giovedì 28 marzo 2019

COMUNICATO UFFICIALE



Comunicato ufficiale:
 Stamattina hanno messo agli arresti Vincenzo Nardulli della Comunità di Avanguardia e Giuliano Castellino di Forza Nuova con un provvedimento improprio ed esagerato, in cui si cita una rapina, lesioni e associazione, il tutto condito da argomentazioni che non si evincono dai filmati da NOI prodotti. Chiederemo le testimonianze degli agenti presenti fin dall'inizio e poi vedremo. Intanto la Comunità di Avanguardia parteciperà alla manifestazione indetta da Forza Nuova che si terrà Sabato 30 Marzo alle ore 16.00 in piazza scotti sotto l'abitazione di Giuliano........
LA REPRESSIONE NON CI PIEGA, CI MOLTIPLICA!
Tutta la mia solidarietà al CAMERATA Vincenzo Nardulli.
Stefano Delle Chiaie.

A VINCENZO E GIULIANO



Alle Comunità di Avanguardia Nazionale e Forza Nuova,

 a Vincenzo e Giuliano,

ai 2 Camerati arrestati oggi a Roma,
 con le fantasiose accuse di rapina e lesioni, 
 quasi 3 mesi dopo i fatti.

Ricapitolando: 
se vi recate in un cimitero in occasione di un Anniversario di Ragazzi uccisi ,
 e scoprite appollaiati tra le siepi personaggi che vi fotografano e vi osservano…
(che poi si qualificano come giornalisti)
 e vi sognate di allontanarli ...
… e questi, in un secondo tempo, gridano all' "aggressione fascista", 
con grandi scoop su tv, giornali e rotocalchi,
 ...e magari qualcuno fa anche un'interrogazione parlamentare,
…………..
… dopo circa 3 mesi  
vi trovate agli arresti:
 la democrazia è salva,
 le "anime belle" possono cantare bella ciao...

"nec ridere,nec lugere sed intelligere" 

Comunità Avanguardia Norditalia

mercoledì 27 marzo 2019

"CHI NEGA LA NATURA SFUGGIAM COME LA PESTE"



 Sono le parole di una canzone anarchica
Vai a capire invece chi adesso nega davvero la Natura, l'ordine naturale, in nome di una società senza Identità, senza Patria, senza Tradizioni, utile solo al mercato e a servizio del nuovo ordine mondiale, che vorrebbe ridurre le Persone a tubi digerenti.


I PENSIERI DI UN UOMO IN ORDINE


Trieste: lo spettacolo deve continuare!
Anche oggi a tenere il banco sulle cronache è il gay pride, dopo l'annuncio di un'altra manifestazione da parte dei ragazzi di Forza Nuova, ancora una volta la stampa locale sponsorizza quella che è una battaglia tutelata da una sinistra oramai ridotta alla canna del gas, che si preoccupa esclusivamente di tutelare gli interessi di lobbies e poteri forti, come nel caso dei cosiddetti "profughi & migranti: ci sarebbe da rimpiangere il vecchio partito comunista, che dimostrava più interesse per la popolazione di questi.
Fanno perennemente le vittime, 3 anni fa inscenarono una manifestazione contro l'omofobia per un'aggressione omofoba mai avvenuta, sempre coadiuvati dalla stampa cittadina.
Si presentano come "vittime", per poi rivelarsi esattamente tutt'altro.
Mentre pretendono "diritti", e va detto che hanno già gli stessi diritti che ha ogni cittadino, attaccano il congresso mondiale della famiglia che si tiene a Verona, questo fine settimana. Verona dista circa 300 km da Trieste e si trova in un'altra regione. Le accuse di oscurantismo e intolleranza rivolte contro chi sta dalla parte di un ordine naturale, fatte da chi, tra le righe delle dichiarazioni, rivendica aborto e società multirazziale come delle conquiste e pretende con arroganza diritti, dimostra tutta la loro ipocrisia, e il partito democratico con la sinistra intera, gioca la sua partita in favore di privilegi per quelle che sono minoranze, per continuare nella sostituzione della giustizia sociale con i cosiddetti "diritti civili" in ossequio ai progetti di chi vuole quella cosiddetta "società aperta" dove tutto deve essere lecito, quella che loro chiamano "società civile", intanto hanno ridotto l'Italia ad una fogna a cielo aperto,
Fanculo!

