domenica 19 febbraio 2017

PORZUS - FILM COMPLETO

 

PORZUS, un film girato ma mai distribuito: perché?
L'eccidio di Porzus fu opera dei partigiani comunisti italiani filo-titini nei confronti dei partigiani cattolici e monarchici che si opponevano all'annessione jugoslava
 
 
 
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PORZUS, un film girato ma mai distribuito: perché?
 

Porzus, film girato ma mai distribuitoQuando, nel 1997, il regista Renzo Martinelli ( che diresse “ Vajont “ ) doveva girare gli esterni del suo nuovo film, “ Porzus “ nella località omonima, in provincia di Udine, dovette fronteggiare i divieti di diversi sindaci, che non consentivano le riprese sul loro territorio.
Il film fu presentato al festival di Venezia del 1997, dove diede origine a molte polemiche.
Non è mai stato proiettato nelle sale né distribuito in home video fino al 2012, quando Rai Movie l’ha mandato in onda.
 

Che cosa accadde a Porzus?

Il 7 febbraio 1945, un gruppo di partigiani comunisti dei GAP ( Gruppi di Azione Patriottica), costituito da circa 100 persone, arrivò ad alcune malghe situate in una località del comune di Faedis, che nel dopoguerra venne chiamata Porzus, dal nome del paese vicino, in cui abitava il loro proprietario .
Il comandante era Mario Toffanin, detto “Giacco”, ex operaio iscritto al P.C.I. dal 1933, in stretti rapporti con i comunisti jugoslavi.
Il gruppo di case era sede di un comando locale della divisione Osoppo, formata dai cosiddetti “fazzoletti verdi” della Resistenza, tutti ex alpini: partigiani cattolici, azionisti e liberali.
I partigiani dei GAP arrivarono a gruppi, presentandosi come combattenti sbandati appartenenti ad altre unità della “Osoppo”. In una situazione divenuta confusa, Toffanin prese il controllo del territorio e fece arrivare da una località vicina il comandante della “Osoppo” locale, Francesco De Gregori (zio del cantautore ).
De Gregori venne ucciso quasi subito, gli altri 17 uomini – fra di loro Guido Pasolini, fratello minore del regista Pier Paolo – furono catturati e uccisi fra il 10 ed il 18 febbraio 1945.



La Slavia veneta nel 1944-45 : terreno di confronto – scontro ideologico

La Slavia veneta è quella regione collinare e montuosa del Friuli orientale, estesa fra Cividale del Friuli e i monti che sovrastano Caporetto.
Il trattato di Roma, firmato il 27 gennaio 1924 fra l’Italia e il Regno dei Serbi, dei Croati e degli Sloveni, aveva inserito nel territorio italiano ampie zone a maggioranza slava o “miste” in cui, nelle ultime fasi della guerra, erano presenti gruppi armati costituiti da uomini di etnia slovena, che rivendicavano quelle terre come parte di un futuro stato indipendente.
L’affinità ideologica fra sloveni e garibaldini alimentava il sospetto che questi ultimi volessero realizzare un’annessione di fatto, improponibile per gli osoviani.
Va ricordato che, alla fine del 1944, le Brigate Garibaldi avevano accettato, in seguito all’ordine del segretario del Partito Comunista italiano, Palmiro Togliatti, di obbedire all’Esercito Popolare di Liberazione della Jugoslavia, con l’obiettivo di consegnare l’area della “Slavia” veneta ad un nuovo stato, la Jugoslavia, che si sarebbe formato dopo la guerra.*

Da un lato il Partito Comunista di Togliatti si presentava come partito nazionale italiano, dall’altro si riconosceva nella rivoluzione comunista, a cui aderivano i partigiani di Tito, per i quali invece “(…) ideologia e nazionalismo andavano perfettamente d’accordo, incluse le mire annessionistiche verso i territori italiani. ” 
Anche se, almeno formalmente, tutti i gruppi partigiani dell’Italia settentrionale dipendevano dal CLNA ( Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia, costituito alla fine del 1943), la comunanza ideologica fra sloveni e garibaldini alimentava negli uomini della “Osoppo” il sospetto che questi ultimi volessero realizzare un’annessione di fatto.
Mentre le formazioni comuniste accusavano gli osovani di avere come primo scopo non la lotta ai nazifascisti, ma ai comunisti.
* Kardelj, capo delle forze di liberazione slovene e luogotenente di Tito aveva esplicitamente parlato di una “ comune presa di potere nella regione Giulia di comunisti italiani e sloveni”.

Porzus : l’epilogo fino al 2001

Anche se, dopo l’azione a Porzus, la relazione dei GAP, indirizzata alla Federazione Comunista di Udine e al Comando del IX Corpo Sloveno, sottolineava che l’azione era stata effettuata “col pieno consenso della Federazione del partito”, non è mai emerso con chiarezza quale fosse l’ordine preciso trasmesso ai GAP da parte del Partito Comunista di Udine, né cosa avessero eventualmente ordinato i comunisti sloveni, da cui dipendeva militarmente la Brigata Garibaldi della zona.
Fu la magistratura ordinaria ad occuparsi della strage, in seguito alla denuncia presentata il 23 giugno 1945 al procuratore del re di Udine dal Comando Divisioni Osoppo.
Il processo – gli imputati erano 41- ebbe inizio nell’ottobre 1951, presso la Corte d’assise di Lucca, dove era stato trasferito per “legittimo sospetto”. L’appello ebbe luogo a Firenze fra l’11 marzo e il 30 aprile 1954 e rese definitive

la sentenza, che condannava all’ergastolo Mario Toffanin,” Giacca”, insieme ai suoi luogotenenti; gli anni di reclusione inflitti erano in totale 700.
Ma tutti i colpevoli erano fuggiti, chi in Cecoslovacchia chi in Jugoslavia.
Successivamente, in seguito ad amnistia e indulto, le condanne all’ergastolo furono cancellate.
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“Giacca” fu graziato dal Presidente della Repubblica Pertini nel luglio 1978, ma rimase in Slovenia, dove morì il 22 gennaio 1999.
Nel 2001 Giovanni Padoan della “Garibaldi” e don Radento Bello, cappellano della “Osoppo” si incontrarono alle malghe di Porzus per una pubblica riconciliazione, ma il gesto non ebbe seguito.

 
 

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