FOR ALL SEASONS

 LASCIAMO OGNI COMMENTO AI LETTORI...

Eugenio Scalfari e il vivaio giovanile fascista

Alcuni articoli di Scalfari – che ora tutti possono vedere per la prima volta- retrodatano il periodo della sua militanza da intellettuale fascista. Un contributo importante alla verità storica.

 
Eugenio Scalfari ha sempre sostenuto che il suo impegno giornalistico fascista fosse iniziato nella seconda metà del 1942 su “Roma fascista”. In realtà, diversi mesi prima, con gli articoli su “Gioventù italica” e “Conquiste d’Impero” ora ritrovati dal professore della Statale di Milano Dario Borso. Ne pubblichiamo qui alcuni stralci come contributo importante alla verità storica. 
 

Eugenio Scalfari è una figura centralissima della vita giornalistica, politica e in senso lato culturale dell’intero dopoguerra. Insieme a Arrigo Benedetti, e due anni dopo a Carlo Caracciolo, è il fondatore del gruppo editoriale l’Espresso che oggi si chiama GEDI, cui appartiene anche MicroMega, e di MicroMega è stato anzi per anni uno dei più autorevoli collaboratori. A Scalfari debbono molto i cittadini democratici per tante battaglie di cui l’Espresso prima (a partire dalla famosa inchiesta di Manlio Cancogni del 1955, “Capitale corrotta nazione infetta”) e Repubblica poi, sono stati protagonisti. A Eugenio (e prima ancora al direttore dell’Espresso Livio Zanetti) sono debitore anche sul piano personale, per le occasioni che mi sono state offerte di collaborare a due testate così importanti, mi sento perciò legato a lui da affetto oltre che da riconoscenza.

 

Ma nella vita democratica la verità storica (le “modeste verità di fatto” di cui parlava Hannah Arendt, rinunciando alle quali si prepara seconda la Arendt la via alla mutazione totalitaria) è un bene più prezioso e irrinunciabile dell’affetto e della riconoscenza.

 

Il breve testo di Dario Borso che qui presentiamo è un contributo importante alla verità storica. Fa parte di una ricerca più ampia che Borso sta svolgendo sugli intellettuali nel periodo del fascismo che precede il 25 luglio. Scalfari ha sempre sostenuto che il suo impegno giornalistico fascista fosse iniziato nella seconda metà del 1942 su “Roma fascista”. In realtà le lettere scambiate tra Scalfari e Italo Calvino (furono compagni di banco, come più volte ricordato da Scalfari, circostanza nota al grande pubblico per un intervento di Benigni che la sottolineò nella piazza dell’edizione 2014 di “Repubblica delle idee”) già riportavano indicazioni inequivocabili di come Scalfari già dal febbraio 1942 si vantasse con Calvino di essere entrato a far parte di un “vivaio giovanile” scrivendo su “Gioventù italica” e “Conquiste d’Impero”.

 

Dario Borso è riuscito a ritrovare quegli articoli di difficilissima reperibilità, e ne pubblica qui gli stralci più importanti – che certamente arricchiscono la conoscenza della formazione fascista di tante personalità che avrebbero poi avuto ruoli preminenti nella vita civile e politica dell’Italia democratica – ripromettendosi di ritornarvi nel corso della sua più ampia ricerca, perché passare per tale formazione, riviste, Guf, Littoriali, per molti fu strada quasi “naturale”. Come Borso mi ha scritto nel biglietto di accompagnamento di questa scoperta storico-giornalistica: Quello che mi premerebbe passasse come messaggio, è che tutti sbagliamo, soprattutto in gioventù, ma la maturità dell'adulto, per non dire dell'anziano, sta nell'ammettere i propri errori, e non per se stesso, ma per le generazioni a venire (altrimenti a tramandarsi è la finzione ecc.).

