venerdì 25 maggio 2018

NATO ... da tutte le parti



Fake news: Facebook assume un think tank finanziato dalla NATO

Facebook ha ingaggiato un think tank finanziato dai produttori di armi, da alcuni settori dell’esercito statunitense e dalle monarchie mediorientali per “salvaguardare il processo democratico”. Un po’ come assumere dei piromani come vigili del fuoco.
  
Se Facebook intendesse davvero “proteggere la democrazia e le elezioni in tutto il mondo”, costruirebbe un team di esperti e attivisti provenienti da tutte le nazioni nelle quali opera. Invece, il gigante dei social media verrà fiancheggiato da un gruppo propagandistico della NATO.
Per chi non ne fosse al corrente, Atlantic Council (AC) è il principale gruppo di advocacy legato all’alleanza atlantica, guidata dagli americani. E il suo metodo di lavoro è piuttosto semplice: garantisce stipendi e falsi titoli accademici a vari attivisti che si allineano all’agenda della NATO. Dunque, i lobbisti diventano “soci” ed “esperti”, mentre l’impresa si garantisce una facciata pulita, che viene raramente (se non mai) messa sotto i riflettori dai media.
Anche se tutto ciò è sempre stato eticamente discutibile, l’ultima mossa di Facebook, vista la sua posizione monopolistica, è ancora più sinistra, perché è ora legata a un “think tank” che ha proposto attacchi terroristici in Russia e ha richiesto che i media russi siano obbligati a registrarsi negli Stati Uniti come “agenti stranieri”.
Non cadete in errore: questo è uno scenario da sogno per la NATO e per coloro che dipendono da essa per la propria vita e il proprio status. Perché l’AC è nella posizione di sottomettere Facebook nel campo dell’informazione.
Giovedì, il social network ha annunciato di essere “eccitato di avviare questa nuova partnership con Atlantic Council, il quale ha una reputazione stellare per la ricerca di soluzioni innovative a problemi difficili”. Ha infine aggiunto che gli “esperti” del Digital Forensic Research Lab (DFRL) dell’AC lavoreranno a stretto contatto con i team di sicurezza di Facebook per “offrire approfondimenti e aggiornamenti in tempo reale sulle minacce emergenti e sulle campagne di disinformazione di tutto il mondo”.
Ora, questo tipo di discorso andrebbe bene, se Facebook avesse riunito un gruppo eterogeneo, composto da parti interessate di un’ampia gamma di democrazie. Ma, selezionando un attore chiaramente incline alla ricerca di “disinformazioni e interferenze straniere” durante “elezioni e altri momenti altamente sensibili”, e anche lavorando per “aiutare a educare i cittadini e la società civile”, il team di Mark Zuckerberg ha essenzialmente reso l’azienda uno strumento dell’agenda militare statunitense.
Basta guardare chi finanzia l’AC: tra i donatori ci sono contractors dell’esercito quali Lockheed Martin, Boeing e Raytheon, tutte aziende che traggono profitto dalle tensioni internazionali con potenze quali Russia e Cina. Nel frattempo, in aggiunta alla NATO stessa, ci sono pagamenti compiuti dal Dipartimento di Stato USA, dall’US Air Force, dall’esercito e dalla marina.
Altri importanti finanziatori includono il governo degli Emirati Arabi Uniti, il quale è, ovviamente, una monarchia assoluta. E altro denaro degli Emirati arriva attraverso la compagna petrolifera di stato e la Crescent Petroleum. Anche il Marocco, paese non troppo noto per le sue libertà, getta altro denaro nel cesto delle offerte.
Ed ecco l’assurdità insita nell’approccio di Facebook. Ha consegnato il controllo ad attivisti finanziati da nemici della democrazia, ed entità che traggono beneficio alimentando l’isteria sulle presunte interferenze estere nelle elezioni occidentali. Senza dimenticare, naturalmente, come gli USA stessi abbiano una lunga storia di interferenze nelle elezioni altrui.
Per di più, la scarsità di copertura mediatica occidentale dell’annuncio di giovedì è allarmante, perché i grandi media come la CNN, il Washington Post, la BBC e il New York Times (che usano spesso lobbisti dell’AC come ospiti, “esperti” o analisti) hanno più o meno ignorato la notizia. E i media che l’hanno rilanciata, come CNET e The Hill, non hanno fatto riferimento all’agenda del think tank. In particolare, l’influente rivista dei media Adweek ha persino iniziato il suo servizio descrivendo il gruppo di lobby come “neutrale”.
Ora, se sei a Washington, “neutrale” significa non supportare né i democratici né i repubblicani, ma nel resto del mondo l’AC è chiaramente di parte. Perché esiste per promuovere, attraverso la NATO, gli obiettivi della politica estera americana, particolarmente in Europa. E, siamo chiari, senza Mosca come nemico, la NATO smette di esistere. Il che significa che colpire la Russia è una questione di vita o di morte per l’Atlantic Council.
Di conseguenza, i nuovi partner di Facebook hanno un interesse particolare nel creare l’impressione che Mosca stia interferendo nelle elezioni occidentali. Infatti, dati i tassi di penetrazione della piattaforma nel paese stesso, ora hanno anche il potere di interferire nei sondaggi della Russia stessa. La cosa non è sfuggita ai funzionari di Mosca, che stanno tenendo d’occhio lo sviluppo della cosa.
Per quanto riguarda il motivo per cui è stato scelto il Consiglio Atlantico? Bene, solo il mese scorso Mark Zuckerberg è stato oggetto di un’intenso interrogatorio alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti. E quale modo migliore, per placare le paure dell’establishment di Washington, che impiegare dei lavoratori della stessa propaganda della NATO come controllori delle notizie?
(da ZeroHedge – traduzione di Federico Bezzi)
 

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