martedì 26 marzo 2019

TRIESTE RICORDA MASSIMO MORSELLO


  

Venerdì 29 marzo
 come ogni anno a Trieste, 
si tiene un'iniziativa, a cura dell'Associazione Nessuno resti indietro,
 in ricordo di Massimo Morsello, 
militante politico del Fuan romano, 
esiliato dalla sua terra per le persecuzioni giudiziarie verso un'intera area politica, imprenditore, cantautore, 
fondatore e leader 
di Forza Nuova. 

Quest'anno il ricordo va ad abbinarsi anche al Centenario della Fondazione di piazza San Sepolcro, 

La conferenza intitolata 
La lotta politica dall'attivismo di piazza all'era della globalizzazione, 
toccherà temi d'attualità, 
dai Gilet gialli di Francia
 alle mobilitazioni sul clima,
 le Ong, l'immigrazione
 e il sequestro dello scuolabus nel milanese.

Intervengono 

Fabio Bellani per l'Associazione, 

Claudio Scarpa 
della comunità di Avanguardia, 

Manlio Portolan 
già militante di Ordine Nuovo e MSI, 

Ugo Fabbri, da sempre impegnato sul fronte del sindacalismo nazional-popolare.


TRIESTE NON DORME
MAI ! 

sabato 23 marzo 2019

A DIEGO ED ENRICO, QUEI RAGAZZI "SCOMODI"CHE NESSUNO RICORDA

A DIEGO ED ENRICO, QUEI RAGAZZI CHE (QUASI) NESSUNO RICORDA 

ENRICO E DIEGO, PRESENTI !