(pfd’a)

 

di Dario Borso

 

Più volte Eugenio Scalfari ha rimemorato i suoi esordi letterari facendoli invariabilmente risalire ad alcuni articoli usciti nella seconda metà del 1942 su Roma Fascista, settimanale del Gruppo Universitario Fascista1: ma è vero?

Giunto nella capitale da Sanremo verso la fine dell’anno precedente, egli intrattenne regolare corrispondenza con l’ex-compagno di liceo Italo Calvino. Le lettere del primo non sono tuttora disponibili, quelle del secondo sì2. Stralciando limitatamente alla prima metà del 1942:

 

12 febbraio: «Stai diventando un fanatico, ragazzo mio, stai attento. Ti stai esaltando di queste idee, tanto da montarti la testa. Curati. Distraiti.»

 

1 marzo: «Dunque tu, Eugenioscalfari, scrivi su riviste letterarie giovanili? Scrivi articoletti sull’arte novissima, eh? Sei capitato in un vivaio giovanile? Ma che bravo! Bravo, bravo, mi compiaccio proprio. Ahahahahahaah!»

 

7 marzo: «La faccenda del vivaio giovanile non è molto chiara. Scrivi meno balle, racconta fatti e ambienti e persone. Adesso il giornalino non è più del vivaio, è dell’Azione Cattolica. Che casino! […] Quando la finirai di pronunciare al mio cospetto frasi come queste: “tutti i mezzi son buoni pur di riuscire” “seguire la corrente” “adeguarsi ai tempi”? Sono queste le idee di un giovane che dovrebbe affacciarsi alla vita con purezza d’intenti e serenità d’ideali?»

 

21 aprile: «Mandami, appena vede la luce, il numero di Gioventù Italica che porta il tuo battesimo dell’inchiostro tipografico. Siccome avrai naturalmente scritto delle gran frescate, polemizzerò con te. Quello che rimane per me un gran mistero è come facciano a vivere le varie Gioventù & ProgenieRoma & Ischirogeno, che pullulano dalle tue parti. E, quel che più conta, dove piglino i soldi da dare a degli sciagurati come te.» 

 

29 aprile: «Fa piacere poter dire: sapete, stasera ho da scrivere a Eugenio Scalfari, il noto pubblicista, è mio amico, siamo stati compagni di scuola, sì, proprio lui, il più noto scrittore contemporaneo, quello che scrive nientedimeno che su Conquiste d’Impero. […] Ci scrive anche Giuseppe [Bottai], ma sì, proprio Giuseppe, sono colleghi, “il mio Peppino” lo chiama Scalfari. […] Ho atteso a risponderti alla tua doppia ultima perché attendevo la copia di Gioventù Italica che mi è arrivata oggi. […] Non posso definire il tuo articolo altrimenti che: strano. Strano che tu ti metta a scrivere di queste cose, strano che tu mostri una così sicura cognizione in fatto di tragedie greche che credo conoscerai quanto conosco io, cioè ben poco.»

 

21 maggio: «Per quanto io aspiri a un “modo di salire” e tu a un “salire ad ogni modo”, l’esempio dell’amico mi sarà certo di sprone. […] Manda roba: Conquiste d’Impero, tua tesi per quell’affare del convegnochesoio, Roma Fascista che – scusa – non ho capito bene che cosa è (un giornaletto del Guf)?»

 

10 giugno: «Tu che sempre hai vissuto in una sfera lontana dalla vera vita, uniformando il tuo pensiero all’articolo di fondo del giornale tale e talaltro, ignorando completamente uomini fatti cose adesso ti metti a scrivere di economia, di argomenti ai quali sono legati avvenire benessere prosperità di popolazioni. Questa più che faccia tosta mi sembra impudenza. […] Lo so, sono amaro, ma, ragazzo, nella merda fino a quel punto non ti credevo. Il giornale fa pietà, è un vero sconcio che si lasci pubblicare tanta roba idiota e inutile. […] Ti conoscevamo come uno disposto a tutto pur di riuscire, ma cominci a fare un po’ schifo.»

