“Visconti potrebbe benissimo
identificarsi per audacia e comportamenti con Baracca, Ruffo di Calabria,
Scaroni Assi della 1a guerra mondiale - che meritarono ugualmente per il loro
valore ricompense e medaglie, onori particolari, intestazioni di reparti e
aeroporti, monumenti e strade cittadine con la trascrizione onorifica del loro
passato sui libri di storia e nei testi ufficiali dell'Aeronautica.
Visconti, combattente della
R.S.I., non ebbe niente di tutto questo se non la voluta dimenticanza del suo
nome e delle sue gesta da parte dei responsabili al vertice dell'aviazione
italiana con l'accurata estromissione del suo passato da ogni celebrazione
ufficiale. L'ipocrita osservanza della politica manichea e la congiura
imbarazzata del silenzio evitavano rischi di carriera per chi allora comandava.
Eppure si consideri che alcuni dei suoi assassini sono assurti immeritatamente
a rappresentanti del popolo, mentre la viltà di chi si è prestato ad una
politica spregevole è stata ripagata con la vergogna e l'emarginazione:
avvilente conclusione dell'omertà anche il disprezzo dei potenti di turno.
(…) Visconti iniziava a
combattere volando per 1400 ore di attività bellica, partecipando a 591
missioni di guerra con 72 combattimenti, abbattendo 19 aerei prima e altri 7
dopo l'armistizio, due volte abbattuto in battaglia, ferito, menomato
fisicamente per postumi; un risultato di grande rilevanza morale compendiato
dall'assegnazione di 6 medaglie d'argento, 2 di bronzo, due promozioni per
meriti di guerra, le croci di ferro di 1 e 2 classe e soprattutto il meritato
titolo di Asso dell'Aviazione italiana nella 2^ guerra mondiale conquistato a
30 anni di età al comando del 1° Gruppo Caccia dell'A.N.R.
Una grande sala dedicata al
settore aeronautico del Mall Memorial Lincoln di Washington è dedicata agli
Assi della 2^ guerra mondiale, suddivisi per nazione e con a fianco il numero
degli abbattimenti e le indicazioni necessarie a corredo della foto esposta.
Per l'Italia figurano degnamente Adriano Visconti e Franco Bordoni-Bisleri (24
vittorie). Come tutti gli altri, sono stati selezionati e designati come rappresentanti
delle singole nazioni da una commissione internazionale di piloti (l'Italia
ufficiale non ebbe alcun componente nella commissione) ma la scelta di quegli
aviatori stranieri non venne offuscata dal dubbio scegliendo Visconti per
l'Italia.
Conosciuto e onorato
all'estero, negletto ed emarginato in patria da una antistorica viltà è visto
annualmente da milioni di visitatori stranieri, che ammirano gli uomini più
valorosi nella guerra nei cieli.
Noi continueremo a
ricordarlo e onorarlo come sempre, poiché viviamo del suo passato e delle sue
gesta, sapendo che Adriano riposa finalmente in pace confuso fra conosciuti o
sconosciuti combattenti dell'onore nel suggestivo campo 10 del Musocco di
Milano; la città dove venne vilmente ucciso da partigiani con una raffica
sparata alle spalle. Secondo il loro abituale comportamento”. (di Nino Arena)
Questo articolo di Nino
Arena, con il quale ho voluto introdurre questa breve memoria di Adriano
Visconti, è un atto di legittima denuncia verso la storiografia attuale,
falsificata e bigotta, oltre ad essere un preciso spaccato dell’ipocrisia del
dopoguerra, quella che non permise mai di ricordare i Militari della Repubblica
Sociale Italiana, sui quali furono
riversati invece oblio ed onta.
La storia di Adriano Visconti
è indicativa di questo atteggiamento diffuso anche tra i vertici militari del
tempo, tanto che sono proprio i “vincitori”, i cosiddetti Alleati che
tranquillamente espongono nei loro musei e celebrano anche gli Assi della
Aeronautica repubblicana italiana, nella consapevolezza del loro valore.
Adriano Visconti
nasce a Tripoli l’11 novembre 1915, da Galeazzo Visconti di Lampugnano e da Cecilia
Dall’Aglio, emigrati in Libia a seguito della colonizzazione italiana (1911). Il
21 ottobre 1936 si arruolò nella Regia Aeronautica come allievo del corso “Rex”
(Accademia aeronautica), ottenendo alla scuola d’aviazione di Caserta il
brevetto di pilota militare. Addestrato sul Breda Ba. 25 e sull’ Imam Ro. 41,
nel 1939 fu assegnato alla 159ª Squadriglia del 50º Stormo d'Assalto
(reparto specializzato nell'attacco al suolo).
Nel giugno 1940 Visconti ed il suo reparto
viene inviato in Africa Settentrionale, all’aeroporto di Tobruk; in questo
periodo egli volò su Breda Ba.65 e Caproni Ca. 310.
Il semestre giugno – dicembre 1940 fruttarono
a Visconti due medaglie d’argento e una di bronzo al Valor militare.
