-- David Ben-Gurion, Maggio 1948, agli ufficiali dello Stato Maggiore.
Da: Ben-Gurion, A Biography, by Michael Ben-Zohar, Delacorte, New York 1978.
Confiscare le terre, distruggere le loro coltivazioni, un messaggio attuale dei capi sionisti......
Ennesimo massacro di Palestinesi lungo il confine della Striscia di Gaza sotto blocco da dieci anni
Marcia palestinesi per il Grande ritorno
di Luciano Lago
Diversi morti, almeno 14/15, oltre a centinaia di feriti negli scontri IDF-Palestinesi alla protesta per la marcia per il “Grande Ritorno”
Almeno 14 persone o forse di più sono morte e più di 600 altre sono state ferite durante gli scontri tra i manifestanti palestinesi e le truppe israeliane lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, secondo quanto riportato dai media locali.
Il ministero della Sanità palestinese ha riportato che le vittime sono state colpite dal fuoco dei soldati israeliani mentre centinaia di persone stavano dimostrando venerdì pomeriggio. Le truppe dell’IDF, appoggiate da blindati, carri armati ed elicotteri, hanno sparato proiettili reali, oltre a pallottole di gomma e gas lacrimogeni contro i manifestanti fra cui donne, vecchi e bambini, durante le manifestazione che era in corso.
Migliaia di palestinesi si erano radunati lungo il confine di Gaza con la Palestina occupata per una protesta pacifica che prevedeva la marcia per il “Grande Ritorno”, una manifestazione che dovrebbe durare per sei settimane. La protesta è iniziata venerdì mentre le organizzazioni palestinesi hanno organizzato una marcia in per commemorare la “Giornata della Terra”, che segna l’uccisione di sei civili disarmati da parte delle forze israeliane nel 1976 e la confisca delle terre palestinesi. Vedi video: RT News
Hamas ha comunicato che ben 100.000 palestinesi prendono parte alla massiccia manifestazione di questo venerdì. La protesta coincide con la settimana ebraica della Pasqua ebraica, che porta regolarmente ad un aumento delle tensioni nella già instabile regione.
Le manifestazioni della durata di sei settimane chiedono il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi in quello che attualmente è il territorio occupato da Israele. Le proteste dovrebbero culminare a maggio, mentre Israele celebra il 70 ° anniversario della sua indipendenza, che i palestinesi chiamano “Nakba” (castastrofe).
I manifestanti reclamano fra l’altro la fine del blocco militare in cui è chiusa la popolazione della striscia (circa 1 milione e 750.000 persone) da ormai dieci anni e che sopporta la carenza di generi di prima necessità, di medicinali, di acqua potabile, di alimenti. I malati gravi impossibilitati ad uscire dalla striscia per avere le cure. Una situazione drammatica che anche l’ONU ha descritto come emergenza umanitaria ed ha richiesto più volte la fine del blocco. Richiesta sempre ignorata dalle autorità israeliane.
Le così dette “città delle tende” sono state create da attivisti palestinesi, sostenuti da fazioni di Fatah e Hamas, in cinque località lungo il confine. Sono dotati di strutture mediche, zone multimediali, servizi igienici portatili, acqua corrente ed elettricità.
Le autorità militari israeliane erano preparate a reprimere le proteste:
“Abbiamo schierato più di 1000 unità delle forze di sicurezza, che sono stati convocate da tutti i reparti militari, in primo luogo dalle forze speciali”, ha detto il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, riferisce Ynet . “Se le vite sono in pericolo, c’è il permesso di aprire il fuoco”. Non risulta tuttavia che le vite dei militari israeliani fossero messe in pericolo, visto che i manifestanti erano tutti disarmati.
Un funzionario di Hamas ha avvertito che ci sarà una reazione a qualsiasi provocazione israeliana. “Non vogliamo vedere un bagno di sangue, soltanto una protesta silenziosa”, ha detto a Israele Hayom, avvertendo che “se ci saranno provocazioni israeliane e se Israele colpirà deliberatamente i manifestanti o il nostro popolo, faremo una dura risposta”.
Ancora una volta Israele ignora ogni appello e opera con il pugno di ferro contro la popolazione palestinese. Fatto questo che non potrà non avere drammatiche conseguenze nel prossimo periodo.
Le proteste palestinesi sono anche un messaggio per l’Amministrazione di Donald Trump che ha voluto riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, revocando lo status speciale, internazionalmente riconosciuto, per la Città santa per le tre religioni monoteiste.
La mossa di Trump ha procurato al presidente il plauso del Governo di Tel Aviv e di tutte le organizzazioni sioniste degli USA ma ha incrementato ancora di più la rabbia della popolazione palestinese contro gli stati Uniti e contro l’occupazione israeliana delle terre palestinesi.