Alessandria 24.03.1985 - Tutte le strade, principali e secondarie, di accesso alla città di Alessandria, in Piemonte, erano sorvegliate dalle forze dell’ordine sia per l’arrivo dei rappresentanti del Governo Craxi, il Ministro del Tesoro, Giovanni Giuseppe Goria, e il Ministro del Bilancio, Pier Luigi Romita, sia per le manifestazioni di protesta antinucleare nel Comune di Trino Vercellese. Quattro militanti, Andrea Cosso, 23 anni, Diego Macciò, 22 anni, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi 19 anni, del gruppo “Vento del Nord”, organizzazione di filiazione giovanile degli Arditi d’Italia, ricostituita a Torino nel 1975 con sede in via Verdi, viaggiavano su una Fiat 127 di colore bianca, regolarmente intesta ad Andrea Cosso,
provenienti da Roma, sull’autostrada Torino - Piacenza. Raggiunto il casello di San Michele di Alessandria ovest, decisero di lasciare l’autostrada per risparmiare denaro.
Erano le 8 e 40 circa quando l’autovettura fu fermata da un posto di blocco della Polizia per un normale controllo. A bordo, sui sedili anteriori, Andrea Cosso e Diego Macciò, sui sedili posteriori, invece, Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, fidanzata di Macciò. L’agente di pubblica sicurezza, Maurillo Pastorino, si avvicinò per chiedere i documenti e successivamente si avviò nell’auto di servizio per controllare i nomi con la Centrale Operativa. Dal calcolatore, fu evidente che il guidatore, Andrea Cosso, aveva pendenze con i Nuclei Armati Rivoluzionari. L’agente Pastorino ritornò verso la macchina ma tenendosi al centro del piazzale. A quel punto la situazione precipitò. Dallo sportello di sinistra uscì Andrea Cosso che tentò di sparare con la sua pistola 7,65 ma il carrello si inceppò. Caricò nuovamente e colpi l’agente Pastorino alla gamba che cadde. Da terra, Pastorino, rispose al fuoco ferendo, non gravemente, Andrea Cosso, ma uccidendo sul colpo Diego Macciò mentre scendeva dallo sportello di destra. Intanto gli altri due agenti di pubblica sicurezza, posizionati sul retro dell’autovettura, iniziarono a sparare con le mitragliette riducendo in brandelli Enrico Ferrero che tentava di scende dalla macchina. Sul posto arrivarono altre pattuglie e le ambulanze che trasportarono i feriti in ospedale, nelle celle di sicurezza, mentre i morti furono portati all’obitorio per gli accertamenti del caso. Intanto nell’autovettura furono ritrovati un fucile a canne mozze, due pistole, una bomba a mano da esercitazione militare, documenti e indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche. Andrea Cosso si era congedato dal corpo dell’Aeronautica Militare iniziando ad avere contatti sia con Terza Posizione che con i Nuclei Armati Rivoluzionari. Infatti il suo compito era di accompagnare in auto attraverso il confine francese alcuni dei capi del calibro di Stefano Soderini e Pasquale Belsito. Alla fine degli anni settanta aveva partecipato alla gazzarra neonazista a Varese contro la squadra israeliana di pallacanestro del Maccabi. Nel 1882 fu arrestato con l’accusa di partecipazione a banda armata. Le accuse furono ridimensionate in favoreggiamento e ben presto uscì di prigione. Diego Macciò fu volontario nei paracadutisti, torinese, di origine, ma con lunghi anni di vita a Milano, dove
frequentò il Fronte della Gioventù. In realtà di trattava del vero uomo di collegamento tra il gruppo torinese e il capo dei Nuclei Armati Rivoluzionari, Cavallini. Enrico Ferrero e Raffaella Furiozzi, figlia di un agente di cambio, di buona borghesia, erano noti solo per aver partecipato a qualche volantinaggio del Fronte della Gioventù di Torino. La Magistratura di Alessandria puntò le indagini su due possibili obiettivi per i militanti della destra eversiva. Una rapina di armi nel vicino deposito dell’Aeronautica Militare di Castello d’Annone e degli Artiglieri; un tentativo di sequestro di persona. Potevano compiere una rapina o un sequestro dal momento che viaggiavano su una innocua Fiat 127 regolarmente intestata? Dopo poco, gli inquirenti, indirizzarono le indagini soprattutto nel mettere a fuoco quell’ambiente di piccole violenze ordinarie torinesi, perquisendo alcune sedi del Movimento Sociale Italiano e il circolo “Vento del Nord”. Il Procuratore della Repubblica, Buzio, diede il suo benestare per i solenni funerali dei due caduti.
Enrico Ferrero: Presente!


E’ domenica mattina, del 24 marzo 1985, quando quattro camerati, Andrea Cosso, Enrico Ferrero , Raffaella Furiozzi e Diego Macciò, provenienti da Roma stanno viaggiando su una innocua "127" regolarmente intestata ad Andrea Cosso, sull’autostrada Torino - Piacenza, in direzione di Torino, raggiunto il casello San Michele di Alessandria ovest, decidono di lasciare l’autostrada, per risparmiare denaro".

All’uscita del casello, una pattuglia della Polizia, in posto di blocco intende controllare la loro auto. Quell’incontro con la polizia diviene una tragica variante del loro ritorno a casa. La reazione dei quattro, contro le divise è automatica, ingaggiano una controversa e tragica sparatoria, ancora tutta da chiarire. 

La televisione e la stampa, dicendo menzogne, affermano che i quattro avevano in macchina una santa barbara, in vero avevano con se, una Beretta in efficienza, un'altra molto vecchia, un fucile a canne mozze, una bomba a mano da esercitazione militare; e poi documenti ed indirizzi, stemmi, gagliardetti, aquile e svastiche com' è nella tradizione dei giovani fascisti raccoglitori di feticci. 

Enrico Ferrero, viene fulminato dalla Polizia stradale di Alessandria insieme al 22enne Diego Mancciò 


Diego Macciò: Presente!


Diego Macciò, è fidanzato con la camerata Raffaella Furiozzi, insieme fanno parte dell’organizzazione torinese il "Vento del nord", una specie di filiazione giovanile degli "Arditi d' Italia", ricostituiti a Torino nel 1975.
Ha ventidue anni, quando viene fulminato con Enrico Ferrero dai colpi della polizia.








