martedì 29 agosto 2017

COMPLOTTISMO ?



















SI'! DEI GOVERNI CONTRO I POPOLI
 
Negli Stati Uniti le spiegazioni che differiscono da quelle date dall’oligarchia dominante vengono chiamate “teoria della cospirazione”. In realtà, le uniche cospirazioni sono le spiegazioni imposteci.
Ad esempio, l’11 settembre. Alcuni musulmani, principalmente arabi, avrebbero inferto la più grande umiliazione ad una superpotenza dai tempi di Davide contro Golia. Avrebbero beffato tutte le 17 agenzie di intelligence statunitensi oltre a quelle di NATO e Israele, il Consiglio di Sicurezza Nazionale, l’Amministrazione della Sicurezza dei Trasporti, il Controllo del Traffico Aereo e Dick Cheney, dirottato quattro aerei di linea americani in una mattina, abbattuto tre grattacieli del World Trade Center, distrutto parte del Pentagono dove si stavano facendo ricerche su 2.3 trilioni di dollari mancanti ed indotto gli idioti a Washington ad incolpare l’Afghanistan anziché l’Arabia Saudita.
Chiaramente, gli arabi che hanno umiliato l’America erano coinvolti nella cospirazione.
È una storia credibile?
L’abilità di alcuni giovani musulmani di compiere un’impresa simile è veramente incredibile. Un tale fallimento dello Stato di Sicurezza Nazionale vorrebbe dire che l’America era palesemente vulnerabile durante la Guerra Fredda. Se tale fiasco fosse veramente accaduto, Casa Bianca e Congresso avrebbero reclamato un’inchiesta a gran voce. Nessuno invece è stato neanche rimproverato e la Casa Bianca si è opposta per un anno a tutti gli sforzi per un’inchiesta. Infine, per zittire le famiglie dell’11 settembre, istituì una Commissione apposita, che ovviamente fece copia incolla della storia del governo.
Non ci sono proprio le prove per sostenere la teoria ufficiale. Tutte le prove conosciute anzi la contraddicono.
Ad esempio, è un fatto dimostrato che l’edificio 7 sia caduto in accelerazione, il che significa che era stato preparato per essere demolito. Perché? Non esiste risposta ufficiale a questa domanda.
Le opinioni di scienziati, architetti, ingegneri, piloti e primi testimoni sono loro ad essere tacciate di cospirazione.
Il termine “teoria della cospirazione” è stato introdotto dalla CIA per screditare gli scettici della Commissione Warren sull’assassinio di JFK. Qualsiasi spiegazione diversa da quella ufficiale, che è contraddetta da tutte le prove, veniva bollata come teoria del complotto.
Le teorie della cospirazione sono la spina dorsale della politica estera statunitense. Ad esempio, il regime di George W. Bush ha cospirato contro l’Iraq di Saddam. Il regime Bush ha creato false prove di “armi di distruzione di massa”, ha venduto la storia al mondo e l’ha usata per distruggere l’Iraq e il suo leader. Lo stesso con il duo Obama/Clinton e Gheddafi. Assad ed Iran erano destinati alla stessa fine non fosse stato per l’intervento dei russi.
Attualmente, Washington è impegnata in cospirazioni contro Russia, Cina e Venezuela. Proclamando una minaccia iraniana inesistente, sono stati messi missili americani sul confine russo ed usando la “minaccia nordcoreana” li si sono messi sul confine con la Cina. Il presidente democraticamente eletto del Venezuela è stato dichiarato da Washington un dittatore e sono state imposte sanzioni al paese per aiutare l’élite sudamericana e filo-statunitense a fare un colpo di stato.
Tutti sono una minaccia: Venezuela, Yemen, Siria, Iran, Iraq, Afghanistan, tribù in Pakistan, Libia, Russia, Cina, Corea del Nord, ma mai Washington. La più grande teoria del complotto del nostro tempo è che gli americani siano circondati da minacce straniere. Non siamo al sicuro nemmeno col Venezuela.
Il New York Times, il Washington Post, CNN, NPR ed il resto dei presstituti sono veloci ad etichettare come teorie di cospirazione tutte le spiegazioni che non si allineano alla loro agenda.
Eppure, i suddetti sono pronti a cavalcare la teoria del complotto se fa comodo loro, vedasi accuse di intromissione russa nelle elezioni americane.
Questa teoria non ha alcuna prova, ma siccome serve agli interessi del military/security complex, del Partito Democratico e dei neocon non ha bisogno di prove. Una bugia detta mille volte diventa verità.
C’è una cospirazione, ed è contro il popolo americano. I loro posti di lavori sono stati spediti offshore per arricchire i già ricchi. Sono stati costretti ad indebitarsi per mantenere i propri standard di vita. Il loro sforzo di frenare il declino scegliendo un presidente che parlasse per loro è stato sovvertito davanti ai loro occhi da media e politicanti totalmente corrotti.
Prima o poi capiranno che l’unica soluzione è una violenta rivolta. Molto probabilmente, quando ci arriveranno sarà già troppo tardi. Gli americani non hanno voglia di fuggire dalla falsa realtà in cui vivono, sono un popolo totalmente rimbecillito che non vuole staccarsi dalla Matrix.
Per gli ingenuotti a cui è stato inculcato che qualsiasi spiegazione non ufficiale sia una teoria della cospirazione, sono disponibili online lunghe liste di cospirazioni fatte dal governo per far accettare al popolo cose inaccettabili.
Se continuerà ad esserci libertà sulla Terra, non sarà nel mondo occidentale. Sarà in Russia e in Cina, paesi che conoscono il valore della libertà, e nei paesi sudamericani, come Venezuela, Ecuador e Bolivia che lottano per la propria sovranità contro l’oppressione americana.
Infatti, come gli storici imparziali stanno cominciando a scrivere, la prima lezione che la storia insegna è che i governi ingannano i popoli.
Ovunque nel mondo occidentale, il governo è una cospirazione contro i popoli.

