"Era fascista? Non lo era? Ma chissenefrega, scusate! A noi nun ce ne frega un cazzo se quello che è crepato era un fascio oppure no. Lui lì nun ce doveva stà. E basta."
Estratto di una telefonata a Radio Onda Rossa del 12-01-1979
La tragica giornata del 10 gennaio 1979 non è conclusa con gli scontri e con la morte di Giaquinto. Proprio mentre il telegiornale della sera mette in scena la sua parodia della verità, l'altra faccia della strategia del terrore, i comunisti, si muovono per offrire anche il loro contributo all'anniversario di Acca Larentia.
Il metodo prescelto è quello già sperimentato per uccidere Zicchieri: sparare da un'auto in corsa. Una tattica vile, che non prevede nessuna possibilità di reazione e bassissimi rischi. Il commando omicida non sceglie neppure le vittime, non compie un "gesto politico simbolico", come nel caso dell'assalto di via Acca Larentia, colpisce nel mucchio, con un solo obbiettivo: uccidere un fascista.
Stefano Cecchetti, 19 anni, simpatizzante del Fronte della gioventù, è con altri amici al bar di Largo Rovani, al quartiere Talenti, un bar di quelli frequentati da giovani di destra, ma certo non solo da loro. Si commentano gli episodi della giornata, c'è rabbia, orrore, dolore per Alberto Giaquinto, anche se nessuno lo conosce di persona: era un camerata ed è stato assassinato. Fa buio e freddo quando i ragazzi escono, non fanno neppure caso ad un'auto che si mette in moto, non vedono neppure le canne delle armi uscire dal finestrino, sentono solo i colpi secchi. Stefano cade a terra senza vita, in un lago di sangue, altri due giovani: Maurizio Battaglia e Alessandro Donatore, di 18 anni, rimangono feriti.
L'agguato viene rivendicato dai Compagni Organizzati per il Comunismo, che rimarranno impuniti...
Il metodo prescelto è quello già sperimentato per uccidere Zicchieri: sparare da un'auto in corsa. Una tattica vile, che non prevede nessuna possibilità di reazione e bassissimi rischi. Il commando omicida non sceglie neppure le vittime, non compie un "gesto politico simbolico", come nel caso dell'assalto di via Acca Larentia, colpisce nel mucchio, con un solo obbiettivo: uccidere un fascista.
Stefano Cecchetti, 19 anni, simpatizzante del Fronte della gioventù, è con altri amici al bar di Largo Rovani, al quartiere Talenti, un bar di quelli frequentati da giovani di destra, ma certo non solo da loro. Si commentano gli episodi della giornata, c'è rabbia, orrore, dolore per Alberto Giaquinto, anche se nessuno lo conosce di persona: era un camerata ed è stato assassinato. Fa buio e freddo quando i ragazzi escono, non fanno neppure caso ad un'auto che si mette in moto, non vedono neppure le canne delle armi uscire dal finestrino, sentono solo i colpi secchi. Stefano cade a terra senza vita, in un lago di sangue, altri due giovani: Maurizio Battaglia e Alessandro Donatore, di 18 anni, rimangono feriti.
L'agguato viene rivendicato dai Compagni Organizzati per il Comunismo, che rimarranno impuniti...
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