VISITA IL SITO

venerdì 22 marzo 2019

domenica 17 marzo 2019

BUON COMPLEANNO, CLAUDIO!


SURSUM CORDA ! 
In Alto i Cuori 
In Alto i Calici 
Buon Compleanno 
Claudione 

Avanguardia Berghem


giovedì 14 marzo 2019

PARIGI, 15 MARZO 1945...




“ So che non si può restare soli in Europa; ovvero, se ci si crede abbastanza forti per esserlo, si commettono solo pazzie”



Drieu La Rochelle 
Parigi, 3 gennaio 1893
Parigi, 15 marzo 1945


PIERRE DRIEU LA ROCHELLE





Nato da una famiglia normanna, piccolo borghese e nazionalista residente nel XVII arrondissement di Parigi e straziata dai problemi coniugali ed economici, Drieu La Rochelle studia alla Scuola Libera di Scienze Politiche (École Libre des Sciences Politiques). È bocciato all’esame finale e, sentendosi preclusa la carriera diplomatica che sognava di intraprendere, pensa per la prima volta al suicidio, tentazione costante durante la sua vita. Nel 1914 parte per il fronte. Esce traumatizzato dalla esperienza della Prima guerra mondiale e ne trae ispirazione per scrivere la raccolta di novelle La comédie de Charleroi che sarà pubblicata nel 1934.
Nel 1917 sposa Colette Jéramec, sorella di André Jéramec, suo migliore amico, dalla quale divorzia nel 1921. Sempre nel 1917 La Nouvelle Revue française pubblica Interrogation, il suo primo libro.
Vicino ai surrealisti ed ai comunisti negli anni 1920, si interessa anche all’Action Française, senza aderire a nessuno di questi movimenti e stringe amicizia con Louis Aragon.
Si fa conoscere, nel 1922, con un saggio Mesure de la France, e pubblica diversi romanzi.
Nel saggio Genève ou Moscou (Ginevra o Mosca), nel 1928, prende posizioni pro-europeiste, che lo portano ad avvicinarsi successivamente ad alcuni ambienti padronali, in particolar modo all’organizzazione Redressement français diretta da Mercier, poi a certe correnti del Partito radicale, alla fine degli anni 1920 e all’inizio degli anni 1930.

Nelle settimane che seguono le manifestazioni anti-parlamentari fasciste del 6 febbraio 1934, collabora alla rivista La Lutte des Jeunes (La Lotta dei Giovani) e si dichiara fascista, vedendo qui una soluzione alla sue proprie contraddizioni e un rimedio a ciò che considera la decadenza materialista delle società moderne. In ottobre pubblica il saggio Socialisme fasciste (Socialismo Fascista[1] e si colloca nel solco del primo socialismo francese, quello di Saint-Simon, Proudhon e Charles Fourier. Questa scelta intellettuale lo conduce ad aderire nel 1936 al Partito Popolare Francese, fondato da Jacques Doriot e a diventare, fino alla sua rottura con il PPF all’inizio del 1939, editorialista della pubblicazione del movimento L'Émancipation Nationale (L'Emancipazione Nazionale). Contemporaneamente redige il suo romanzo più noto, Gilles.

Durante l’occupazione diventa direttore de La Nouvelle Revue française (NRF) e si schiera a favore di una politica di collaborazione con la Germania, che egli spera si metta alla testa di una sorta di "Internazionale fascista".
A partire dal 1943, disilluso, rivolge le sue preoccupazioni alla storia delle religioni orientali.

Alla liberazione di Parigi nel 1944, rifiutando l’esilio è costretto a nascondersi. Sarà aiutato da alcuni amici, tra cui André Malraux e l’ex moglie Colette Jéramec.

Dopo i due tentativi falliti dell’11 e 12 agosto 1944, il 15 marzo 1945 stacca il tubo del gas e ingerisce una forte dose di fenobarbital.