Paul Craig Roberts

Fonte: www.informationclearinghouse.info
Link: http://www.informationclearinghouse.info/47697.htm
https://comedonchisciotte.org/complottismo/
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di HMG

lunedì 28 agosto 2017

Governo Pd e la Psicopolizia : LE 51 ASSOCIAZIONI "CACCIATRICI DI ODIATORI"

 
LE 51 ASSOCIAZIONI "CACCIATRICI DI ODIATORI" :
Ucoii - Unione delle comunità islamiche italiane,
Confederazione islamica italiana,
Presidente della Comunità islamica italiana,
Comunità ebraica di Roma,
Segretario generale del Centro islamico culturale d’ Italia,
 Arcigay,
  Arcilesbica,
 Rete Lenford,
circolo Mario Mieli,
Upre Roma (che promuove la cultura Rom e le relazioni interculturali),
ecc. ecc.
 
LEGGI L'ARTICOLO
di Marcello Pamio
 
Governo Pd e la Psicopolizia
 
 

Fu il grande scrittore Eric Arthur Blair (1903-1950) alias George Orwell a inventarsi il termine di Psicopolizia o Polizia del Pensiero nel suo memorabile romanzo 1984.
Un fanta-romanzo che di fanta ha gran poco.
L’unico modo che Orwell aveva per denunciare al mondo il pericolo dei totalitarismi - in un momento storico molto delicato - era quello di romanzarlo.
Ma romanzi a parte egli conosceva molto bene il Sistema dittatoriale che si stava delineando nel mondo, e non a caso in 1984 la descrizione e la rappresentazione sono esemplari. Un Sistema governato dal Grande Fratello ha a sua disposizione lo strumento coercitivo più invasivo e pervasivo che l’essere umano potesse mai immaginare: il controllo totalizzante del pensiero. Tale controllo si manifestava con l’annullamento del pensiero della gente, la cancellazione di ogni singola individualità e la totale schiavitù.
Il Grande Fratello osservava tutto e tutti, 24 ore su 24, per cui i milioni di sudditi dell’Impero erano costretti a non pensare, a non leggere, ad annullarsi completamente per evitare guai con la legge.
Quanto distanti siamo oggi nel 2017 da questa apocalittica visione? Molto poco purtroppo.

Orwell non era certo un chiaroveggente, ma ha saputo delineare e mettere per iscritto i pericoli di un mondo in cui il potere era centralizzato e gestito da pochi.
Esattamente quello che si sta verificando oggi a livello ufficiale dove esiste solo il mono-pensiero dettato e amplificato dai media compiacenti e venduti.
Gli esempi sono nel cuore di ogni persona e sono numerosissimi: i vaccini pediatrici fanno benissimo e sono privi di effetti collaterali; l’Italia è flagellata da epidemie; il morbillo è una malattia incurabile; per sconfiggere il cancro esiste solo la chemio; uscire dall’euro è una pazzia, ecc. ecc.
Tutti coloro che escono dalla visione dettata dal Grande Fratello mettendo in discussione il Verbo sono pericolosi criminali che propagandano le Fake News e/o l’odio telematico e devono essere fermati con ogni mezzo e ad ogni costo.
Se questa non è la psicopolizia orwelliana…

I CONTROLLORI DEI SOCIAL
A censurare il web ci hanno provato in tanti, ma ci voleva ovviamente un governo firmato Pd per mettere la pietra tombale sulla libertà. Un partito che nonostante la propaganda e il marketing mentale (Partito Democratico) risulta essere autoritario e antidemocratico per cui hanno dovuto mettere nel nome, nel brand partitico, la parola «democrazia». Perché dover evidenziare nel marchio che il partito è democratico? Semplice: perché nella realtà non lo è!
Il Pd infatti è così democratico che protegge gli interessi economici e finanziari internazionali; salva le banche con soldi pubblici e non i correntisti; aiuta le lobbies farmaceutiche e non i bambini; svende i patrimoni e i gioielli pubblici; prepara la sostituzione etnica italiana andando direttamente a prelevare a casa milioni di immigrati (con la scusa di pagarci la pensione futura!) e per dar da mangiare alle coop rosse…
I decreti e le leggi che un tale governo ha fatto passare ne sono la prova evidente, almeno per coloro che ancora hanno un minimo di pensiero libero e un paio di neuroni sinapsati.

In questo brodo culturale il ministro Andrea Orlando - la mente geniale pagata da noi che gestisce il Dicastero della Giustizia - per ingraziarsi la pseudo-sinistra e un elettorato di non-pensanti (o per eseguire ordini dall’alto) prosegue la linea dittatoriale del Pd affidando a 51 organizzazioni e associazioni (vedere elenco alla fine) il compito di sorvegliare la Rete. Ufficialmente: i cacciatori di «odiatori».
Assai interessante è vedere che tra queste sigle figurano molte organizzazioni in odore di mondialismo. Molte infatti sarebbero collegate con il magnate-filantropo-speculatore George Soros: associazioni come Carta di Roma, Upre Roma (che promuove la cultura Rom e le relazioni interculturali), Arcigay, Associazione 21 Luglio, Cospe onlus, Asgi - Associazione per Studi Giuridici sull’Immigrazione, tanto per evidenziarne qualcuna…
Ma la cosa scandalosa che fa capire come il ministro sia chiaramente eterodiretto è che sarebbe bastata una veloce ricerca in Rete (che ovviamente lui e i suoi non hanno fatto) sui social per scoprire che molte di queste associazioni-sentinelle trasudano odio da tutti i byte e da tutti i pixel. Le loro pagine sono infatti pregne di offese pesanti, turpiloqui, commenti squallidi e soprattutto istiganti alla violenza.

E queste per il ministro Orlando sarebbero associazioni così moralmente integerrime da venire elette a controllori e denunciatori dell’odio nel web? Realtà come Arcigay, Arcilesbica, Gaynet, Circolo Mario Mieli e altre?
Se ciò fosse vero dovrebbero autodenunciarsi e/o denunciarsi a vicenda...

DAI VIGILANTES ALLA PSICOPOLIZIA
Queste cinquantuno associazioni saranno quindi i vigilantes del cyberspazio, gli sceriffi del web schierati dal ministero (e pagati con i nostri soldi) per controllare l’odio sui social, per controllare e ovviamente denunciare i siti, i blog, i commenti che escono dal mono-pensiero del politicamente corretto.
Allargando questo discorso è ovvio che:
Se uno mette in discussione i vaccini, va denunciato.
Se uno mette in discussione le cure oncologiche va denunciato.
Se uno critica il governo va denunciato.
Se uno critica lo Stato d’Israele, va denunciato.
Se uno dimostra una libertà e indipendenza di pensiero, va denunciato.
Se uno soltanto pensa, va denunciato!

