La 2° guerra mondiale aveva sconfitto il fascismo, ma, malgrado il loro massacro, non i Fascisti, specialmente a Milano, luogo (piazzale Loreto) in cui la barbarie rossa esibì i corpi straziati dei gerarchi repubblichini alla merce della viltà di un popolo ormai fatto servo dal bolscevismo armato.
Il trascorrere degli anni, però, dimostrò che il 20ennio fascista non solo combatté il capitalismo ma seppe restituire agli italiani la dignità di un popolo. Nostalgici e soprattutto giovani, tornarono a predicare gli ideali del fascismo, ideali contrastati con ogni mezzo da sovversivi e governo “democratico” che, unitamente, con aggressioni di massa e stragi di Stato intendevano sopravvivere a se stessi. Queste prepotenze hanno forgiato in molti giovani Fascisti un carattere duro, tanto duro da far paura, tant’è che negli anni ‘60 e ’70, i rossi imperversavano sui militanti Fascisti in tutta Milano, tenendosi però lontani da “Piazza San Babila”, un luogo che quei giovani avevano fatto proprio, difendendolo da ogni aggressione ad un prezzo altissimo, tante sono le tragedie, tante le persecuzioni dell’in-giustizia ( oltre un centinaio di imprigionati tra il '73 e il 75), nei momenti difficili per i governanti, giudici e stampa colpivano i giovani fascisti, i primi l’incarceravano (con false accuse), i secondi dando grande risalto agli arresti ( alcuni cronisti milanesi s’inventarono un neologismo dispregiativo “sanbabilino” per diffamare i giovani Fascisti che stazionano in quella piazza).
Per quei giovani San Babila rappresentava un luogo dove poter respirare aria pura, l’aria della comunità, di quella comunità dopo il 1972 faceva parte Riccardo Manfredi, conosciuto quale principale esponente del “Gruppo Sempione”, era noto per la sua forza fisica e la sua generosità.
Riccardo, veniva incarcerato o scarcerato a piacimento del giudice di turno, solo perché Fascista, l’ultima accusa infame lo vedeva complice di Ferorelli.
Qualche tempo dopo, durante la traduzione che lo stava portando a Milano per il processo, sapendosi innocente tenda di evadere (la polizia che non seppe vigilare), ma perì per essersi gettato dal treno in corsail 3 giugno 1978. Un altro assassinio di Stato?!
Riccardo Manfredi, ebbe una figlia che, per colpa di questa falsa “democrazia” non poté vedere crescere. Cosi come non poté assistere la madre durante la sua terribile malattia tumorale. La Sig.ra Anna è sepolta a Mantova, ma Riccardo non potrà saperlo.
La figlia di Riccardo, nonostante tutto dichiara: “sto ricostruendo la sua vita e in un certo modo anche la mia essendo io sua figlia… chiedo solo di avere più notizie possibili e il fatto di avere qualcosa che è stato suo sarebbe veramente stupendo”. Coloro che sono in grado l’aiutino!
Manfredi è stato ricordato qualche anno fa sulle pagine della “Legione”.
Stato processuale:
Chiuso il procedimento giudiziario nei confronti di Riccardo Manfredi in seguito al decesso, lo Stato continua a perseguire il coimputato Ferorelli, (l’ultimo camerata di avventure di Riccardo prima della sua premature scomparsa), il quale in quel terribile mese di giugno dell’ 78 venne processato per una imputazione, costruita a tavolino.
In quella occasione (caso raro per i Fascisti) la Corte d’Assisi di Milano riconosce infondate le accuse e assolve Ferorelli, il quale avendo le stesse imputazioni di Riccardo fa legittimamente desumere che sarebbe stato assolto anche Manfredi, che quindi morì INNOCENTE, qualche giorno prima di venire liberato.