 

21 giugno: «Me ne frego che tu ti offenda e mi risponda con lettere aspramente risentite (oltre che scemo sei pure diventato permaloso), quello che ho da dirti (e te lo dico per il tuo bene) si compendia in una sola parola: PAGLIACCIO! […] Chiunque ti legga, vedendo uno che fa sfoggio di erudizione ad ogni sillaba, che fa di tutto perché i suoi concetti appaiano il meno chiari e determinati possibile, non può fare a meno di credere che tu sia un IGNORANTE che ripete pappagallescamente frasi e termini raffazzonati a casaccio.» 

 

Ed ora, in prima assoluta, ecco a stralci i due articoli scalfariani in questione:

 

L’elemento “tragedia” nell’animo umano, n. di marzo-aprile 1942 di Gioventù Italica, organo della Gioventù Cattolica Italiana diretto da Luigi Gedda: «La tragedia nasce dal dubbio e dal dolore non dell’individuo, ma dell’umanità intera, in quanto scaturisce da quei sentimenti di carattere universale e non particolare, che tutta l’umanità interessano. […] Essenzialmente dinamica, essa si evolve parallelamente all’evoluzione della nostra coscienza dei due opposti termini dall’incontro dei quali scaturisce il conflitto tragico: Uomo–Dio. Secondo i tempi, secondo i paesi, secondo la fede dei popoli, varia il risultato del conflitto: ora esso si risolve con un annientamento della volontà dell’uomo di fronte a quella di Dio, ora con un’emancipazione dell’uomo da Dio. Ma v’è una terza fase della tragedia ch’è quasi sintesi delle due precedenti, fase essenzialmente religiosa e corale nella quale su tutto domina il pianto eterno dell’umanità in travaglio […]. “O uomini che preferite restare nel vostro guscio, e frodare la vita come un piccolo Bonturo piuttosto che adorare la morte come un Ulisse ardimentoso!” Questo grida lo spirito tragico in ciascuno di noi, che è ancora e sempre conflitto; conflitto tra l’Uomo e il tempo, che lo schiaccia e lo annulla inesorabilmente; tra la libera volontà dell’Uomo e il Destino che la nega e la distrugge; tra la forza fisica dell’Uomo e le oscure potenze cosmiche scatenate […]. Noi vogliamo un Uomo migliore fra altri Uomini migliori, e fidiamo nella forza della tragedia (s’intenda: della tragedia non del dramma) per giungere a questo risultato. La tragedia come concertazione scenica deve rinascere e rinascerà. Essa sarà essenzialmente religiosa e avrà compito religioso: scoprire Dio nell’Uomo!»3

 

Spiritualizzare la corporazione, n. di giugno 1942 di Conquiste d’Impero, mensile diretto da Corrado Petrone. Designato nel 1937 presidente del Comitato Nazionale per l’Indipendenza Economica4, docente di Storia e Principi del Diritto Fascista alla Sapienza, cooptato nel 1941 alla Camera dei Fasci e delle Corporazioni, il direttore apre il numero con: «Occorre selezionare i quadri del Partito Nazionale Fascista eliminando le scorie, in modo da dare al Partito un’essenza di aristocrazia di popolo» – dopodiché a ruota Eugenio: «L’ordinamento corporativo, base della politica e del programma del Fascismo, è una di quelle creazioni che, conquistate da una Rivoluzione Vittoriosa, sono destinate poi a rimanere eterno retaggio della società umana quali principi indistruttibili acquisiti sulla via del progresso [...]La sintesi corporativa interessa ed investe in pieno i rapporti tra l’individuo e lo Stato e pone improrogabilmente il problema del regolamento di tali rapporti, regolamento che si applica seguendo due principali direttrici vettoriali: responsabilità-gerarchia. Lo Stato moderno, non fosse altro che per ragioni pratiche, deve essere essenzialmente gerarchico e aristocratico, e in esso l’individuo deve sentirsi intimamente responsabile dell’incarico che gli compete. La civiltà illuministico-liberale deriva l’esistenza dello Stato da un’origine contrattualistica tra singoli e perciò artificiale, e pone l’eguaglianza alla base della società come identità di concessione di libertà che Ognuno fa a Tutti. […] Noi aborriamo da una società tutta allo stesso livello, composta di grandi steli d’erba e di piccole querce; noi vogliamo un’eguaglianza più nobile, quella che purifica tutti davanti alla vita e al lavoro, che rende degni e meritevoli di rispetto il manovale e il filosofo, l’industriale e il poeta. […] Per raggiungere tale risultato non basta auspicarlo: è anzitutto necessario combattere e credere. Il mondo moderno è assetato di fede più che di tutto, di una fede che, dopo tanto scettico relativismo esistenzialistico, rappresenti alfine un punto fermo per ridare all’uomo un metro assoluto per disceverare il bene e il male, per premiare il bene e per punire il male. La battaglia spirituale è già stata iniziata, grazie all’opera e alle direttive precise del DUCE, fin dai primi anni del Fascismo. A noi spetta il condurla a compimento.”5