Risultato? Per paura di multe, per paura di denunce, dell’isolamento e di ritorsioni si arriverà all’autocensura, esattamente come nel libro 1984 di Orwell. Sarà la gente stessa a non avere più la forza e la volontà di denunciare una ingiustizia. Perché si dovrebbe farlo se poi si viene messi all’indice, denunciati e magari incriminati?
Arriveremo così all’annichilimento del pensiero e allo svuotamento delle coscienze, per la gioia del Pd e del Grande Fratello…


Elenco delle associazioni
 
convocate al tavolo del ministro: 
 
 

 Amnesty international,
Unar - Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali,
  Alto commissariato delle Nazioni Unite,
Comunità Sant’ Egidio,
 Associazione 21 luglio,
Ucoii - Unione delle comunità islamiche italiane,
Confederazione islamica italiana,
Presidente della Comunità islamica italiana,
Comunità ebraica di Roma,
Segretario generale del Centro islamico culturale d’ Italia,
 Arcigay,
  Arcilesbica,
 Rete Lenford,
circolo Mario Mieli,
associazione Gaynet,
circolo Pink di Verona,
 Cospe – cooperazione per lo sviluppo dei paesi emergenti,
  Associazione Lunaria,
 Arci,
Associazione Carta di Roma,
Asgi - Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione,
 Associazione Archivio delle memorie migranti,
Articolo 3 – Osservatorio sulle discriminazioni,
Unione forense per la tutela dei diritti umani,
Apice – Agenzia di promozione integrata per i cittadini in Europa,
 Aicem – Associazione internazionale per la cooperazione e l’educazione nel mondo,
 Per esempio onlus,
 Cir – Consiglio italiano per i rifugiati,
Fish – Federazione per il superamento dell’handicap,
 Unicri (United nations interregional crime and Justice),
Dipartimento della gioventù e del servizio civile nazionale,
Presidenza del Consiglio dei Ministri,
 No hate speech movement Italia,
 Acsim – Associazione centro servizi immigrati Marche, 
Associazione interculturale Onlus Tandem,
Cooperativa sociale Shannara,
Omphalos Arcigay Arcilesbica,
Associazione Acmos,
Associazione Ala Milano onlus, 
 Associazione Arcifisa di Cosenza,
 Asi - Associazione sportive e sociali italiane,
 Acam – Associazione culturale alfabeto del mondo onlus,
Fondazione Centro Astalli,
 Associazione Cieli aperti,
Nosotras onlus,
 Open Group,
  Associazione Upre Roma,
Associazione Pangea onlus,
 Associazione donne in rete contro la violenza,
 Associazione nazionale volontarie del telefono rosa,
 Udi – Unione donne in Italia.
 

Marcello Pamio



Per approfondire:
"I vigili della buona condotta sul web riempiono la Rete di insulti e minacce", Carlo Tarallo, La Verità del 26 agosto 2017
"Orlando cancelli quella lista. O la apra a tutti", Mario Giordano, La Verità del 26 agosto 2017


FONTE : https://www.disinformazione.it/Governo_Pd_psicopolizia.htm

venerdì 25 agosto 2017

giovedì 24 agosto 2017

Castrati e uomini (Kastraten und Männer)

 
MIRABILE RITRATTO DELL' "UOMO EUROPEO" CHE SOTTOSCRIVIAMO IN TOTO
 
Si rimane sempre sbigottiti davanti agli attentati: le nostre preziose vite falciate da bestie senza pietà! La vittima bambina, la vittima ragazza, la vittima giovane ed ebbra di speranza nel futuro! I giornali grufolano e si rivoltano nel brago dell’angoscia occidentale, declinata secondo lo stile puerile e piagnucoloso degli occidentali alla fine dei tempi. Il sangue, il sangue! Ma di sangue ne abbiamo visto poco dal ’45 a oggi. L’Italia ha vantato lievi increspature, durante i Settanta, e poi più nulla. Si sta abbastanza bene nell’Occidente, senza guerre carestie malattie. Anche la violenza è più esibita che reale. La violenza reale dov’é? Tutti noi sciaguattiamo senza sosta nel brodo tiepido di un’esistenza insulsa. La violenza fa raramente capolino nella vita; temiamo la violenza, la aborriamo; anche uno schiaffo, ormai, o un calcio in culo son vissuti come affronti intollerabili, da tribunale: la querelo la querelo! Non sia mai che si risponda con un bel pugno nei denti.
Siamo tutti pacifici, paciosi, pacifisti, antistalking, antifemminicidi, antivivisezionisti. Prima o poi anche zanzare e pappataci accamperanno i loro diritti. Il Dalai Lama già rispetta quelle nobili vite, ogni cosa è illuminata. Formiche, libellule, ma anche gerani e cavolfiori (ci si tranquillizzi) avranno la loro leggina MinCulPolCor.

Siamo più buoni, tutto è buono, basta sopraffazione, insceniamo un girotondo ecumenico, sfiliamo sotto l’albero della Coca Cola.
L’europeo è divenuto il popolo più calmo e passivo della terra, un hippie rincoglionito, un goffo castrone che bercia in una lingua non sua. In realtà non fa che scambiare un’apatia patologica per civiltà. Cari europei, non siamo più civili o progressisti o giusti: solo più poveri spiritualmente. L’europeo ha la dolce calma dell’idiota o del deficiente. È stato indotto a questo, anno dopo anno, con cautela, astuzia e circospezione da fini psicologi. Ora le sue terre sono terre di confusione e conquista; e il passato terribile a cui si riallacciava e che ne costituiva la forza insondabile e paurosa giace negletto. Egli, infatti, è stato addestrato a ripudiarlo. Quante colpe nel nostro passato!
Ditemi a cosa si riduce un europeo oggi. È una foca col pallone sul naso, un turista a oltranza.

Cosa vuole questo nuovo cittadino del mondo? Starsene in pace e divertirsi. In pace! Quando si avrebbe bisogno di una vera guerra, lui si ritira sul Tabor del quietismo.
Ogni tanto la sua natura riemerge dai recessi del giusto. Per brevi attimi intuisce la verità. La propria insignificanza, la piattezza d’una vita senza alti e bassi e, pertanto, priva di felicità. E allora impazzisce, o si degrada e umilia, sempre più, sino all’abiezione, oppure si rifugia nello stordimento estremo per non ascoltare più la disperazione che allarga feroce le mascelle sino a oscurare il sole della redenzione.