Nel gennaio 1941 Visconti fu trasferito alla 76ª Squadriglia del 54º Stormo Caccia
Terrestre, dove venne addestrato al volo sul caccia Macchi M.C.200,
svolgendo poi servizio operativo sull'isola di Malta e nei
cieli africani con il Macchi M.C.202.
Il 29 aprile 1943, nel corso dell'ultimo
grande scontro aereo prima della caduta della Tunisia, l'allora Tenente
Visconti guidò dodici Macchi M.C.202 del 7º Gruppo all'attacco di sessanta tra Supermarine Spitfire e Curtiss P-40. Visconti
abbatté un P-40, mentre altri quattro furono accreditati ad altri piloti del
54º Stormo. Per questo Visconti fu proposto per la Medaglia d'Argento al valor
militare che venne concessa solo il 10 giugno 1948, tre anni dopo l'assassinio
dell'asso italiano.
Promosso al grado di Capitano, divenne
comandante della 310ª Squadriglia Caccia Aerofotografica, specializzata nell'aero-ricognizione ed
equipaggiata con Macchi M.C.205 in una speciale versione modificata a Guidonia.
Dopo l'armistizio dell'8
settembre 1943 Visconti aderì alla Repubblica Sociale
Italiana e partecipò attivamente alla costituzione
dell'Aeronautica
Nazionale Repubblicana al comando della 1ª Squadriglia e, dopo
essere stato promosso al grado di Maggiore, nel
maggio 1944, del 1º
Gruppo caccia "Asso di bastoni".
Fino alla fine della guerra Visconti combatté
difendendo l'Italia settentrionale dagli attacchi dei bombardieri anglo-americani
utilizzando diversi tipi di aerei: Macchi M.C.202, M.C.205 e Messerschmitt Bf 109G-10. Il primo combattimento su quest'ultimo tipo di
velivolo ebbe luogo il 14 marzo. Visconti, comandante del 1º Gruppo, con altri
16 Messerschmitt, intercettò, sul lago di Garda, una formazione di B-25 Mitchell del 321th
Bomber Group, che rientrava dopo il bombardamento del ponte ferroviario di Vipiteno. I P-47 Thunderbolt di scorta
(del 350th Fighter Group) attaccarono a loro volta i Messerschmitt italiani.
Nel corso del combattimento, Visconti attaccò frontalmente il Thunderbolt
del 1/Lt. Charles C. Eddy, rivendicandone l'abbattimento, ma lo stesso
comandante del 1º Gruppo fu colpito e ferito al volto dalle schegge del proprio
parabrezza e costretto a lanciarsi. Il 15 marzo l'ANR attribuì a Visconti la
vittoria e la segreteria inoltrò la pratica per richiedere il "Premio del
Duce", le 5.000 lire che spettavano all'abbattitore di un monomotore. In
realtà il P-47 dell'americano Eddy rientrò alla base di Pisa con il velivolo
danneggiato ed era di nuovo operativo il 2 aprile successivo in un'altra
missione.
Il 29 aprile 1945, a Gallarate, Adriano
Visconti firmò la resa del suo reparto, il 1º
Gruppo caccia "Asso di bastoni"
controfirmata da rappresentanti della Regia Aeronautica, del Comitato di
Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), del Comitato
di Liberazione Nazionale (CNL) e da 4
capi partigiani (tra i quali Aldo Aniasi
"Iso", poi sindaco di Milano e quindi deputato e ministro). L'accordo
(poi tradito) garantiva la libertà ai sottufficiali ed agli avieri del Gruppo,
l'incolumità personale di tutti gli ufficiali, nonché l'impegno di consegnarli
alle autorità militari italiane o alleate, come prigionieri di guerra.
I sessanta ufficiali e le due ausiliarie
componenti il gruppo vennero condotti
nella caserma del "Savoia Cavalleria", già sede dell'Intendenza della
Guardia Nazionale
Repubblicana, allora occupata dalle brigate garibaldine
"Redi" e "Rocco". I prigionieri erano stati sistemati in un
primo stanzone quando un partigiano ordinò a Visconti di seguirlo. Il
sottotenente Valerio
Stefanini, aiutante di Visconti andò con lui. Intorno
alle 14:00, mentre gli ufficiali venivano condotti in un altro stanzone dove
erano state approntate brande, furono udite due raffiche improvvise.
Secondo il Colonnello von Ysemburg della
Luftwaffe,
allora presente, i due, Visconti e Stefanini, furono colpiti alle spalle da
raffiche di mitra. Visconti fu finito con due colpi di pistola alla nuca. Ai
restanti prigionieri venne successivamente comunicata la notizia dell'avvenuta
esecuzione.