 

Il 23 settembre Scalfari, che nel frattempo aveva sfornato una nutrita serie di articoli per Roma Fascista, annunciò a Calvino di esserne divenuto redattore-capo. Lo fu per un trimestre, rimanendo nondimeno fascista fino al 24 luglio 1943 quale collaboratore fisso di Nuovo Occidente, il mensile ultramussoliniano di Giuseppe Attilio Fanelli.

 

NOTE

 

1 Cfr. almeno il Racconto biografico inserito nel Meridiano Mondadori del 2012 e l’intervista www.repubblica.it/politica/2016/05/29/news/referendum_1946_scalfari-140836071/.

2 Cfr. I. Calvino, Lettere 1940-1985, a cura di L. Baranelli, Mondadori, Milano 2000.

3 Consultabile alla biblioteca d’ateneo dell’Università Cattolica di Milano (PER-MI-000384). La citazione interna è da Gli ultimi saranno i primi, discorso tenuto da Gabriele D’Annunzio all’Augusteo di Roma il 4 maggio 1919. Coniato dal Carducci e sfruttato da D’Annunzio come sinonimo di politicante corrotto, l’eponimo Bonturo (da Dante, Inferno, XXI) piaceva a Scalfari, che lo reimpiegò tre mesi dopo su Roma Fascista: «Noi siamo pronti a marciare, a costo di qualsiasi sacrificio, contro tutti i Bonturi che tentano di fare mercimonio della nostra passione e della nostra fede. E ancora oggi è la stessa voce del Capo che ci guida.»

4 Carrozzone clientelare su cui cfr. C. Scibilia, L’olimpiade economica: storia del CNIE, Franco Angeli, Milano 2015.

Consultabile alla biblioteca centrale dell’Università degli Studi di Milano (PER.G. 00356), l’articolo chiude con: «E dopo la vittoria che ci arriderà senza fallo, perché siamo giovani e vogliamo, potremo assolvere il voto del primo Poeta d'Italia Imperiale, di Gabriele D’Annunzio, consacrando un altare in Campidoglio alla Decima Corporazione» (quella cioè «riservata alle forze misteriose del popolo in travaglio», secondo il dettato della Carta del Carnaro).

 

Fonte: 

29 OTTOBRE 1975 : QUANDO UCCIDERE UN FASCISTA NON ERA REATO

  

MARIO ZICCHIERI, 16 ANNI UCCISO DALLE BRIGATE ROSSE

 IL 29 OTTOBRE 1975
  
 Ho 16 anni e il mio nome è Mario Zicchieri. 
 ma i Camerati e gli amici mi chiamano Cremino...
 