Roma, Parigi, Vienna, Budapest.
La sua anima è stata svuotata, la volontà tarpata, il sentimento del tempo sradicato; il petto è una carcassa in cui ronzano le mosche della putredine, il cuore un’informe matassa sanguinolenta che più non manda l’elettrica pulsione della vendetta – quell’anelito che è miscela di rovente audacia e di fredda meditazione. Equivocare tutto questo quale sintesi di maggiore civiltà, ecco l’inganno, la resa.

Le reazioni agli attentati non giacciono sul piano della volontà inflessibile e spietata che pianifica e colpisce senza remore: sembrano, invece, una serie di  borsettate isteriche alternate alle consuete manifestazioni di superiorità morale: di una tale stolida cretineria da far quasi parteggiare per gli assassini: Je suis Charlie, yo soy Barcelona, Io sono Roma.
Ma se la guerra e la violenza e lo scontro sono state abilmente sottratte all’orizzonte dell’europeo, rendendolo, forse per sempre, un imbelle e un groviglio di falsa coscienza, al contrario la violenza esibita impazza su televisione, stampa e web. È una violenza studiata, indotta, centellinata con cura.
Cinquecento milioni di individui, il cuore della storia, della scienza e della metafisica, volgono il muso laddove lo si vuole far volgere; sobbalzano quando gli si manda la scarica mediatica per essi prescritta; pendono dalle labbra di rabbini e papi da tre palle un soldo; e agli affronti sempre più scoperti, ai trucchi grossolani operati da imbonitori che neanche si preoccupano di celarli alla vista, essi cedono vieppiù in termini di orgoglio, storia, volontà. Vogliono la pace! Contro i guerrafondai dell’Islam! Come se l’Islam radicale non fosse che un branco di ciabattoni comandati a distanza! La parodia hollywoodiana dell’Islam: CSI NCIS Alias 24 Homeland. Ma l’europeo, il cui immaginario si popola di tali sciocchezze, crede a tali figurine, utili cani da pastore per mansuefare ciò che resta di una pur morente fierezza.
Perché se l’Europa fosse ancora dominata dalla ragione aristotelica si alleerebbe a Iran e Siria (la Persia e la Soria di Federico II) per scacciare questi sanguinari commedianti e i loro mandanti: natoamericani col ghiribizzo dell’apocalisse, traditori nazionali, voltafaccia arabi, pazzoidi assortiti e resecatori di prepuzi.

Ma non sarà così.

Infiacchiti, disorientati, con false parole d’ordine nei cervelli sfibrati da decenni di propaganda, gli europei verranno portati nella macelleria che più aggrada al potere, belando di giustizia, equità e sol dell’avvenire, battendo le mani alle mannaie e ridendo alla vista dei tranci di ciò che fu una vera civiltà.
 
Alceste
Fonte: http://alcesteilblog.blogspot.it
Link: http://alcesteilblog.blogspot.it/2017/08/castrati-e-uomini-kastraten-und-manner.html#more

https://comedonchisciotte.org/castrati-e-uomini-kastraten-und-manner/

mercoledì 23 agosto 2017

24 AGOSTO 1943: ONORE ALL' EROE ETTORE MUTI

 
 
GIM DAGLI OCCHI VERDI
 
Così lo soprannominò D’annunzio che coniò per lui altri suggestivi nomignoli come “Ettore da Ravenna” e il “Corsaro”
 
