Quando il dolore si fa cupo per un camerata caduto
quando il ricordo doloroso cerca nella fede la speranza
nella tua parola io confido con la certezza che tu
gli riprendesti la vita per innalzarlo alla luce
Quando i giovani del Movimento Sociale Italiano e del Fronte della Gioventù, incominciarono a cadere sul selciato, sotto il fuoco della sinistra extraparlamentare, nel 1975, a Roma nel quartiere Trieste, sorsero i Nuclei Armati Rivoluzionari (Nar), come segno di risposta politica.
Erano gli anni in cui nella Capitale, ma anche in altre città italiane, gli scontri tra fascisti e comunisti erano all’ordine del giorno. A Salerno, nel luglio del 1973, fu accoltellato Carlo Falvella, studente e militante del Fuan. A Padova, nel giugno del 1974, furono uccisi nella sede del Movimento Sociale Italiano, a colpi di pistola, Gianluca Giralucci e Giuseppe Mazzola. A Roma, nel febbraio del 1975, fu ucciso Mikis Mantakas, studente greco e militante del Fuan. A Milano, nel marzo del 1975, fu ucciso a colpi di chiave inglese, Sergio Ramelli, studente e militante del Fronte della Gioventù. Ancora a Roma, nell’ottobre dello stesso anno, fu ucciso a fucilate, Mario Zicchieri, studente e militante del Fronte della Gioventù, davanti alla sezione “Gattamelata”.
Tra i militanti romani più attivi si fecero notare Giuseppe Valerio Fioravanti, detto “Giusva”, Cristiano Fioravanti, Francesca Mambro, Franco Anselmi e Alessandro Alibrandi. In seguito si aggiunsero altri esponenti di spicco. I Nuclei Armati Rivoluzionari furono divisi in tre gruppi principali per ottenere il controllo del territorio. Il quartiere Monteverde, fu affidato ai fratelli Fioravanti e Alessandro Alibrandi. Il quartiere Eur, invece, fu affidato ai fratelli Bracci e Massimo Carminati. Infine, il quartiere Prati, fu affidato a Dario Pedretti e Mario Corsi.
Alle sbarre anche Alessandro Alibrandi, figlio del Magistrato Antonio Alibrandi, che negli anni settanta fu Giudice Istruttore presso il Tribunale di Roma. Accusato di ingerenza nei processi a carico del figlio e del gruppo Nuclei Armati Rivoluzionari, fu molto discusso per la posizione delicata in cui si trovava all’interno della Magistratura e per la sua adesione al partito di Giorgio Almirante.
Alessandro Alibrandi, invece, militò prima nel Fronte della Gioventù, poi, nel Fuan di via Siena, e infine, abbracciò lo spontaneismo armato diventando uno dei fondatori dei Nuclei Armati Rivoluzionari.
La prima azione armata a cui partecipò, fu uno scontro a fuoco con la polizia a Borgo Pio a Roma nel marzo del 1977. Accusato di aver partecipato all’uccisione del militante di Lotta Continua, Walter Rossi, la sera del 30 settembre 1977, arrestato, insieme ad altri militanti del Movimento Sociale Italiano della sezione Balduina, fu scagionato dall’accusa di omicidio volontario e processato per rissa aggravata.
La prima azione armata a cui partecipò, fu uno scontro a fuoco con la polizia a Borgo Pio a Roma nel marzo del 1977. Accusato di aver partecipato all’uccisione del militante di Lotta Continua, Walter Rossi, la sera del 30 settembre 1977, arrestato, insieme ad altri militanti del Movimento Sociale Italiano della sezione Balduina, fu scagionato dall’accusa di omicidio volontario e processato per rissa aggravata.
Anni dopo, lo stesso Alibrandi, fu accusato da alcuni pentiti, di aver partecipato nel ruolo di esecutore materiale dell’assassinio di un altro studente di Lotta Continua, Roberto Scialabba, nel febbraio del 1978, e dei poliziotti, Straullu e Di Roma, nell’ottobre del 1981.
Per evitare la cattura da parte della Magistratura romana, Alessandro Alibrandi, decise di intraprendere la strada della latitanza. Nel luglio del 1981, si rifugiò in Libano arruolandosi nella Falange Maronita combattendo contro i musulmani.
Intanto, prima Valerio, e poi, Cristiano Fioravanti, furono arrestati dalla polizia, e Alessandro, decise di rientrare in Italia per formare i “Nuovi Nar” insieme ai pochi superstiti. Ma l’esperienza dei Nuclei Armati Rivoluzionari era ormai alla conclusione.
Nel giro di qualche mese fu scritta la parola fine. Alessandro Alibrandi, il 5 dicembre del 1981, durante un assalto ad una pattuglia della Polizia Stradale della stazione di Labaro, pochi chilometri da Roma, nel conflitto a fuoco, rimase ucciso. Francesca Mambro, invece, nel marzo del 1982, fu ferita gravemente e arrestata mentre tentava di rapinare una banca di Roma. Massimo Carminati, nell’aprile del 1982, fu arrestato al confine svizzero mentre tentava l’espatrio. Infine, Mario Corsi, sempre nell’aprile del 1982, fu condannato per l’assalto contro una scuola compiuto tre anni prima.
IL PADRE DI ALIBRANDI ESCE DALL' OBITORIO
ROMA QUARTIERE LABARO
LUOGO DELL’ UCCISIONE
“E ti svegli una mattina
e ti chiedi cos’è stato
rigettare i tuoi pensieri
sulle cose del passato
prendi un fazzoletto nero, che conservi un cassetto
cominciare tutto un giorno, forse un giorno maledetto
frequentando certa gente
di sicuro differente
e un battesimo di rito con il fiato stretto in gola
quando già finiva a pugni sui gradini della scuola”.
(Francesco Mancinelli , Generazione ‘78)
ROMA NOVEMBRE 1977
MANIFESTAZIONE CONTRO IL CARO VITA
IN PRIMA FILA ALESSANDRO ALIBRANDI
Nessuno è caduto, nessun assinio ne assassinato, ma solamente degli eroi che ci hanno indicato la strada per godere dell'eredità che ci è stata lasciata per percorrere la nostra vita con ONORE E CORAGGIO.
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