Il sottotenente Valerio Stefanini
ucciso insieme a Visconti
A sparare fu un partigiano di nazionalità russa, guardaspalle del
partigiano Aldo Aniasi
"Iso", comandante della brigata garibaldina "Redi". Il
partigiano venne incriminato e subito prosciolto in quanto l'omicidio fu
considerato legittimo atto di guerra, essendo avvenuto prima dell'8 maggio 1945, data della fine ufficiale delle ostilità in Europa. Visconti
fu sepolto nel Cimitero di Musocco a Milano nel campo
10, detto Campo dell'Onore insieme a centinaia di aderenti alla Repubblica Sociale
Italiana caduti di quei tragici giorni.
Abbattimenti
Gli
sono accreditate ufficialmente 10 vittorie aeree nella Regia Aeronautica
(1940–1943),numero riportato da Visconti stesso nel suo libretto di volo. Il 1º
Gruppo caccia gliene riconobbe invece 14. Secondo alcuni sarebbero invece 26
vittorie aeree:19 ottenute combattendo nella Regia Aeronautica e 7
nell’Aeronautica Nazionale Repubblicana della Repubblica Sociale Italiana
(1943–1945).
Onorificenze
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Medaglia di bronzo
al Valor Militare
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«Ufficiale pilota di grande
calma e sangue freddo, provato in numerose e rischiose ricognizioni e in
audaci attacchi contro autoblinde nemiche, durante una missione bellica
veniva attaccato da tre caccia nemici che danneggiavano gravemente il
velivolo. Con abile manovra atterrava su un campo di fortuna organizzando
subito, con spirito combattivo, la strenua difesa dell’equipaggio.»
— Cielo di Sidi Omar – Amseat – Sidi azeis, 11-14 giugno 1940 |
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Medaglia d’argento
al Valor Militare
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«Pilota d’assalto, durante
un’azione di spezzonamento e mitragliamento contro mezzi corazzati nemici,
attaccato da numerosi velivoli, persisteva nell’azione sino al completo
successo. Nonostante il rabbioso fuoco di un caccia che lo seguiva da presso,
si addentrava in territorio avversario recando l’offesa contro altre
autoblindo avvistate e riuscendo, con le ultime munizioni, a distruggerne una
in fiamme. In successiva operazioni contro mezzi meccanizzati nemici
riconfermava le ottime dote di combattente audace ed aggressivo, infliggendo
al nemico gravi perdite e rientrando spesso alla base con il velivolo
gravemente colpito.»
— Cielo della Marmarica, giugno – settembre 1940 |
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Medaglia d’argento al Valor Militare
|
«Capo pattuglia di formazioni
d’assalto lanciate, durante aspra battaglia, a mitragliare e spezzonare forti
masse meccanizzate nemiche, partecipava con impetuoso eroico slancio a
ripetute azioni a volo radente, contribuendo a distruggere ed a immobilizzare
numerose autoblindo e carri armati avversari, più volte rientrando alla base
con l’apparecchio colpito dalla violenta reazione contraerea. Alto esempio di
coraggio, dedizione assoluta al dovere e superbo sprezzo del pericolo.»
— Cielo di Sidi Barrani, Bug Bug, Fayres, 9 – 12 dicembre 1940 |
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Medaglia di bronzo al Valor Militare
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«Partecipava, quale pilota da
caccia, alla luminosa vittoria dell’Ala d’Italia nei giorni 14 e 15 giugno
nel Mediterraneo. Durante lo svolgimento di una battaglia navale si prodigava
dall’alba al tramonto in voli d’allarme, di scorta e di ricognizione
abbattendo un velivolo da combattimento avversario e recando preziose notizie
sui movimenti delle unità navali nemiche. »
— Cielo del Mediterraneo, 14 e 15 giugno 1942 |
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Medaglia d’argento al Valor Militare
|
«Valoroso pilota da caccia, già
distintosi in numerose azioni di guerra, durante un volo di scorta ad un
apparecchio da ricognizione fotografica operante su unità navali nemiche,
attaccava da solo quattro caccia avversari e, dopo vivacissimo combattimento,
ne abbatteva due in fiamme e costringeva gli altri alla fuga, permettendo al
ricognitore di svolgere regolarmente la sua missione. »
— Cielo del Mediterraneo centrale, 13 agosto 1942 |
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Medaglia d’argento al Valor Militare
|
«Valoroso comandante di
squadriglia, già distintosi in precedenti periodi operativi, partecipava nel
breve volgere di tempo durante l’attuale ciclo, a quattro violenti
combattimenti nello svolgersi dei quali confermava le sue doti di abile e
valoroso combattente e durante i quali abbatteva sicuramente un velivolo, uno
probabile e ne danneggiava altri sei.Il 29 aprile, mentre coi propri gregari
faceva parte di una nostra esigua formazione attaccante oltre sessanta
velivoli nemici da caccia, di protezione a bombardieri che tentavano
un’azione contro naviglio nazionale, con indomito spirito aggressivo si
lanciava sugli avversari e con il fuoco delle proprie armi ne sconvolgeva la
formazione collaborando all’abbattimento di numerosi velivoli nemici ed alla
realizzazione di una fulgida vittoria dell’Ala Italiana che veniva citata
all’ordine del giorno. »
— Cielo della Tunisia, 29 aprile 1943 |
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