 Abito in un appartamento del quartiere Prenestino di Roma, con i miei genitori e le mie due sorelle più piccole. Frequento la scuola Eastman e sono al terzo anno del corso per odontotecnici. Sono iscritto al Fronte della Gioventù e frequento la sezione di via Erasmo Gattamelata, un vero e proprio baluardo dei giovani del MSI circondato da territori politicamente ostili a dir poco. La settimana scorsa mi sono recato con il mio amico Marco, missino anche lui, a raccogliere le firme per una petizione popolare, in merito all'istallazione di impianti di illuminazione nel nostro quartiere.
 E' il 29 ottobre 1975 e a scuola c'è sciopero. Ieri sera sono stato a cena con alcuni Camerati, per preparare un volantino in ricordo di Sergio Ramelli. Sergio era un ragazzo poco più grande di me che viveva a Milano, assassinato la scorsa primavera a colpi di chiave inglese da un commando di Potere operaio. Anche qui a Roma tira una brutta aria. Sotto casa mia sono apparse le scritte "Fascisti a morte" a firma Avanguardia operaia, ma è il clima che si respira giornalmente in questi anni e non ci faccio caso più di tanto. Sto lavorando al ciclostile in sezione quando, con Marco, veniamo chiamati fuori da altri missini amici nostri per apprezzare delle ragazze carine che transitano lì davanti. Nessuno di noi si accorge che a pochi metri dal marciapiede della sezione è accostata una macchina con il motore acceso, una Fiat 128 verde targata Roma M 92808. Dall'auto scendono due persone che si avvicinano e aprono il fuoco su di noi con fucili a pompa. Veniamo investiti da una pioggia di pallini. Sono il primo a essere colpito, alle gambe e al pube, e cado a terra. Poi viene colpito Marco, per fortuna in maniera molto meno grave. In pochi secondi sono sdraiato in un lago di sangue. Mi soccorre il tappezziere della bottega a fianco della sezione, cercando invano di tamponare il sangue e arrestare l'emorragia. Un aviere di passaggio, che ha assistito alla scena, rincorre con la sua auto quella dei killer, ma deve desistere quando dall'auto in fuga spuntano le armi dai finestrini e vengono puntate minacciose su di lui. Vengo trasportato in ospedale, ma ci arrivo ormai clinicamente morto. Due giorni dopo, nel pomeriggio, si svolgono i miei funerali, nel mio quartiere, nella chiesa di San Leone Magno. Da via Erasmo Gattamelata giungono in corteo centinaia e centinaia di persone, guidate da Giorgio Almirante, Teodoro Buontempo e Gigino D'Addio.
Tra i tanti striscioni e cartelli esposti in chiesa c'è quello del Fronte della Gioventù su cui è scritto:
 "Mario aveva sedici anni, voleva vivere, voleva cambiare questa sporca Italia".
 Un manipolo di provocatori arrivati da via dei Volsci cerca a più riprese di disturbare la cerimonia, senza riuscirci. Dopo il funerale partono i nostri, tentando di sferrare l'attacco al Ministero degli Interni e alle sezioni più vicine del Pci e di Lotta continua. La situazione degenera in scontri. Passano gli anni e arriviamo al 1982. Durante il processo alle Brigate rosse per il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro, Emilia Libera, un esponente pentita del gruppo eversivo, dichiara che quelli che mi hanno ammazzato lo hanno fatto per essere promossi brigatisti. I nomi indicati sono quelli di Bruno Seghetti, Germano Maccari e Valerio Morucci detto Pecos, tutti implicati nel sequestro Moro. I loro nomi vengono confermati da altri brigatisti, tra i quali Antonio Savasta. Per il mio omicidio, a carico dei tre indiziati, viene emessa una richiesta di giudizio per omicidio premeditato. Il verdetto della seconda Corte d'Assise di Roma viene emesso nel febbraio 1986, ed è di assoluzione piena per gli imputati per non aver commesso il fatto. L'aviere testimone oculare dell'agguato non è stato mai ascoltato dalla Corte. Meno di un anno dopo nel processo di secondo grado la pubblica accusa chiede ed ottiene l'assoluzione per insufficienza di prove e a settembre dello stesso anno la Cassazione boccia il ricorso