Ettore Muti è l’ultimo eroe italiano e in una nazione in crisi di ideali, anche il ricordo di un eroe può aiutare a crescere. Vorrei ricordare, nei giorni in cui ricorre l’anniversario del suo, ancora oggi, misterioso assassinio, il “fascista tra i fascisti”, come recita una vecchia canzone.
 Ettore Muti, è stato volutamente dimenticato, obliato dai libri di storia nelle scuole, perché fascista e dunque è impossibile, per la dominante cultura di sinistra, rappresentarlo come valore positivo ai giovani studenti.
Vorrei ricordarne non tanto la vita, le eroiche gesta, che ne fecero il soldato più decorato e amato d’Italia, per quello basta leggere una buona biografia e vi si troveranno elencate tutte le sue imprese, le gesta di enorme coraggio, indubbiamente, meglio di come potrei fare io.
Vorrei soltanto portare all’attenzione di chi leggerà, proprio come si fa a un funerale o a una commemorazione, simpatici aneddoti, episodi lieti della sua breve ma intensa vita, raccolti spulciando fra gli innumerevoli libri a lui dedicati, allo scopo di strappare un sorriso in sua memoria. Ne parlerò come farebbe una ragazza “innamorata” che pur avendolo conosciuto solo fra le righe di qualche volume dimenticato in soffitta, per l’aura romantica che lo circondava e per la sua tragica fine nel pieno della vita, leggendo dei suoi modi e guardando i suoi occhi in una fotografia ingiallita dal tempo, ha avvertito aumentare il battito del cuore.
Ettore Muti era un romagnolo sanguigno, impetuoso, dal carattere spavaldo, con il gusto dell’avventura e con grinta tenace. Un bellissimo uomo, dalla muscolatura forte e prestante, spalle larghe e viso aperto. Sguardo dolce e da duro, al tempo stesso, che esprimeva sicurezza. Energico, cordiale e, a detta di tutti, brillante e simpatico, amante degli scherzi, anticonformista, scanzonato e sempre un po’abbronzato.
Insomma aveva tutte le caratteristiche giuste per piacere alle donne e non solo. Che fosse un grande amatore, è risaputo, ma c’è un episodio che lo delinea come sopra descritto. Quando era al comando della Legione Portuale di Trieste, successe che un giovane principe orientale, di dichiarata fama omosessuale, affascinato dalla prorompente fisicità di Muti, tentò delle avances che, ovviamente, furono respinte in modo manesco, con qualche cazzotto di troppo. Ne nacque un incidente diplomatico, presto messo a tacere, ma pare che il Duce in persona provasse a redarguirlo e alla fine sbottò dicendo: ”Insomma Muti come mai a me queste cose non succedono?” allora lui, che era sì attaccato a Mussolini, ma senza piaggeria e osava parlargli con confidenza, seppur sempre usando il dovuto rispetto gli rispose “ma Vò an se mega un bel oman come me!” (ma Voi non siete mica un bell’uomo come me!).
Muti era fatto così, genuinamente sincero e spontaneo tanto da togliere la parola di bocca anche al Duce in persona o, come successe in un’altra occasione alla principessa Maria José di Savoia. La futura “regina di maggio” gli si era offerta come madrina di guerra e lui, aveva subito accettato. A Roma, mentre in una suggestiva cerimonia stava ricevendo dalle sue mani un mazzo di fiori, si accorse che erano avvolti in una carta appuntata con uno spillo, allora la fermò spiegando che lo spillo “porta sfortuna” e dunque vedendo la sorpresa della principessa che non conosceva tale superstizione, aggiunse che avrebbe dovuto pungerla leggermente per scongiurare il sortilegio. Maria Josè accetto di buon grado, e sorridendo si lasciò pungere il dito. In seguito con i suoi soliti scanzonati modi, un po’da guascone, raccontando l’episodio, ebbe a dire allegramente “Ohi anche la principessa ho trafitto!”.
Muti era amato e rispettato da tutti gli Italiani proprio per la sua sincerità oltre che per il suo innegabile valore. Il 25 luglio del 1943, il giorno del tradimento e dell’arresto di Mussolini, si trovava a Roma, reduce da una missione in terra di Spagna. Era in piazza Barberini, mentre tutto intorno la folla iniziava ad abbattere le insegne, a incendiare i circoli e a malmenare i gerarchi. Lui, per niente intimorito, continuò i suoi normali spostamenti e, al contrario, il suo passaggio venne calorosamente applaudito da tutti. La gente conosceva le sue gesta, il suo valore e sapeva anche che era sì un gerarca, ma del tutto particolare, mai tronfio e mai megalomane, anticonformista e combattente coraggioso. A lui fu consentito in tempi difficili per tutti i fascisti, farsi vedere in giro, in divisa a passeggio per Via Veneto, senza che nessuno osasse lanciargli improperi o tentasse di colpirlo. Insomma era un personaggio rispettato e amato. “Con Muti si va anche all’inferno” dicevano di lui i fanti in Spagna, dimostrando quanta fede e quanto ardore, riusciva a trasmettere alla truppa.
Ma anche a casa era un grande trascinatore. Generoso, “compagnone”, alla sua mensa invitava sempre amici. Da buon romagnolo autentico, sapeva essere ospitale e il suo desco era un porto di mare per allegre brigate. Non amava prendersi sul serio in qualunque cosa facesse, pur dando sempre il meglio. Quando fu nominato presidente del PNF, raccontava la madre, mandò un telegramma all’amico federale di Ravenna: “Ven cun de pèn rumagnol e cun di grasul..” (Vieni con del pane romagnolo e con dei ciccioli, che sono un tipo di affettato tipico di queste zone).
Come detto, però non fu soltanto, spregiudicato, sprezzante e senza scrupoli. Al contrario dimostrò valore, serietà e merito nel corso del suo mandato. Si racconta che spesso durante le sue frequenti, improvvise ispezioni alle sedi Littorie, non mancasse ove necessario, di ammonire malamente i gerarchi che fossero meritevoli di essere ripresi e redarguiti. Fece condurre inchieste sulle malversazioni, (quanto servirebbero oggi persone così) anche sull’Opera Nazionale del Dopolavoro, mise al loro posto gerarchi e sottoposti, e si dice di lui che “non voleva feste e applausi”, ma gli piaceva “pulire gli angolini”.
Vorrei concludere sperando di essere riuscita a far trasparire il quadro che mi sono fatta io dell’uomo e dell’eroe. Un uomo d’azione, coraggioso, sincero, imprevedibile, e incapace di tattiche da corridoio. Ignorava la diplomazia e all’occorrenza preferiva sbrigarsela con due sberle più che con piani tattici e infide trame. Non gli piaceva farsi pestare i piedi e mai lasciò che lo facessero, senza però comportarsi da despota tiranno con nessuno. Non voglio ricordarlo, come ultima immagine, riverso sul terreno della pineta di Fregene, il 24 agosto del 1943, ucciso da un colpo alla nuca sparato da mano vigliacca e assassina, ma mi piace ricordarlo vivo, come sarà sempre, nella buia sala di un cinema, dove amava andare da solo a vedere John Wayne, o a correre senza freni con la sua Bugatti, o ancora a compiere imprese mirabolanti con l’aereo sui cieli di Spagna (irripetibile Stradivario lo definì Italo Balbo) e a fare complimenti a una bella donna, come in quell’occasione in cui un’avvenente signora, con abito audacemente scollato, gli si rivolse guardando le molte medaglie che gli brillavano sulla divisa dicendo: “Fatemi ammirare questo petto” e lui “Guardate pure, signora, l’ammirazione è reciproca”.

 
Franca Poli
 
 
 
 
 


 

 
 

SACCO E VANZETTI ... E IL DUCE


Il 23 agosto 1927 alle ore 00:19 i due anarchici italiani Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti,-innocenti !- furono assassinati sulla sedia elettrica a Charlestown, Stati Uniti
 
  
IL DUCE CHIESE LA GRAZIA PER SACCO E VANZETTI

Quando si parla di Mussolini le posizioni sono quasi sempre radicali: o dalla sua parte o contro, ma anche se la notizia non è certo recentissima, vala la pena ricordare l'impegno del Duce nel caso Sacco e Vanzetti. La storia dei due anarchici condannati ingiustamente e poi giustiziati il 23 Agosto 1927 nonostante non ci fossero prove a loro carico è nota a tutti, questa vicenda fece il giro del mondo e vide l'impegno anche di grandi nomi per la loro salvezza, nomi illustri come Albert Einstein o Anatole France ed è stata di ispirazione per registi e cantanti.

Quello che è meno noto è l'impegno che Benito Mussolini mise per ottenere la loro grazia dal governo americano.

A rivelare questo inconsueto aspetto del personaggio Mussolini è stato Philip Cannistraro, uno dei più celebri studiosi americani del Fascismo che ha pubblicato le sue ricerche sulla rivista "Journal of Modern History". Cannistraro, frugando negli archivi del Ministero degli Esteri italiano ed in particolare tra i documenti pervenuti dall'Ambasciata italiana di Washington, riportò alla luce due documenti, scritti da Mussolini in persona, dove si chiedeva una revisione del processo a carico dei due anarchici Sacco e Vanzetti: il primo che risale al 1923, in forma riservata, in quanto lo stesso Mussolini riteneva che il processo fosse stato condotto in maniera "pregiudizievole", il secondo indirizzato al governatore del Massachusetts, Alvan Fuller, nei primi dell'agosto del 1927, a un mese dall'esecuzione.