Almeno 14 persone o forse di più sono morte e più di 600 altre sono state ferite durante gli scontri tra i manifestanti palestinesi e le truppe israeliane lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, secondo quanto riportato dai media locali.
Il ministero della Sanità palestinese ha riportato che le vittime sono state colpite dal fuoco dei soldati israeliani mentre centinaia di persone stavano dimostrando venerdì pomeriggio. Le truppe dell’IDF, appoggiate da blindati, carri armati ed elicotteri, hanno sparato proiettili reali, oltre a pallottole di gomma e gas lacrimogeni contro i manifestanti fra cui donne, vecchi e bambini, durante le manifestazione che era in corso.
Migliaia di palestinesi si erano radunati lungo il confine di Gaza con la Palestina occupata per una protesta pacifica che prevedeva la marcia per il “Grande Ritorno”, una manifestazione che dovrebbe durare per sei settimane. La protesta è iniziata venerdì mentre le organizzazioni palestinesi hanno organizzato una marcia in per commemorare la “Giornata della Terra”, che segna l’uccisione di sei civili disarmati da parte delle forze israeliane nel 1976 e la confisca delle terre palestinesi. Vedi video: RT News
Hamas ha comunicato che ben 100.000 palestinesi prendono parte alla massiccia manifestazione di questo venerdì. La protesta coincide con la settimana ebraica della Pasqua ebraica, che porta regolarmente ad un aumento delle tensioni nella già instabile regione.
Le manifestazioni della durata di sei settimane chiedono il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi in quello che attualmente è il territorio occupato da Israele. Le proteste dovrebbero culminare a maggio, mentre Israele celebra il 70 ° anniversario della sua indipendenza, che i palestinesi chiamano “Nakba” (castastrofe).
I manifestanti reclamano fra l’altro la fine del blocco militare in cui è chiusa la popolazione della striscia (circa 1 milione e 750.000 persone) da ormai dieci anni e che sopporta la carenza di generi di prima necessità, di medicinali, di acqua potabile, di alimenti. I malati gravi impossibilitati ad uscire dalla striscia per avere le cure. Una situazione drammatica che anche l’ONU ha descritto come emergenza umanitaria ed ha richiesto più volte la fine del blocco. Richiesta sempre ignorata dalle autorità israeliane.
Le così dette “città delle tende” sono state create da attivisti palestinesi, sostenuti da fazioni di Fatah e Hamas, in cinque località lungo il confine. Sono dotati di strutture mediche, zone multimediali, servizi igienici portatili, acqua corrente ed elettricità.
Le autorità militari israeliane erano preparate a reprimere le proteste:
“Abbiamo schierato più di 1000 unità delle forze di sicurezza, che sono stati convocate da tutti i reparti militari, in primo luogo dalle forze speciali”, ha detto il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, riferisce Ynet . “Se le vite sono in pericolo, c’è il permesso di aprire il fuoco”. Non risulta tuttavia che le vite dei militari israeliani fossero messe in pericolo, visto che i manifestanti erano tutti disarmati.
Un funzionario di Hamas ha avvertito che ci sarà una reazione a qualsiasi provocazione israeliana. “Non vogliamo vedere un bagno di sangue, soltanto una protesta silenziosa”, ha detto a Israele Hayom, avvertendo che “se ci saranno provocazioni israeliane e se Israele colpirà deliberatamente i manifestanti o il nostro popolo, faremo una dura risposta”.
Ancora una volta Israele ignora ogni appello e opera con il pugno di ferro contro la popolazione palestinese. Fatto questo che non potrà non avere drammatiche conseguenze nel prossimo periodo.
Le proteste palestinesi sono anche un messaggio per l’Amministrazione di Donald Trump che ha voluto riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, revocando lo status speciale, internazionalmente riconosciuto, per la Città santa per le tre religioni monoteiste.
La mossa di Trump ha procurato al presidente il plauso del Governo di Tel Aviv e di tutte le organizzazioni sioniste degli USA ma ha incrementato ancora di più la rabbia della popolazione palestinese contro gli stati Uniti e contro l’occupazione israeliana delle terre palestinesi.
Diversi morti, almeno 14/15, oltre a centinaia di feriti negli scontri IDF-Palestinesi alla protesta per la marcia per il “Grande Ritorno”
Almeno 14 persone o forse di più sono morte e più di 600 altre sono state ferite durante gli scontri tra i manifestanti palestinesi e le truppe israeliane lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, secondo quanto riportato dai media locali.
Almeno 14 persone o forse di più sono morte e più di 600 altre sono state ferite durante gli scontri tra i manifestanti palestinesi e le truppe israeliane lungo il confine tra la Striscia di Gaza e Israele, secondo quanto riportato dai media locali.