È considerato uno dei più importanti interpreti, in ambito letterario, di quel cosiddetto "socialismo fascista", caro a molti intellettuali "di destra" e ben descritto nel saggio Fascismo immenso e rosso dello scomparso giornalista Giano Accame.


LE OPERE

. Interrogation, 1917, raccolta di poesie 

• Fond de cantine, 1920, raccolta di poesie 

• État-civil, 1921, romanzo 

• Mesure de la France , 1922, saggio 

• Plainte contre inconnu, 1924, raccolta di poesie 

• L'homme couvert de femmes, 1925, romanzo (L'uomo pieno di donne, Passigli Editore, 1995) 

• Le Jeune Européen, 1927, saggio 

• Genève ou Moscou, 1928, saggio 

• Blèche, 1928, romanzo 

• Une femme à sa fenêtre, 1930, romanzo 

• L'Europe contre les patries 1931, saggio 
• Le Feu Follet (1931), romanzo (Fuoco fatuo, SE, 2002) (da questo romanzo, Louis Malle ha tratto nel 1963 l'omonimo film) 

• Drôle de voyage (1933), romanzo (Che strano viaggio, Rusconi Editore, 1971) 

• Journal d’un homme trompé (1934), raccolta di novelle (Diario di un uomo tradito, Sellerio, 1992) 

• La comédie de Charleroi 1934, raccolta di novelle (La commedia di Charleroi, Fazi Editore, 2007) 

• Socialisme fasciste, 1934, saggio 
• Béloukia, 1936, romanzo 
• Doriot ou la vie d'un ouvrier français, 1936, saggio 
• Avec Doriot, 1937, saggio 
• Rêveuse Bourgeoisie, 1937, romanzo 
• Gilles, 1939 romanzo (censurato, la versione integrale uscirà nel 1942) 
• Ne plus attendre, 1941, saggio 
• Notes pour comprendre le siècle, 1941, saggio (Appunti per comprendere il secolo, Arktos, 1988) 
• L'homme à cheval, 1943, romanzo (L'uomo a cavallo, Il Sigillo, 1978) 
• Les chiens de paille, 1944, romanzo (I cani di paglia, Cavallo Alato, 1979) 
• Mémoires de Dirk Raspe, 1944 romanzo (incompiuto, pubblicato nel 1966), (Memorie di Dirk Raspe, SE, 1996) 
• Récit secret suivi de Journal 1944-1945 et d'Exorde, memorie, 1961, (Racconto segreto seguito da Diario 1944-1945, SE, 2005) 
• Histoires déplaisantes, (postumo, 1963), raccolta di novelle 
• Journal d’un délicat, romanzo (postumo, 1963) (Diario di un delicato, SE, 1998) 
• Journal 1939-1945, (postumo, 1992), memorie






Povera Europa

Povera Europa, ti abbandoni ai quattro venti del tuo disastro.
Vento asiatico, vento slavo, vento ebraico, vento americano.

E non lo sai. Sarai morta senza saperlo.

Questo perchè non hai coscienza di te, o hai perso questa coscienza, o non l’hai ritrovata. Hai avuto una coscienza, ma ne hai perso man mano gli strumenti.

Coscienza cristiana: coscienza per il papato, la Chiesa, i grandi ordini.

Coscienza per l’espansione franca, per l’espansione germanica, per la feudalità, per l’Impero.

Coscienza per l’arte francese, l’arte italiana, ancora l’arte francese, l’arte tedesca, l’arte inglese. Coscienza per i Rinascimenti, la Riforma, la Rivoluzione.

Coscienza per la filosofia, la scienza.

Coscienza per la monarchia, l’aristocrazia, la borghesia, il proletariato.

Coscienza per il socialismo.

Coscienza per la sofferenza del 1914-1918, coscienza per Ginevra. Coscienza per il fascismo e l’antifascismo, il comunismo e l’anticomunismo.

Non hai ancora acquisito la tua nuova coscienza per l’internazionale delle nazioni, per la federazione delle tue potenze grandi e piccole che eleggevano un’egemonia per l’unità del tuo socialismo. E, senza dubbio, l’acquisirai troppo tardi.