Militante di Avanguardia Nazionale a Milano fu considerato uno dei principali esponenti del cosiddetto “Gruppo Sempione” e di “Piazza San Babila” negli anni dopo il 1972. Riccardo Manfredi, noto per la sua forza fisica e soprattutto per la sua generosità, fu protagonista di numerose iniziative politiche e non, insieme ad altri militanti neofascisti, come Rodolfo Crovace, Gianni Nardi, Giancarlo Esposti e Marco Pastori.
Fisici slanciati e muscoli sempre allenati. Spesso gli iscritti del Movimento Sociale Italiano si avvalevano dell’aiuto dei Sanbabilini per formare il servizio d’ordine e per le affissioni dei manifesti durante le campagne elettorali.
Arrestato più volte dalla polizia per reati comuni insieme a Giovanni Ferorelli, il 3 giugno del 1978, Riccardo Manfredi, prima di raggiungere il Palazzo di Giustizia di Milano per essere processato, tentò di evadere durante una traduzione carceraria, gettandosi da un treno in corsa morendo sul colpo. Solo dopo la sua morte, alcuni pentiti lo accusarono di aver ferito un carabiniere durante un conflitto a fuoco nella stazione ferroviaria di Bologna nel 1978. Ma Riccardo Manfredi, durante il processo non fu mai accusato da nessun Giudice di essere il protagonisti di quell’azione. Ironia del caso, Giovanni Ferorelli, con gli stessi capi di imputazione di Riccardo Manfredi, al termine del processo fu assolto. Probabilmente anche per Riccardo Manfredi si prospettava lo stesso verdetto.
Così, il portale d’area “A tutta destra” ricordava Riccardo Manfredi, uno dei tanti protagonisti dell’epopea sambabilina, morto tragicamente. Come Giancarlo Esposti, come “Mammarosa” Crovace, come Salvatore Vivirito. La sua vicenda è ben presente nel romanzo di Alessandro Preiser (nome d’arte dell’ex pentito nero Alessandro Danieletti) “Avene selvatiche” come nel volume di Rao “Il piombo e la celtica”. Il pentito che lo accusò della sparatoria alla stazione di Bologna era stato proprio l’autore del romanzo, che con Ferorelli e Manfredi faceva parte dei numerosi sambabilini usciti da poco, all’inizio del 1978, dal carcere e che avevano partecipato al dibattito sullo spontaneismo armato che di lì a poco – con la mite sentenza dei giudici bolognesi al processo bolognese contro Ordine nero – avrebbe messo capo al progetto editoriale e politico di “Quex”, la rivista prodotta da Fabrizio Zani per accreditarsi, spendendo, presso la nuova generazione dei ribelli armati, il nome e il rispetto guadagnato da prigionieri politici del calibro di Mario Tuti, Maurizio Murelli, Edgardo Bonazzi. Un pezzo di storia che manca completamente nel ricordo e che mi sembra il caso di restituire.
MILANO 6 DICEMBRE 1972
Avanguardia Nazionale sola contro la reazione marxista e borghese.
I militanti Nazonal Rvoluzionari: Umberto Vivirito, Alessandro D'Intino, Riccardo Manfredi e Michele Rizzi, furono aggrediti in via Torino da una moltitudine di picchiatori, rampolli della borghesia della cosiddetta Milano bene.
Gli Avanguardisti si difesero con valore fino allo stremo. Riccardo Manfredi si comporto' da leone in soccorso dei camerati .
La stampa del sistema, spudoratamente scrisse ' di vile "aggressione fascista"
Una masnada inferocita contro quattro "Leoni" !
I camerati feriti e malconci furono arrestati e rinchiusi nel carcere di San Vittore, seppur minorenni.
Radunai i militanti Milanesi di A.N. ed organizzai una protesta dinanzi a San Vittore. Giancarlo Esposti in quel periodo era "ospite" di San Vittore. Con gli altri camerati richiusi esposero uno striscione con la Runa di Othal.
AVANGURDIA VIVE !
P.S.
(L'unico nostro organo e strumento d'informazione, era un vecchio Ciclostile...)
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