L’assassinio dell’ambasciatore russo ad Ankara: un colpo contro Erdogan
di Kamel Gomez
La Turchia di Erdogan da un pò di tempo gioca su due sponde. Ma il gioco non gli riesce. La sue andate ritorno ondeggianti, le sue dichiarazioni per la tribuna, hanno poca aderenza con la realtà-
dal suo discorso anti -israeliano fino a riallacciare le relazioni diplomatiche. Dalla sua spietata politica anti- siriana fino al riconoscere la vittoria di Bashar al-Assad.
Il boomerang ottenuto con il Daesh: mercenari che entravano liberamente in Siria dalla Turchia come turisti, e che oggi riempiono di bombe ed attentati quello che rimane dell’impero ottomano.
Erdogan ha letto male la “primavera araba”. Il suo avvicinamento ai sauditi ha amplificato l’influenza dei terroristi. Dall’Iraq alla Siria, la Turchia oggi ha delle frontiere “calde”. In entrambi i paesi le forze di Ankara bombardano, invadono; senza dimenticarsi dei curdi, di nuovo sistematicamente massacrati dall’esercito turco.
La NATO voleva inseguire i russi in Medio Oriente, gli israeliani prendevano tempo mentre disegnavano vari stati sulla mappa della Siria (pensavano di ridisegnare i confini sulla base dei loro interessi). L’Arabia Saudita necessitava di riequilibrare la bilancia, dopo la perdita dell’Iraq (divenuto sciita) con gli iraniani. Tutta questa politica è rimasta sepolta fra le rovine di Aleppo.
Il tentativo di colpo di Stato, con settori dell’Esercito pro-NATO, ha messo in evidenza al mondo che Erdogan e la Turchia erano marionette del Pentagono. Erano. La reazione popolare, che già non vuole più i militari golpisti al governo del paese, ha permesso al governo di recuperare forza, e da lì nuovamente Erdogan è tornato a mescolare le carte e darci dentro.
Nel frattempo, Erdogan ha approfittato dell’occasione per regolare i conti con tutta l’opposizione, in particolare con quella che potrebbe contendergli l'”Islam turco”. Sicuro che adesso molti poliziotti e militari turchi, rimasti seza lavoro dopo l’epurazione, possano sentirsi interessati a rovinare Erdogan. Se prima erano buoni per abbattere un aereo russo, perchè adesso sarebbero “cattivi” per uccidere un ambasciatore russo?
Il neo sultano ha fatto una giravolta geopolitica che ha messo in allerta gli USA. Da quel momento, Erdogan ha consolidato il suo riavvicinamento all’Iran ed alla Russia, chiudendo il rubinetto ai mercenari filo occidentali.
Da allora Aleppo e Mosul sono state destinate a cadere. Della prima città, già abbiamo visto i risultati. In Iraq, tutto procede verso una nuova vittoria.
La morte dell’ambasciatore russo da parte di un poliziotto ci fa ricordare l’assassinio di Isaac Rabim, anche lui assassinato da un fanatico, in questo caso, ebreo radicale. Era il mese di Novembre del 1995. Anche allora un colpo sparato alle spalle ha bruciato gli accordi di Oslo. E in Israele la pace con i palestinesi non è più neanche un ricordo.
Le immagini dell’assassino Yigal Amir che parlava con le forze di sicurezza la stessa notte dell’attentato, è un fatto che ci fa dubitare della versione ufficiale. E’ che un colpo d’arma da fuoco ben preciso, ottiene, molte volte, quello che un tentativo di colpo di Stato non riesce ad ottenere.
Non si arriva con un arma in certi posti senza, per lo meno, l’appoggio di qualche intelligence. Chi sa, forse i sionisti potrebbero avergli dato una mano nel commettere l’assassinio dell’ambasciatore russo.