Nelle motivazioni di questa seconda lettera Musssolini chiede che ai due anarchici venga concessa la grazia per evitare che la morte di Sacco e Vanzetti, potesse trasformarli in martiri della sinistra e per dimostrare come la democrazia americana si discostasse nettamente dai metodi bolscevichi.

Durante quel periodo Mussolini ebbe una regolare corrispondenza con l'ambasciatore italiano a Washington, Giacomo De Martino, e con il console generale a Boston affinché facessero pressione anche su Calvin Coolidge, l'allora presidente degli Stati Uniti.

Anche se la cosa è poco nota Mussolini nutriva una grande simpatia per gli anarchici: li riteneva uomini "di fegato", cosa raccontata tra l'altro in un libro di Armando Borghi, libertario di spicco negli ambienti romagnoli: "Mezzo secolo di anarchia" dove lo stesso Borghi racconta dei rapporti amichevoli che Mussolini ebbe con il movimento anarchico italiano prima di diventare direttore dell'Avanti e prima di intraprendere la sua carriera politica.

lunedì 21 agosto 2017

O TI VACCINI O NON ENTRI A SCUOLA!

La circolare: per i bambini non vaccinati niente scuole d'infanzia

Arrivano le regole per la gestione delle vaccinazioni: saranno il medico di base o il pediatra ad attestare se un bambino non può vaccinarsi o deve differire l'immunizzazione, permettendogli quindi di iscriversi a scuola. Lo afferma la circolare operativa sul decreto vaccini pubblicata dal ministero della Salute sul proprio sito. "Le vaccinazioni obbligatorie possono essere omesse o differite ove sussista un accertato pericolo per la salute dell'individuo".
Servono quindi "specifiche condizioni cliniche documentate che controindichino, in maniera permanente o temporanea, l'effettuazione di una specifica vaccinazione o di più vaccinazioni. Tali specifiche condizioni cliniche devono essere attestate dal Medico di Medicina Generale o dal Pediatra di Libera Scelta e coerenti con le indicazioni fornite dal Ministero della Salute e dall'Istituto Superiore di Sanità ".
Per chi è immune per aver contratto la malattia, precisa il documento, la possibilità  di omettere la vaccinazione deve essere provata presentando copia della notifica di malattia infettiva effettuata alla Asl dal medico curante o presentando attestazione di avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale rilasciata sempre dal Medico di Medicina Generale o dal Pediatra.
Niente nido o scuola dell'infanzia per chi non vaccina il figlio, anche se paga la sanzione pecuniaria. Si legge ancora nella circolare esplicativa. "La sanzione estingue l'obbligo della vaccinazione ma non permette comunque la frequenza, da parte del minore, dei servizi educativi dell'infanzia, sia pubblici sia privati, non solo per l'anno di accertamento dell'inadempimento, ma anche per quelli successivi, salvo che il genitore non provveda all'adempimento dell'obbligo vaccinale".
Il divieto di iscrizione ai non vaccinati non vale invece per la scuola dell'obbligo. "Diversamente, per gli altri gradi di istruzione, e precisamente per quelli dell'obbligo - prosegue la circolare - la presentazione della documentazione non costituisce requisito di accesso alla scuola (scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, scuola secondaria di secondo grado, centri di formazione professionale regionale) o agli esami". I minori non vaccinabili per ragioni di salute, spiega la nota, sono inseriti in classi nelle quali sono presenti soltanto minori vaccinati o immunizzati.


FONTE : http://www.globalist.it/autore/globalist

sabato 19 agosto 2017

Decine di foreign fighters rientrati ma il “Big Bang” del terrore europeo vai ad affidarlo a 12 ragazzini?

 
L'ANALISI DI MAURO BOTTARELLI

DA LEGGERSI, "CUM GRANO SALIS"

Attenzione, ci sono cazzi durissimi in casa neo-con italiana: non si vedeva un preapismo belligerante e anti-islamico di questo genere dai tempi di George W. Bush. D’altronde, come dar loro torto: dopo aver visto le loro brillanti tesi da cavernicoli smentite dai fatti oltre che dalla Storia, dopo aver incassato la figura di merda dell’avventura siriana anti-Assad, ecco che i nostri John Rambo in grisaglia hanno una nuova battaglia da combattere: quella contro il jihad in Europa, il secondo tempo del film di quell’Isis creato ad arte da loro eroi, come il senatore John McCain, che ora tenterebbe lo european tour come una rock band in cerca di affermazione.
E da ieri, la strada è spianata: stando alla polizia catalana, l’autista del van della strage di Barcellona sarebbe morto insieme al resto del commando nel conflitto a fuoco di Cambrils. Quindi, la storia di quanto accaduto in quelle 12 ore di delirio è un foglio bianco, ci si può scrivere sopra ciò che si vuole: nessuno dei “cattivi”, infatti, potrà smentirla. Come al solito, d’altronde. Ed ecco che compare, rapidissima, la versione ufficiale ad uso e consumo dell’industria della paura: quanto avvenuto sarebbe stato solo il piano B, un ripiego rispetto all’idea originaria di caricare almeno due furgoni con bombole di gas e farli esplodere tra la folla che scappava.