Europa, tu che non sei un Impero, sei invasa da due Imperi.

Quello russo e quello americano.

Questi due Imperi vogliono la tua sconfitta e tu non lo sai.

Addirittura, ti presti al gioco di questi imperi tramite le tue forze disgiunte.

Molti europei sono partigiani dell’Impero russo e molti sono partigiani dell’Impero americano. Essi chiamano, con tutta la loro voce, lo spiegamento e l’esplosione della forza russa e della forza americana sull’Europa. Essi si rallegrano quando le orde asiatiche e slave entrano in Europa, nelle tue provincie di Romania e di Polonia, quando le flotte americane bombardano la patria delle tue patrie: l’Italia, dove, dopo lustri di decadimento, conservavi una delle tue più preziose e antiche immagini in quasi completa integrità fisica.


Già dal 1941 una delle tue isole avanzate, l’Irlanda, era calpestata dagli americani e tu non te non te n’eri preoccupata.

L’impero britannico era, nel mondo, una presenza dell’Europa (una compensazione al decentramento, alla stravaganza dell’Inghilterra fuori dall’Europa). Ora questo Impero è subordinato in maniera umiliante agli Imperi americano e russo.
In America esso ha perduto quasi tutto ciò che vi aveva, in un certo senso in nome dell’Europa. E’ una sconfitta e una umiliazione europea il fatto che le isole inglesi della costa americana siano occupate dalle guarnigioni americane; c’è da aggiungere che il Canada scivola nella versatilità americana.

Risulta una minaccia per l’influenza europea nel mondo il fatto che le repubbliche sud-americane, così legate all’Europa, si pieghino sotto il giogo americano l’una dopo l’altra, e che anche l’Intelligence Service sia costretto, causa quel giogo, ad intrighi deboli e nascosti contro lo sbarco yankee.

Stessa situazione nel Pacifico e in Asia, dove ciò che l’Inghilterra non ha ceduto ai giapponesi o ai cinesi, deve abbandonarlo alle iniziative difensive e offensive degli americani.

Ed ecco che l’Inghilterra deve dividere con la Russia e con l’America anche l’Africa, il Vicino e il Medio-Oriente.

Si può dire la stessa cosa per l’Impero francese, per l’Impero portoghese, per l’Impero spagnolo, per l’Impero olandese.
E più di tutti gli altri europei, gli Inglesi fanno i furieri degli Americani e dei Russi. Le isole britanniche, infatti, dopo Guglielmo il conquistatore sono affolltate da milioni di americani ignoranti e sprezzanti. L’Inghilterra è occupata dagli extra-europei ancor prima che lo sia tutta l’Europa.
Se l’Inghilterra è terribilmente colpevole contro l’Europa, anche la Germania lo è. Abbandonando il proprio impero, l’Inghilterra abbandona i suoi beni, i possedimenti e i prestigi dell’Europa all’estero, scatena la doppia invasione della Russia e dell’America; d’altro canto, la Germania impedisce alle comunità europee di confederarsi intorno ad essa, non sapendo oltrepassare il suo nazionalismo, il suo imperialismo, non sapendo trasformare la sua rivoluzione particolare in una rivoluzione universale, non sapendo eliminare tutti gli elementi arretrati che veicola ancora in sè: essa, pura forza socialista, brucia sull’altare della patria europea. Nel 1940 la Germania non ha capito il proprio compito, l’ha solo presentito oscuramente: ha pronunciato la parola Europa senza mettervi niente di più di un vago fremito istintivo.
Assorbito dalla sua giusta visione del pericolo russo, il preveggente Hitler ha sempre agito con saggezza in funzione di questo pericolo.
Ma non ha capito che i gesti da lui compiuti fuori della Russia non potevano non essere scorti dagli interessati nel loro rapporto con quel pericolo ignorato, nato in una vasta zona dell’Europa.
Credeva che le “occupazioni” fossero solo una tappa verso qualcos’altro, verso la ripresa della marcia ad Est, forse solo parate secondarie e acessorie rispetto a quel movimento essenziale. Ma esse non sono state considerate tali dagli interessati, i quali vi hanno visto solo il preludio a volgari conquiste.