Avevo 16 anni, il mio nome era Mario Zicchieri,
 i Camerati e gli amici mi chiamavano Cremino ed attendo invano giustizia.
I miei assassini sono in libertà
 e camminano tra noi…
 
 
Tratto dal Sito :

sabato 28 ottobre 2017

COMUNICATO


 Anche oggi lo stato,
attraverso i suoi servi,ha perpetrato il solito tentativo "democratico"
 di reprimere la commemorazione
dei nostri CADUTI.

La Comunità di Avanguardia,
nonostante i proditori fermi preventivi,
 ha deposto come annunciato una corona di fiori
 ai Martiri della Rivoluzione Fascista al Verano.
 
 Ribadendo i nostri valori etici e comportamentali
anche oggi Avanguardia
 ha assolto la sua funzione politica e storica. 

 IN ALTO I CUORI
COMUNITÀ d'AVANGUARDIA
 
 

venerdì 27 ottobre 2017

ONORE, DECORO E RISPETTO

 
PER CHI  95 ANNI FA INIZIO' UNA NUOVA ERA
 
 
 
 
PRESENTE
ai Martiri della Rivoluzione Fascista
 
28 OTTOBRE
ore 11:00
Cimitero del Verano
ROMA

Il 28 Ottobre
la Comunità di Avanguardia
si troverà alle ore 11:00
al Cimitero Monumentale del Verano per
Commemorare i Martiri della Rivoluzione Fascista del 1922
davanti la Cappella a Loro dedicata.
Un momento di Ricordo e condivisione




*** SONO AMMESSE SOLO BANDIERE TRICOLORI

 

QUANDO LA VERGOGNA NON ESISTE PIU': BOICOTTA DISNEY CHANNEL


La serie è seguita principalmente da bambini
 
Disney Channel, nella serie per bimbi "Andi Mack" arriva la prima storia gay

Disney Channel, nella serie per bimbi "Andi Mack" arriva la prima storia gay

Cyrus, il miglior amico del protagonista, prova dei sentimenti per Jonah: la prima puntata andrà in onda venerdì 27 ottobre


 
 
Gli appassionati della serie "Andi Mack" di Disney Channel sono abituati a vederne di tutti i colori. Dopo le due sorelle che di colpo si sono scoperte madre e figlia, è in arrivo anche il primo personaggio gay. E sì, perché il miglior amico di Andi, Cyrus, un personaggio chiave dello spettacolo, si rende conto di essere gay. Prova infatti dei sentimenti per Jonah e comincia a indagare su se stesso.
Non è stato facile per gli autori inserire una storia omosessuale nel dramedy, anche perché .
E proprio per raccontarla nel modo più giusto, la produzione ha consultato esperti di sviluppo dei bambini. Non solo. La nuova stagione, onde evitare critiche e polveroni, è stata trasmessa in anteprima per le organizzazioni che si occupano della tutela delle famiglie.
 
"Abbiamo grande cura nel garantire che la serie sia appropriata per il pubblico e inviare un messaggio potente sull’inclusione e sul rispetto dell’umanità. Anche se questa è la prima volta che Disney Channel mostra il viaggio di un personaggio alla scoperta della propria natura omosessuale, non è la prima volta che un personaggio LGBT viene descritto in una serie.
Un episodio del 2013 di 'Good Luck Charlie' ha introdotto brevemente gli spettatori a una coppia lesbica il cui figlio si è unito alla figlia più giovane dei Duncans", fanno sapere da Disney Channel.
La prima puntata verrà trasmessa stasera venerdì 27 ottobre.



