Giorgio Perozzi nasce a Firenze il 15 marzo 1922. Attorno al 1955 si sposa con la gelida moglie Laura e, negli stessi anni, ha un figlio, Luciano, anche se questa informazione la possiamo ricavare dal secondo capitolo della saga, in cui nel 1966 Luciano ha circa dieci anni, nonostante dal primo film si possa dedurre che Luciano sia, nel 1975, un ragazzo maturo. Questa è una delle incongruenze che hanno caratterizzato Amici miei atto II, blooper da doversi intendere come "licenze poetiche" per permettere i flashback che avrebbero consentito agli amici di rievocare le avventure precedenti al primo film, quando il Perozzi era ancora vivo.
Nel 1966 egli è comunque, lo si deduce dalle parole del narratore Mascetti, "già capocronista": la sua attività è infatti quella di giornalista per il quotidiano La Nazione di Firenze. Nello stesso periodo ha una relazione adulterina con Anita Esposito, la moglie del fornaio: scoperto dalla moglie Laura, il Perozzi sarà momentaneamente abbandonato e dovrà crescere da solo il figlio Luciano, particolarmente noioso e saccente, aiutato in questo dagli amici, con l'esclusione del Melandri, il quale nello stesso periodo si separa temporaneamente dal gruppo per conquistare una "baciapile". In particolare sarà aiutato dal Mascetti che, per 150.000 lire al mese, ospiterà Luciano, salvo poi riconsegnarlo al Perozzi perché questi, in sole 24 ore, gli ha "sfasciato la famiglia". Così, approfittando di un grave evento di cronaca, che egli mistifica approfittandosi della sua posizione di capocronista, fa credere alla moglie che l'amante sia morta in un incidente d'auto. Non appena Laura torna, soprattutto per occuparsi del figlio Luciano piuttosto che per amore del marito, il Perozzi riprende la sospesa relazione con la fornaia. Durante lo straripamento dell'Arno, il Perozzi è a letto con l'amante e viene scoperto dal marito di lei nel tentativo di questi di salvare qualche prezioso oggetto nella casa allagata al primo piano. Da questo momento si può dedurre che Laura e il Perozzi attenderanno il referendum del 1974 per divorziare, ma sicuramente Laura tornerà, questa volta con Luciano, dai suoi genitori. Negli anni seguenti - o forse precedenti, a seconda di quando si valuti avvenuto l'incontro degli amici con il Sassaroli, dato che nel film può sicuramente essere rappresentato come un flashback, ma per contro bisogna ricordare che Luciano appare già come un uomo maturo - il Perozzi intrattiene una nuova relazione extraconiugale con una non meglio nota Bruna. Approfittando del fatto che con gli amici era stato ricoverato nella clinica del Sassaroli, ingigantisce i postumi della degenza fingendosi deforme.
La gobba posticcia gli servirà per allontanare l'amante che "da un bel po' aveva cominciato a pronunciare sinistre frasi come avrei tanto bisogno che tu avessi bisogno di me". Al ritorno dall'ennesima zingarata con gli amici al completo, il Perozzi è colto da un infarto - ma aveva già dato segni di deficienze cardiache ("Ragazzi avvertite, io c'ho il core cagionevole") - e muore, nel tentativo di un'ultima beffa, una supercazzola al prete, chiamato dal figlio, al suo capezzale, il 20 novembre 1975, come si deduce dalla tomba che gli amici visitano nel secondo film.
Sul letto di morte, la moglie, trascinata dal figlio, non gli perdona le tante infedeltà e, alla frase del Melandri "neanche una lacrimina", risponderà "me le ha già fatte piangere tutte". Difatti, il giorno dopo non si presenterà al funerale che, a dispetto di quanto si augura il Melandri, vede una scarsa partecipazione e si rivela molto triste. Esso tuttavia non manca di concedere agli amici un'ultima zingarata tutti assieme e, nell'ennesima beffa ordita ai danni del Righi, è come se il Perozzi ridesse nella bara assieme agli "amici miei", segnando così la pellicola con un finale dolceamaro e tragicomico, tipico della commedia all'italiana.
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