 Insomma, si puntava addirittura al massacro, non solo alla strage. E cosa avrebbe fatto saltare tutto? L’esplosione accidentale di alcune delle bombole nel covo del gruppo ad Alcanar, 200 chilometri di Barcellona, dove si stavano assemblando gli ordigni, tale da portare ad accertamenti della polizia. Lasciate stare il fatto che un vicino abbia detto che, da quando erano arrivati a inizio luglio, quei ragazzi – tutti di origine araba – avevano dato vita a un andirivieni continuo, tipico atteggiamento del terrorista che non vuole farsi scoprire…



Insomma, come dice “Il Foglio”, il piano A doveva essere di fatto il “Big Bang” della guerra jihadista portata nel cuore dell’Europa dall’Isis, dopo le sconfitte sul terreno in Siria e Iraq. Roba grossa, ve dicevo io. C’è poco da fare: occorre vendere paura, perché tolto sesso e calcio, nulla fa circolare copie come il terrore di morire per mano del nemico du jour. E guardate la sobrietà con cui i quotidiani dei neo-con da trattoria, “Libero” e “Il Giornale”






lanciano l’allarme, fidi scudieri volgarotti della corazzata intellettuale del gruppo, “Il Foglio” appunto. Ma, attenzione, perché alla paura si può reagire in molti modi, i peggiori dei quali sono cavalcarla come abbiamo appena visto o negarla, come fa “Il Manifesto” con la sua prima pagina



 da manifesto sì ma della necessità della psicanalisi mandataria. La normalità e la lucidità di giudizio sono un lusso di questi tempi, o accogli tutti e canti “Imagine” prestandoti i gessetti colorati per scrivere omaggi lacrimosi o usi il lanciafiamme su ogni kebabbaro o pizzeria egiziana che incontri sulla tua strada. Mala tempora currunt. Io, lo ammetto, mi sono rotto i coglioni di cercare di rimetter insieme i cocci di un senso del presente che ormai è solo partigianeria polarizzata: ognuno pensi il cazzo che vuole, io mi tengo le mie opinioni e chissenefrega se la gente le bolla come complottismo. Però, alla fine, mi rimane sempre quella punta di acidità sull’esofago, quando vedo prime pagine come quelle o leggo analisi da pitale in testa a mo’ di elmetto per una guerra che dovrebbe vedere in prima fila intellettuali dal giudizio finissimo come Feltri e Sallusti.


 E’ da 24 ore che blaterano merda, stando bene attenti che prima della fase di caduta incontri il getto dei ventilatore per essere sparsa perbene in giro e scimmiottano – inteso proprio come livello da primate del ragionamento – Oriana Fallaci, una che gioverebbe ricordare come fino all’11 settembre 2001 si sia goduta soldi e diritti d’autore in un attico della cosmopolita e integrazionista New York, senza aver nulla da ridire contro quella pratica suicida della società USA. Poi, a corto di idee, ecco che sulla catasta di 3mila cadaveri, ha deciso che tutti ciò che non era wasp e repubblicano, era merda: accidenti che intellettuale di riferimento, chi non farebbe la rivoluzione in nome di cotanta coerenza occidentale!



 Non scendo nei particolari della cosiddetta “inchiesta” in corso sui fatti di Barcellona, la accetto così com’è e accetto anche l’analisi politologica del “Foglio”, siamo alle soglie del jihad nel cuore d’Europa, il cui atto istitutivo e battesimale è saltato solo per pura sfiga, una bombola di merda che ha innescato un’esplosione rivelatrice del piano. Talmente rivelatrice che, infatti, la polizia catalana aveva alzato tantissimo le misure di sicurezza. Ah no, erano rimaste tali da permettere a un furgone di entrare sulla rambla piena di gente alle 5 di un pomeriggio di metà agosto. E poi, una decina di teen-ager arabi che armeggiano con bombole di gas in una casa mezza diroccata, rompendo tra l’altro i coglioni ai vicini per il trambusto, a chi avrebbero dovuto far sorgere il sospetto? Normale, no? Come è normale che, una volta fallito il piano A, si coinvolga l’intera cellula di 12 persone in una missione potenzialmente suicida ma che, di fatto, necessita al massimo di due persone, una alla guida del furgone killer e un di copertura per la fuga. Invece no, tutti coinvolti – almeno a detta degli inquirenti – in un piano degno di Gatto Silvestro che ha portato con sé 14 morti e parecchi feriti ma, contemporaneamente, l’annientamento stesso dell’intero commando.



 Di fatto, un successo per le forze di sicurezza e la nazione. Senza scordare il poliziotto Rambo che ne ammazza quattro a Cambrils, forse sfruttando la disattenzione dei “terroristi”, troppo presi a capire come funzionassero le cinture esplosive finte di cui erano (stati?) dotati. “Sparavano e ridevano”, fa notare con piglio ansiogeno e austeramente vendicativo nel taglio “Il Giornale”: forse perché erano fatti d qualcosa, magari? Un qaulcosa che faceva pensare loro di essere dentro un videogame, prima che il piombo confermasse ai loro corpi il contrario? Sarà ma la sparatoria di Cambrils mi ricorda terribilmente l’epilogo di un altro attentato con un mezzo di locomozione, quello del mercatino di Natale di Berlino, terminato con il corpo dell’attentatore, Amis Amri, sul selciato del piazzale della stazione di Sesto San Giovanni, freddato da due poliziotti che sembravano attenderlo lì per freddarlo.



 Per mesi nessuno ha reclamato il cadavere di Amis Amri, pur essendo la sua famiglia tutta in vita e più volte intervistata dai nostri media: chissà come mai? Comunque sia, cari amanti delle versioni ufficiali e della guerra dei giusti contro l’islam, tenetevi pure le vostre convinzioni, è il bello della democrazia. Vi chiedo solo una cosa, un’ultima domanda: se Barcellona doveva essere il “Big Bang” del jihad nel cuore dell’Europa, un atto iniziatico epocale, a fronte di decine e decine di foreign fighters rientrati da Iraq e Siria e una rete di radicalizzati che gli inquirenti europei ci descrivono come diffusissima, ultra-professionale, addestratissima e pronta a tutto, perché ti affidi a 12 poco più che ragazzini senza alcuna esperienza?
 
Mauro Bottarelli

Fonte: www.rischiocalcolato.it/
Link: https://www.rischiocalcolato.it/2017/08/decine-foreign-fighters-rientrati-big-bang-del-terrore-europeo-vai-ad-affidarlo-12-ragazzini.html



https://comedonchisciotte.org/decine-di-foreign-fighters-rientrati-ma-il-big-bang-del-terrore-europeo-vai-ad-affidarlo-a-12-ragazzini/

venerdì 18 agosto 2017

AUGURI, RUTILIO !


"Se potrò costatare l'accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente"


 TESTAMENTO SPIRITUALE DI RUTILIO SERMONTI
 
Ascoltatemi, carissimi amici e compagni di fede. Questo non è un addio. L'addio, sarete voi a darmelo, quando io non potrò più farlo, dato che, fino all'ultimo respiro, intendo adempiere al giuramento che prestai il 28 ottobre 1939 allo Stadio dei Marmi, al Duce presente.

