sabato 30 giugno 2018

L' ANALISI POLITICA DI AVANGUARDIA LOMBARDIA

 

A CURA DI COSTANTINO CORSINI
 
Avremmo voluto sintetizzare la lucida e mirata analisi politica del Camerata Costantino, ma avremmo forse tolto inconsapevolmente qualche passaggio importante.
Per cui la proponiamo per intero, come è stata letta giovedì sera  nell'ambito della Tradizionale Cena Comunitaria di fine mese.
 
Art. 1.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Dicono che sia la più bella Costituzione del mondo ma è anche la più disattesa.
Repubblica = res publica
Democratica = governata dal popolo
Lavoro = partecipazione alla costruzione della società, retribuzione e possibilità di vita dignitosa.
La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione ossia elezioni e rappresentanza parlamentare.
Ma le elezioni sono libere?
 E qui parte il commento ai risultati elettorali.
Tralascio i risultati della cosiddetta area.
Che sembra condannata ad un perenne prefisso telefonico più per propria incapacità che per volontà altrui.
Più di me è illuminante un pensiero di Spengler:
Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà.”
Ma quale è la causa di questa perdita inconscia di libertà?
 Noi siamo accusati di essere fautori di regimi autoritari se non totalitari ma i  regimi totalitari si imponevano sulla organizzazione del dissenso.
 Ne impedivano l’espressione.
Questo regime che si attribuisce la patente di democratico in realtà agisce ad un livello più subdolo, agisce sulle coscienze, sulle anime.
Modifica i comportamenti delle persone, li “convince” di ciò di cui devono essere convinti. Si realizza quanto rappresentato da Goethe nelle affinità elettive “Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”.
Il capitalismo finanziario globalizzante si sta imponendo trasversalmente, -sovranazionale- ed utilizza come strumento la distruzione di una cultura con la sua sostituzione con un modello basato sull’avere e non sull’essere. Contemporaneamente orchestra il dissenso in modo da renderlo sterile.
Basti pensare ai cosiddetti centri sociali, gli antagonisti che non sono in grado di elaborare un progetto alternativo ad un sistema che non solo li tollera ma anche li foraggia e li protegge.
 Con un duplice risultato, da una parte circoscrivere un potenziale dissenso giovanile, dall’altro presentare alla popolazione una immagine negativa del dissenso in modo da stigmatizzarlo e renderlo lontano.
 Anche nella nostra area spesso siamo caduti nella trappola di una estetica che ci allontanava dalla popolazione. Almeno sappiamo che non siamo stati foraggiati, anche se sono convinto che la presenza di carnevalate non faccia altro che piacere a chi ci vuole additare come degli alieni.
Ma non è solo questo l’unico strumento per sterilizzare il dissenso.
Il linguaggio, la rappresentazione  è stabilmente nelle mani del potere. Basterebbe rileggere Orwel in 1984 per capire la funzione della neolingua. Attribuire arbitrariamente significati rivoltando il positivo in negativo e viceversa.
 Bombe intelligenti che i morti li fanno ugualmente, guerre che vengono chiamate missioni di pace,  ma anche la coniazione di terminologie straniere che rendono asettico ciò che asettico non è: job act, spread sono solo una piccola parte della riduzione ai minimi termini del linguaggio.
Meno parole coesistono, meno vi è la possibilità di veicolare il dissenso dal singolare al plurale. Sempre in Orwel il ministero della pace era quello che preparava la guerra, la cosiddetta riabilitazione del dissidente consisteva nel convincerlo che due più due facesse cinque.
Quanti pensieri sono stati esclusi dalla discussione semplicemente attribuendogli un significato negativo che li escludesse a priori. Fascismo in primis.
Ma la gestione democratica  del potere prevede anche un terzo meccanismo che ha radici antiche. In questo vorrei ancora scomodare un pensatore del  passato, Etienne de la Boetie con il suo discorso della servitù volontaria.
 
Per questo così bravo siete
perché avete in governo delle bestie
 
“Ma quest’astuzia dei tiranni nell’abbrutire i loro sudditi non la si può comprendere più chiaramente che nell’atteggiamento di Ciro nei confronti dei Lidi, dopo che si fu impadronito di Sardi, la principale città della Lidia, e che ebbe preso in ostaggio e fatto prigioniero Creso, quel re tanto ricco.
Appena gli fu portata la notizia che i Sardesi erano in rivolta, li avrebbe potuti schiacciare subito; ma, non volendo né mettere a sacco una città così bella, né essere sempre obbligato a mantenervi una guarnigione per sorvegliarla, concepì un grande espediente per garantirsene il controllo: vi impiantò dei bordelli, delle taverne e dei giochi pubblici, e fece pubblicare un’ordinanza perché gli abitanti ne facessero uso.
Si trovò così bene con questo presidio che in seguito non fu mai necessario un solo colpo di spada contro i Lidi. Quelle persone povere e miserabili si divertirono ad inventare ogni sorta di giochi tanto che i Latini ne hanno tratto una loro parola e ciò che noi chiamiamo passatempo, essi lo chiamano LUDI, cioè LYDI.”
Oggi assistiamo alla versione moderna:
illusioni di arricchirsi con improbabili lotterie.
Corsa ai consumi. I templi della nuova religione sono i centri commerciali. Le icone sacre sono gli SmartPhone.
 La tastiera ha sostituito il dibattito. Un popolo ridotto a massa consumatrice.
Ma queste elezioni, forse, hanno assunto il significato del granello di sabbia nell’ingranaggio.
 Non possiamo sapere se questa è vero dissenso o forse ancora parte della strategia della conservazione del potere, solo quello che avverrà in seguito può dircelo.
 Ma una cosa è certa.
 Non tutto il gregge ha massificato cuore e cervello.
 E’ bastato un atto di per se insignificante per risvegliare un orgoglio di  popolo. Non sappiamo se è la pancia od il cuore a muovere, ma qualche cosa si muove.
A questo punto ci troviamo di fronte all’obbligo di prendere atto di una cosa.
SI PUO’ FARE.
 Slogan abusato anche da Obama, nobel per la pace che ha avviato non so quante guerre (ulteriore esempio della mistificazione del linguaggio). Tutto ciò ci impone di scegliere tra rimanere in uno splendido, estetico e sterile isolamento oppure credere che si possa fare e quindi evitare le trappole che il potere globalizzante ci ha posto per anni. Cercare di occupare quello che prima era uno spazio ed ora sono diventate praterie. Una riflessione che dobbiamo porci.
Non ho voluto fare una disamina statistica delle elezioni, penso che non interessi più di tanto lo spostamento di una quota di elettori da un partito all’altro, visto che sono sostanzialmente copie carbone di un disegno riformista.
 Penso che sia più interessante percepire la carica rivoluzionaria, revolvèr, rivoltare.
Cambiare il sistema, non correggere qualche cosa perché tutto rimanga come prima.
 
Avanguardia Lombardia
 
 

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