FONTE : http://www.tgcom24.mediaset.it/televisione/disney-channel-nella-serie-per-bimbi-andi-mack-arriva-la-prima-storia-gay_3103044-201702a.shtml

 



 
 
 
VISITA LA PAGINA:

mercoledì 25 ottobre 2017

WALTER SPEDICATO, SURSUM CORDA !


 Oggi Walter Spedicato compirebbe 70 anni
 Purtroppo se n'è andato troppo presto,
il 9 maggio 1992, ancora esule a Parigi
 
 
 
 
Iniziò a fare politica quando frequentava la facoltà di giurisprudenza. Fu tra i fondatori di Lotta di Popolo e gestì a lungo la Libreria Romana.
Nel 1976 fondò l'organizzazione extraparlamentare Terza Posizione: alla riunione che ne sancì la nascita parteciparono Roberto Fiore (che sarà poi fondatore di Forza Nuova), Gabriele Adinolfi e Peppe Dimitri.
Erano tutti giovanissimi: Fiore aveva 17 anni, Dimitri 20, Adinolfi 22; Walter Spedicato, ventottenne, era il più grande.
Spedicato fu animatore acceso del tercerismo (peronismo e panarabismo) oltre che accanito nazionalista europeo.
Nel settembre 1980 la magistratura romana ordinò un blitz contro Terza Posizione che portò all'arresto di dieci persone e a numerose perquisizioni e ordini di cattura.
Per evitare la cattura, Spedicato riparò in Francia dove visse fino alla morte, avvenuta a Parigi, a causa di una malattia alle arterie, il 9 maggio 1992 
  
PER APPROFONDIRE
la vicenda politica e umana di Walter Spedicato
leggi l' Articolo di Fascinazione
 

26 OTTOBRE 1954

 
 

SOLIDARIETA' AI CAMERATI CAUDINI

Immagine correlata
    
RIPORTANDO PER INTERO L'ARTICOLO DI FASCINAZIONE
LA COMUNITA' DI AVANGUARDIA NAZIONALE
ESPRIME LA PIU' TOTALE E PIENA
SOLIDARIETA' AI CAMERATI INDAGATI
 
Campo Hobbit 40 sotto inchiesta: perquisiti 5 militanti della comunità caudina
 
 
 
 
 
 
 
"Cinque persone indagate per apologia di fascismo, ieri mattina, hanno avuto una perquisizione presso le loro abitazioni su ordine della Procura della Repubblica. Le perquisizioni sono state eseguite dagli agenti della Digos...ai cinque indagati, che avevano preso parte alla manifestazione «Campo hobbit» che si era tenuta a Montesarchio dal 23 al 25 giugno scorso.



 
 
In particolare le perquisizioni fanno riferimento tra l’altro a ipotesi di violazione della legge 205 del 1993...***
*** CFR. http://avanguardiaberghem.blogspot.it/2017/09/legge-mancino-una-legge.html






 Il provvedimento è stato disposto dal procuratore Aldo Policastro e dal sostituto procuratore della Repubblica Assunta Tillo, che hanno esaminato le informative della Digos...".
Così oggi il Mattino, edizione di Benevento, annuncia un'azione di polizia giudiziaria contro membri della comunità militante caudina. Il corpo del reato, a quanto sembra, le braccia tese nel saluto romano durante i concerti serali che concludevano le attività del campo del quarantennale.


 Nel rilanciare la notizia Antonio Mazzella, storico protagonista della destra sociale casertana, ha commentato con durezza l'iniziativa giudiziaria sulla sua pagina Facebook:
RIVENDICHIAMO la LIBERTA' di PENSIERO, CONTRO i reati d'opinione, ultima arma di un regime cattocomunista che fa da zerbino ai poteri forti, servo delle banche, nemico del Popolo, complice attivo dell'invasione in corso, che ha nello IUS SOLI nello snaturamento della Famiglia e nella Legge fiano le sue priorità...
 http://www.fascinazione.info/2017/10/campo-hobbit-40-sotto-inchiesta.html