Abbiamo dunque una serie di territori occupati che si ritengono gli elementi virtuali di un accatastamento imperialista; non si può trasformarli nelle trasposizioni viventi di una dichiarazione scritta, volontariamente orientate verso una egemonia elettiva, se non si spande ovunque un soffio comune, un movimento comune, che coordinino in una azione e in una speranza comuni gli abitanti sconcertati di questi territori.
A queste popolazioni, le quali in quanto occupate si considerano in procinto di essere conquistate, non si può chiedere di offrire operai e soldati se non si propone loro al tempo stesso un impegno interiore. Impegno che, essendo simultaneamente interiore ad ogni popolo d’Europa, si riveli comune a tutta l’Europa.
Le genti di Polonia e di Bretagna, di Norvegia e di Grecia non possono aver voglia di difendere l’unione dei loro paesi in quanto Europa, a meno che non si dia loro qualcosa di nuovo da difendere; qualcosa che in quanto europei, li sta ora interessando.
L’Europa non può interessarsi a se stessa come un ricordo da resuscitare, un ricordo ignorato dalla maggioranza; si può interessare solo ad un nuovo impegno, il quale potrà renderle tangibile la sua esistenza, che questa inizi o che ricominci.
Può capire la guerra esteriore solo nelle opere di una guerra interiore; può capire una guerra contro il comunismo solo nella realizzazione della guerra socialista.
La Germania poteva suscitare l’interesse dei popoli alla sua presenza, permettere loro di vederla sotto una angolazione diversa da quella dell’occupante, solo facendo di questa presenza una presenza rivoluzionaria. I Tedeschi non interessano in quanto Tedeschi, non più degli Inglesi, Americani o Russi; ciò che interessa è quello che gli uni e gli altri possono apportare. Gli uni il comunismo, gli altri la democrazia capitalista; i tedeschi dovevano imporre il socialismo.

Ogni occupazione tedesca doveva trasformarsi in una rivoluzione nazionale; sarebbe stata una palpitazione della rivoluzione europea.
Inizialmente i popoli sono rimasti delusi dalle occupazioni tedesche, proprio perchè sono sdtate delle occupazioni; ci si rassegnava nel bene o nel male; ci si rassegnava ad essere rovesciati.
C’era un’invocazionein quel terrore che, nel 1940, aveva preceduto l’arrivo delle armate tedesche: si credeva che fossero delle armate rivoluzionarie, più rudi, ma al tempo stesso più innovatrici.
Purtroppo non è successo niente: erano solo armate d’altri tempi e, in un primo momento, solo più gentili di quelle.
Dapprima sono apparse rassicuranti; poi si è iniziato a dare voce alle lagnanze, divenute sempre maggiori. Avremmo preferito essere più scossi all’inizio, sconvolti.
Si è trattato solo di una occupazione militare la quale, contro le varie difficoltà, ha potuto reagire solo con i mezzi militari e, poi, polizieschi. Non abbiamo conosciuto il nazionalsocialismo, abbiamo conosciuto solo gli eserciti e la polizia. Non abbiamo conosciuto il contenuto della Germania hitleriana, ma solo i suoi strumenti esteriori.
La Germania ha voluto rispettare l’antica convenzione delle autonomie, delle sovranità nazionali. Allora ha dovuto impiegare i mezzi, non meno convenzionali di quelli che si usavano in passato, per circuire e assediare queste autonomie: mezzi di pressione diplomatici, finanziari, economici, militari, politici.