Chi può sapere anche, se Erdogan manterrà la sua direzione o l’assassino turco, forse, potrebbe aver ottenuto l’obiettivo che altri non hanno raggiunto in Siria. Bene il paradosso è che Erdogan oggi ha bisogno di Putin più di quanto ne abbia bisogno Assad.
dal suo discorso anti -israeliano fino a riallacciare le relazioni diplomatiche. Dalla sua spietata politica anti- siriana fino al riconoscere la vittoria di Bashar al-Assad.
Il boomerang ottenuto con il Daesh: mercenari che entravano liberamente in Siria dalla Turchia come turisti, e che oggi riempiono di bombe ed attentati quello che rimane dell’impero ottomano.
Erdogan ha letto male la “primavera araba”. Il suo avvicinamento ai sauditi ha amplificato l’influenza dei terroristi. Dall’Iraq alla Siria, la Turchia oggi ha delle frontiere “calde”. In entrambi i paesi le forze di Ankara bombardano, invadono; senza dimenticarsi dei curdi, di nuovo sistematicamente massacrati dall’esercito turco.
La NATO voleva inseguire i russi in Medio Oriente, gli israeliani prendevano tempo mentre disegnavano vari stati sulla mappa della Siria (pensavano di ridisegnare i confini sulla base dei loro interessi). L’Arabia Saudita necessitava di riequilibrare la bilancia, dopo la perdita dell’Iraq (divenuto sciita) con gli iraniani. Tutta questa politica è rimasta sepolta fra le rovine di Aleppo.
Il tentativo di colpo di Stato, con settori dell’Esercito pro-NATO, ha messo in evidenza al mondo che Erdogan e la Turchia erano marionette del Pentagono. Erano. La reazione popolare, che già non vuole più i militari golpisti al governo del paese, ha permesso al governo di recuperare forza, e da lì nuovamente Erdogan è tornato a mescolare le carte e darci dentro.
Nel frattempo, Erdogan ha approfittato dell’occasione per regolare i conti con tutta l’opposizione, in particolare con quella che potrebbe contendergli l'”Islam turco”. Sicuro che adesso molti poliziotti e militari turchi, rimasti seza lavoro dopo l’epurazione, possano sentirsi interessati a rovinare Erdogan. Se prima erano buoni per abbattere un aereo russo, perchè adesso sarebbero “cattivi” per uccidere un ambasciatore russo?
Il neo sultano ha fatto una giravolta geopolitica che ha messo in allerta gli USA. Da quel momento, Erdogan ha consolidato il suo riavvicinamento all’Iran ed alla Russia, chiudendo il rubinetto ai mercenari filo occidentali.
Da allora Aleppo e Mosul sono state destinate a cadere. Della prima città, già abbiamo visto i risultati. In Iraq, tutto procede verso una nuova vittoria.
La morte dell’ambasciatore russo da parte di un poliziotto ci fa ricordare l’assassinio di Isaac Rabim, anche lui assassinato da un fanatico, in questo caso, ebreo radicale. Era il mese di Novembre del 1995. Anche allora un colpo sparato alle spalle ha bruciato gli accordi di Oslo. E in Israele la pace con i palestinesi non è più neanche un ricordo.
Le immagini dell’assassino Yigal Amir che parlava con le forze di sicurezza la stessa notte dell’attentato, è un fatto che ci fa dubitare della versione ufficiale. E’ che un colpo d’arma da fuoco ben preciso, ottiene, molte volte, quello che un tentativo di colpo di Stato non riesce ad ottenere.
Non si arriva con un arma in certi posti senza, per lo meno, l’appoggio di qualche intelligence. Chi sa, forse i sionisti potrebbero avergli dato una mano nel commettere l’assassinio dell’ambasciatore russo.
Chi può sapere anche, se Erdogan manterrà la sua direzione o l’assassino turco, forse, potrebbe aver ottenuto l’obiettivo che altri non hanno raggiunto in Siria. Bene il paradosso è che Erdogan oggi ha bisogno di Putin più di quanto ne abbia bisogno Assad.
Fonte: Hispan Tv
Traduzione: Manuel De Silva
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