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Bergamo - Torre autostrada Bergamo - Milano - 1927
Bergamo - Torre autostrada Bergamo - Milano (particolare) - 1927
Bergamo - Torre autostrada Bergamo
Bergamo - Monumento alla medaglia d'oro Antonio Locatelli
Bergamo - Medaglione nel quartiere Piacentiniano
Bergamo - Poste e Telegrafi
Arch. Mazzoni Angiolo - 1932-1934
Bergamo - Palazzo Poste e Telegrafi - particolare
Bergamo - Quartiere Piacentiniano - 1927
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... ma il monocigliato insiste
Fiano contro Gori: è scontro nel Pd sulla cittadinanza onoraria a Mussolini
Il promotore della legge contro la propaganda fascista: "Singolare mantenere il riconoscimento per un assassino". Ma il sindaco di Bergamo (e candidato governatore lombardo) non recede: "Resti come monito: cancellarla vuol dire non avere giusta distanza da fatti della storia". Anpi e Comunità ebraica insorgono
"Non mi piace per niente che ci siano ancora delle cittadinanze onorarie a Mussolini, che considero un assassino. Trovo singolare che si mantenga una cittadinanza onoraria per un assassino". "La cittadinanza laciamola come monito, proporne la cancellazione è un errore che denuncia una mancanza della necessaria distanza dai fatti della storia". Da una parte Emanuele Fiano, responsabile sicurezza del Pd e "padre" del disegno di legge che punisce la propaganda fascista (già approvato alla Camera con 261 voti, ora passerà al Senato). Dall'altra Giorgio Gori, sindaco di Bergamo e candidato dem alla presidenza della regione Lombardia.
Compagni di partito. Entrambi renziani. Ma profondamente divisi su un tema: la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Quella che il Comune di Bergamo - così come numerose altre città, qualcuna lo fece nel 1923 - conferì al duce nel '24 per celebrare il primo anno della "rivoluzione fascista" e l'anniversario dell'inizio della Grande Guerra. La cittadinanza fu un omaggio imposto ai sindaci dal Partito nazionale fascista. Da allora molti amministratori, per sensibilità personale e per accogliere la richiesta di associazioni partigiane e di ex deportati, l'hanno revocata. Altri no. Tra questi c'è Gori che, nonostante appelli, proteste e una raccolta firme dei cittadini, resta fermo sulla posizione assunta due anni fa quando l'Isrec (Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea) chiese all'amministrazione di cancellare l'onorificienza.
A favore della revoca, tra gli altri, il vicesindaco, Sergio Gandi, e il presidente della provincia di Bergamo, Matteo Rossi. L'argomento ha continuato a dividere. Adesso una sonora bocciatura alla linea Gori arriva da un autorevole esponente nazionale del Pd: Lele Fiano, il responsabile sicurezza del partito che negli ultimi mesi, da quando la sua legge è approdata alla Camera, ha subìto violenti attacchi da più parti, in primis dall'ultradestra. L'altra sera il deputato di origine ebraica (il padre Nedo Fiano è sopravvissuto alla deportazione nazista nel campo di concentramento di Auschwitz) era ospite a Bergamo a un incontro promosso dall'Anpi ("Crimine o ideologia? L'apologia del fascismo nella legge Fiano"). Su quali possano essere "le scelte e le opportunità per decidere di mantenere delle cose iscritte nella nostra storia", il deputato dem ha detto che "non le capisce". Ma - ha spiegato - "considero questa cittadinanza qualcosa di non confacente con la storia". Al netto di appelli, proteste e contestazioni, dal 2015 il sindaco Gori, in corsa alle elezioni regionali lombarde, ha sempre tirato dritto. "Cancellare un fatto politico ormai consolidato e storicizzato sarebbe un errore. Una sorta di rivincita a posteriori che però non cambierebbe nulla".
Il coordinatore lombardo dell'Associazione dei Partigiani, Tullio Montagna. dice: "Fiano ha pienamente ragione. Lasciare la cittadinanza in onore di un assassino e di un gangster - come Mussolini è stato - è un errore clamoroso: che sputtana la stessa città, in questo caso Bergamo. A Gori dico che il fascismo - aggiunge - è stato anche un'associazione per delinquere: bisogna avere orrore di questa esperienza, altro che lasciare le onorificienze".