Ma c’era bisogno dei mezzi più nuovi, più rispettosi, più vitali della conquista rivoluzionaria.
Fare appello alle grandi alleanze intime, dirette, tra il genio del popolo tedesco e il genio degli altri popoli, tra le forze rivoluzionarie di Germania e di altre nazioni. Per poggiare l’egemonia militare sulla federazione delle rivoluzioni.
E’ ciò che, invano, avevano cercato di fare gli Anglo-americani; è ciò che, di sicuro, faranno i Russi.
Gli Americani hanno dei veri alleati: i democratici; i Russi hanno i comunisti; i Tedeschi non hanno riconosciuto i loro alleati naturali, i socialisti europei.
Ma questi, pochi all’inizio, potevano sviluppare le loro forze solo in un clima di tumulto generale, di convergenze ardenti.
La Germania ha avuto paura. Temendo per la coesione e l’efficacia del suo esercito, la Germania ha avuto paura di farne un’arma rivoluzionaria; ma i soli eserciti che hanno fatto storia nel mondo sono stati quelli delle rivoluzioni armate.
La Germania ha avuto paura di cessare di essere se stessa per divenire l’Europa; la sua aquila non è divenuta una fenice pronta a rinascere dalle proprie ceneri.
E’ dunque troppo tardi? La comunità delle sofferenze per i massacri russi e americani, gli incendi, le rovine,: tutto ciò va forse a confondere occupanti e occupati, conquistatori e conquistati, difensori e difesi? Ci sono ancora frontiere, in Europa, per i nugoli di aerei americani, per le orde asiatiche? Ci sono ancora dogane tra le folle ridotte alla miseria? Può esserci forse una bandiera diversa da quella rossa, sulla superficie di un continente interamente ridotto al socialismo marxista, volente o nolente? Chi mai potrà risollevare l’Europa dalle rovine, se non il socialismo? Non saranno certo le banche o i trusts.
Ora è tempo che i Tedeschi non solo proclamino, ma realizzino il socialismo europeo sulle rovine dell’Europa. Perché, in mezzo a queste rovine, c’è ancora la nostra anima da difendere.
Il momento peggiore è quello migliore.
Le trasmutazioni sociali decisive si compiono in piena guerra.
E’ stato in piena guerra che l’Inghilterra puritana, la Germania luterana, la Francia giacobina e la Russia leninista, hanno compiuto i passi decisivi nella lotta all’interno.
E’ in piena guerra, quando i russi avanzano, che bisogna compiere i gesti decisamente europei e socialisti.
(Maggio 1944)















Vi sono scrittori che impersonano nella loro esistenza e nelle opere un’epoca intera con tutte le sue contraddizioni. Pierre Drieu La Rochelle è stato uno di questi enfants du siècle. E il fascino dei suoi romanzi è legato non solo alla loro efficacia letteraria, ma anche al fatto che lo scrittore francese è diventato il simbolo di una generazione, quella degli “anni ruggenti”, divisa fra una vita disordinata e la ricerca di un ordine personale e sociale. Personaggi e romanziere si sono identificati agli occhi dei lettori sino a perdere ogni distinzione. E così doveva avvenire perché tutta la sua narrativa è un lungo monologo autobiografico in cui fantasia e confessione si intrecciano inestricabilmente.
Qualcuno lo ha definito il fratello di F.S. Fitzgerald, il poeta della decadenza, della disintegrazione di una civiltà. E la definizione è, in parte, esatta. Drieu infatti è fra gli scrittori francesi che hanno avvertito più tragicamente e intensamente la crisi dell’uomo occidentale. “Il suo spirito era abituato – ha scritto in un romanzo – a confrontare la vecchiezza di oggi, che si dibatte con scosse secche e nervose, alla giovinezza creatrice con le sue armonie calme e piene”.






“Noi siamo uomini d’oggi
Noi siamo soli.
Non abbiamo più dei.
Non abbiamo più idee.
Non crediamo né a Gesù Cristo né a Marx.
Bisogna che immediatamente,
Subito,
In questo stesso attimo,
Costruiamo la torre della nostra disperazione e del nostro orgoglio.
Con il sudore ed il sangue di tutte le classi.
Dobbiamo costruire una patria come non si è mai vista.
Compatta come un blocco d’acciaio, come una calamita.
Tutta la limatura d’Europa vi si aggregherà per amore o per forza.
E allora davanti al blocco,
della nostra Europa
l’Asia, l’America e l’Africa diventeranno polvere.”