Il ministero della Sanità palestinese ha riportato che le vittime sono state colpite dal fuoco dei soldati israeliani mentre centinaia di persone stavano dimostrando venerdì pomeriggio. Le truppe dell’IDF, appoggiate da blindati, carri armati ed elicotteri, hanno sparato proiettili reali, oltre a pallottole di gomma e gas lacrimogeni contro i manifestanti fra cui donne, vecchi e bambini, durante le manifestazione che era in corso.
Migliaia di palestinesi si erano radunati lungo il confine di Gaza con la Palestina occupata per una protesta pacifica che prevedeva la marcia per il “Grande Ritorno”, una manifestazione che dovrebbe durare per sei settimane. La protesta è iniziata venerdì mentre le organizzazioni palestinesi hanno organizzato una marcia in per commemorare la “Giornata della Terra”, che segna l’uccisione di sei civili disarmati da parte delle forze israeliane nel 1976 e la confisca delle terre palestinesi. Vedi video: RT News
Hamas ha comunicato che ben 100.000 palestinesi prendono parte alla massiccia manifestazione di questo venerdì. La protesta coincide con la settimana ebraica della Pasqua ebraica, che porta regolarmente ad un aumento delle tensioni nella già instabile regione.
Le manifestazioni della durata di sei settimane chiedono il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi in quello che attualmente è il territorio occupato da Israele. Le proteste dovrebbero culminare a maggio, mentre Israele celebra il 70 ° anniversario della sua indipendenza, che i palestinesi chiamano “Nakba” (castastrofe).
I manifestanti reclamano fra l’altro la fine del blocco militare in cui è chiusa la popolazione della striscia (circa 1 milione e 750.000 persone) da ormai dieci anni e che sopporta la carenza di generi di prima necessità, di medicinali, di acqua potabile, di alimenti. I malati gravi impossibilitati ad uscire dalla striscia per avere le cure. Una situazione drammatica che anche l’ONU ha descritto come emergenza umanitaria ed ha richiesto più volte la fine del blocco. Richiesta sempre ignorata dalle autorità israeliane.
Le così dette “città delle tende” sono state create da attivisti palestinesi, sostenuti da fazioni di Fatah e Hamas, in cinque località lungo il confine. Sono dotati di strutture mediche, zone multimediali, servizi igienici portatili, acqua corrente ed elettricità.
Le autorità militari israeliane erano preparate a reprimere le proteste:
“Abbiamo schierato più di 1000 unità delle forze di sicurezza, che sono stati convocate da tutti i reparti militari, in primo luogo dalle forze speciali”, ha detto il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, riferisce Ynet . “Se le vite sono in pericolo, c’è il permesso di aprire il fuoco”. Non risulta tuttavia che le vite dei militari israeliani fossero messe in pericolo, visto che i manifestanti erano tutti disarmati.
“Abbiamo schierato più di 1000 unità delle forze di sicurezza, che sono stati convocate da tutti i reparti militari, in primo luogo dalle forze speciali”, ha detto il capo di stato maggiore Gadi Eisenkot, riferisce Ynet . “Se le vite sono in pericolo, c’è il permesso di aprire il fuoco”. Non risulta tuttavia che le vite dei militari israeliani fossero messe in pericolo, visto che i manifestanti erano tutti disarmati.
Un funzionario di Hamas ha avvertito che ci sarà una reazione a qualsiasi provocazione israeliana. “Non vogliamo vedere un bagno di sangue, soltanto una protesta silenziosa”, ha detto a Israele Hayom, avvertendo che “se ci saranno provocazioni israeliane e se Israele colpirà deliberatamente i manifestanti o il nostro popolo, faremo una dura risposta”.
Ancora una volta Israele ignora ogni appello e opera con il pugno di ferro contro la popolazione palestinese. Fatto questo che non potrà non avere drammatiche conseguenze nel prossimo periodo.
Le proteste palestinesi sono anche un messaggio per l’Amministrazione di Donald Trump che ha voluto riconoscere Gerusalemme come capitale dello Stato di Israele, revocando lo status speciale, internazionalmente riconosciuto, per la Città santa per le tre religioni monoteiste.
La mossa di Trump ha procurato al presidente il plauso del Governo di Tel Aviv e di tutte le organizzazioni sioniste degli USA ma ha incrementato ancora di più la rabbia della popolazione palestinese contro gli stati Uniti e contro l’occupazione israeliana delle terre palestinesi.
La mossa di Trump ha procurato al presidente il plauso del Governo di Tel Aviv e di tutte le organizzazioni sioniste degli USA ma ha incrementato ancora di più la rabbia della popolazione palestinese contro gli stati Uniti e contro l’occupazione israeliana delle terre palestinesi.
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