Compagni di partito. Entrambi renziani. Ma profondamente divisi su un tema: la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Quella che il Comune di Bergamo - così come numerose altre città, qualcuna lo fece nel 1923 - conferì al duce nel '24 per celebrare il primo anno della "rivoluzione fascista" e l'anniversario dell'inizio della Grande Guerra. La cittadinanza fu un omaggio imposto ai sindaci dal Partito nazionale fascista. Da allora molti amministratori, per sensibilità personale e per accogliere la richiesta di associazioni partigiane e di ex deportati, l'hanno revocata. Altri no. Tra questi c'è Gori che, nonostante appelli, proteste e una raccolta firme dei cittadini, resta fermo sulla posizione assunta due anni fa quando l'Isrec (Istituto bergamasco per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea) chiese all'amministrazione di cancellare l'onorificienza.
A favore della revoca, tra gli altri, il vicesindaco, Sergio Gandi, e il presidente della provincia di Bergamo, Matteo Rossi. L'argomento ha continuato a dividere. Adesso una sonora bocciatura alla linea Gori arriva da un autorevole esponente nazionale del Pd: Lele Fiano, il responsabile sicurezza del partito che negli ultimi mesi, da quando la sua legge è approdata alla Camera, ha subìto violenti attacchi da più parti, in primis dall'ultradestra. L'altra sera il deputato di origine ebraica (il padre Nedo Fiano è sopravvissuto alla deportazione nazista nel campo di concentramento di Auschwitz) era ospite a Bergamo a un incontro promosso dall'Anpi ("Crimine o ideologia? L'apologia del fascismo nella legge Fiano"). Su quali possano essere "le scelte e le opportunità per decidere di mantenere delle cose iscritte nella nostra storia", il deputato dem ha detto che "non le capisce". Ma - ha spiegato - "considero questa cittadinanza qualcosa di non confacente con la storia". Al netto di appelli, proteste e contestazioni, dal 2015 il sindaco Gori, in corsa alle elezioni regionali lombarde, ha sempre tirato dritto. "Cancellare un fatto politico ormai consolidato e storicizzato sarebbe un errore. Una sorta di rivincita a posteriori che però non cambierebbe nulla".
Il coordinatore lombardo dell'Associazione dei Partigiani, Tullio Montagna. dice: "Fiano ha pienamente ragione. Lasciare la cittadinanza in onore di un assassino e di un gangster - come Mussolini è stato - è un errore clamoroso: che sputtana la stessa città, in questo caso Bergamo. A Gori dico che il fascismo - aggiunge - è stato anche un'associazione per delinquere: bisogna avere orrore di questa esperienza, altro che lasciare le onorificienze".
Contro il primo cittadino di Bergamo si schiera anche Roberto Cenati, presidente dell'Anpi milanese: "Tutte le cittadinanze onorarie conferite a Mussolini dovrebbero essere tolte. Sono inaccettabili della nostra Repubblica nata dalla Resistenza. Mussolini si è reso responsabile, tra le altre nefandezze, delle famigerate leggi antisemite di cui ricorrerà nel 2018 l'ottantesimo anniversario".
Critica anche la Comunità ebraica: "Non tutta l'Italia, al contrario di altri Paesi, ha fatto i conti con la propria storia. Già scoprire che ci sono ancora oggi dei Comuni che non hanno tolto la cittadinanza onoraria a Mussolini è per noi una sgradevole sorpresa. Poi, addirittura, aprire un dibattito sul "togliere o lasciare" tale onorificenza ci pare assurdo. Esprimiamo dunque stupore e perplessità in merito alla mancata volontà da parte del sindaco di Bergamo Giorgio Gori di cancellare l'onorificenza che la sua città ha tributato a Mussolini nel 1923. Ci pare poco dignitoso innanzitutto per la città di Bergamo che ancora
Critica anche la Comunità ebraica: "Non tutta l'Italia, al contrario di altri Paesi, ha fatto i conti con la propria storia. Già scoprire che ci sono ancora oggi dei Comuni che non hanno tolto la cittadinanza onoraria a Mussolini è per noi una sgradevole sorpresa. Poi, addirittura, aprire un dibattito sul "togliere o lasciare" tale onorificenza ci pare assurdo. Esprimiamo dunque stupore e perplessità in merito alla mancata volontà da parte del sindaco di Bergamo Giorgio Gori di cancellare l'onorificenza che la sua città ha tributato a Mussolini nel 1923. Ci pare poco dignitoso innanzitutto per la città di Bergamo che ancora
oggi - nel 2017 - abbia tra i suoi cittadini onorari un uomo che ha introdotto le leggi antiebraiche e permesso la deportazione nei campi di sterminio di propri cittadini, nonché portato l'Italia in guerra mandando al macello centinaia di migliaia di soldati del nostro Paese".
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