È un testamento e una consegna, e, come tale, va redatto presso alla conclusione della vita, ma ancora nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali, come il destino ha voluto conservarmi tuttora.

Mi rivolgo a voi, che mi siete più vicini nei ranghi, ma vi faccio carico di serbare in cuore le mie parole e di divulgarle al massimo e con ogni possibile mezzo a tutti coloro che giudicate pronti a riceverle, il giorno in cui mi porrò in congedo illimitato.

Per tutta la vita, ho cercato di servire il nostro comune ideale. Come tutti, ho certo commesso errori ed ingenuità, ma posso orgogliosamente affermare, sfidando chiunque a contraddirmi, di non aver mai accettato il più insignificante compromesso con la laida baldracca cui si usa dare il nome di Libertà, nè con i suoi logorroici manutengoli. Ora che il fardello del legionario comincia a premere sulle mie dolenti spalle, e che il mio passo malfermo necessita dell'appoggio affettuoso dei giovani fedeli, credo quindi di potere, senza mancarvi di rispetto, rivolgermi a voi in tono quasi paterno.

La prima verità da intendere è questa: che il compito che ci siamo assunti non è da uomini, ma da eroi. Non è affermazione retorica, questa, ma rigorosamente realistica. E, se così numerosi tentativi di riunione delle nostre forze sono falliti, è stato perchè si è voluto affrontarli da uomini e non da eroi. E gli uomini, anche di buon livello, hanno una pletora di debolezze, di vanità, di fisime, di opportunismi, che solo gli eroi sanno gettarsi dietro le spalle.

Come tante altre parole, anche "eroe" ha bisogno di una definizione. Non intendo, con essa, riferirmi a un comportamento eccezionale dettato da un attimo di esaltazione, di suggestione e di sacro furore, che può portare fino a «gettare la vita oltre l'ostacolo». Intendo definire quel fatto esistenziale e permanente, detto «concezione eroica della vita», che accompagna il soggetto in tutte le sue azioni e pensieri, anche apparentemente più tranquilli. Eroe, è quindi chi riesce a spezzare i vincoli condizionanti che lo legano, ora ad ora, alla grigia materialità del quotidiano, per seguire ad ogni costo la suprema armonia del cosmo, il sentiero della super-vita e della partecipazione al Grande Spirito. L'eroe è quindi portato a fare il proprio dovere, senza bisogno di alcuna costrizione, ed ha nella propria coscienza un giudice ben più acuto e inesorabile che un pubblico impiegato seduto dietro a un bancone. Libero, non è chi non ha padrone, ma chi è padrone di se stesso, e quindi l'eroe è il solo tipo umano veramente libero.

Non è che l'eroe non si allacci anche lui le scarpe, non paghi il telefono, non incassi lo stipendio o non partecipi magari a una compravendita. Solo che, per lui, quelle sono incombenze necessarie ma accessorie, secondarie: non sono «la realtà della vita», come per l'uomo qualunque. Servono a campare, ma vivere per campare gli toglierebbe il respiro.

Per questo, il nostro primo imperativo dev'essere: «tutti eroi!».

Il mio testamento spirituale potrebbe finire qui, perchè tutto quel che ho fatto, detto e abbondantemente scritto in tanti anni, non è che la conseguenza di quell'impostazione.

Voglio però aggiungervi un paio di consigli, che ritengo possano essere utili per la vostra continuazione della lotta.

Il primo è di adottare un ordinamento (e una formazione) fondato sui doveri e non sui diritti.

Sul piano meramente logico, sembrerebbe la stessa cosa. Se Tizio ha un diritto, ci dev'essere un Caio che ha il corrispondente dovere verso di lui. Se quindi io dico: «Tizio ha diritto di avere X da Caio», è sinonimo del dire «Caio ha il dovere di dare X a Tizio». Che differenza c'è?

C'è, la differenza. E sta nel fatto che, mentre il proprio dovere si può FARE, il proprio diritto si può soltanto RECLAMARE. Ne consegue che, se tutti fanno il loro dovere, e tale è la maggior cura dello Stato, automaticamente anche tutti i diritti vengono soddisfatti, mentre, se si proclamano diritti a piene mani, e tutti li reclamano, si fanno solo cortei con cartelli e una gran confusione e intralcio al traffico (protetto da stuoli di vigili urbani), ma il popolo resta a bocca asciutta, eccettuati i sindacalisti.

La seconda esortazione ha carattere operativo. Un uomo solo, un Capo, può impugnare la barra delle massime decisioni, ma deve possedere qualità eccezionali, che ben raramente si riscontrano. In sua mancanza, un gruppo di tre, quattro, cinque persone accuratamente selezionate, possono svolgere la funzione decisionale con sufficiente prontezza e saggezza. Un organo più numeroso, può funzionare solo a patto che vi sia una rigorosa divisione di funzioni e relative competenze, tra cui quella di sintesi, svolta da pochissimi. Ma soprattutto, deve dominare in esso l'assoluta unità di intenti, al difuori di qualsiasi carattere agonistico (tipo maggioranza e opposizione). In mancanza di tali requisiti, l'organo numeroso è del tutto inutile, anzi gravemente dannoso, perchè vengono a dominare poteri "di fatto" fuori di ogni controllo. Vi dico questo, sia in vista degli organi dello Stato organico che intendiamo istaurare, sia per quanto riguarda agli organi interni di "nostre" formazioni. Per queste ultime, anzi, il pericolo delle vaste "collegialità" (vedasi il pessimo esempio del MSI-DN) è ancor più grave, perchè fattore della degenerazione demagogica e incapacitante delle compagini stesse. Lasciate quindi al belante gregge democratico la ridicola allucinazione di comandare tutti, e coltivate la nobile, virile e feconda virtù dell'obbedienza.

Nessuno nega che il temperamento ambizioso sia uno stimolo per l'azione, ma ognuno stia in guardia: al minimo accenno che esso tenda a prevaricare in lui sulla dedizione alla Causa, sappia mortificarlo con orrore. La vittoria nella «grande guerra santa» è quella.
 
Se potrò costatare l'accoglienza da parte vostra di queste mie esortazioni, saprò di non aver vissuto inutilmente.

Ed ora, non avendo più la forza di stare al remo, torno a darmi da fare al timone.

Enos, Lases, iuvate !

Rutilio