venerdì 24 agosto 2018

Quel che si fa per Amore

 
è sempre al di la del Bene e del Male
 

FRIEDRICH WILHELM NIETZSCHE

IN MEMORIAM 

  
"Agli uomini dei quali mi importa qualcosa io auguro sofferenze, abbandono, malattie, maltrattamenti, disprezzo − io desidero che non restino loro sconosciuti il profondo disprezzo di sé, il martirio della diffidenza di sé, la miseria del vinto: non ho compassione di loro, perché auguro loro la sola cosa che oggi possa dimostrare se un uomo abbia o non abbia valore − gli auguro di resistere..."
 (Friedrich Nietzsche, Frammenti postumi, 1869/89)
 
200 FRAMMENTI, CITAZIONI, AFORISMI
 
Senza musica la vita sarebbe un errore.
Ciò che non mi distrugge mi rende più forte.
Non è la mancanza di amore, ma la mancanza di amicizia che rende i matrimoni infelici.
La follia è qualcosa di raro nei singoli, ma nei gruppi, partiti, popoli, epoche è la regola.
Nessun pastore è un solo gregge. Ognuno vuole la stessa cosa, ognuno è uguale: chi sente in modo diverso, entra spontaneamente in manicomio.
E coloro che sono stati visti danzare erano ritenuti pazzi da coloro che non potevano ascoltare la musica.
Ci sono due diversi tipi di persone nel mondo, coloro che vogliono sapere, e coloro che vogliono credere.
Tutto ciò che è fatto per amore è sempre al di là del bene e del male.
Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura.
Tutto quello che noi oggi definiamo immorale, in qualche luogo e in qualche epoca è stato considerato morale. Che cosa ci garantisce che non cambi di nuovo nome?
Tutti i più grandi pensieri sono concepiti mentre si cammina.
C’è sempre un grano di pazzia nell’amore, così come c’è sempre un grano di logica nella pazzia.
La felicità non ha volto ma spalle: per questo noi la vediamo quando se n’è andata!
Io crederei all’esistenza del Salvatore se voi aveste una faccia da salvati.
Già la parola “cristianesimo” è un equivoco −, in fondo è esistito un solo cristiano e questi morì sulla croce.
Da quando vi sono uomini, l’uomo ha gioito troppo poco: solo questo, fratelli, è il nostro peccato originale!
Dio è morto: ma considerando lo stato in cui si trova la specie umana, forse ancora per un millennio ci saranno grotte in cui si mostrerà la sua ombra.
Non che Tu mi abbia ingannato, ma che io non Ti creda più: questo mi ha scosso.
I due grandi narcotici europei, l’alcool e il cristianesimo.
Dovunque mi arrampichi io sono seguito da un cane chiamato ‘Ego’
Voi che accettate la responsabilità di tutto tranne che dei vostri sogni. Niente vi appartiene più dei vostri sogni.
Vi è più ragione nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza.
Tutti gli ideali sono pericolosi perché avviliscono e condannano il reale.
I libri per tutti sono sempre libri maleodoranti: vi si attacca l’odore della piccola gente.
L’autore migliore. L’autore migliore sarà quello che si vergognerà di diventare scrittore.
L’autore deve chiudere bocca quando apre bocca la sua opera.
Bisogna avere il caos dentro di sé per partorire una stella danzante.
Chi ha un perché per vivere per può sopportare quasi ogni come.
Un idealista è incorreggibile: se è allontanato dal suo paradiso farà un ideale del suo inferno.
Dietro un uomo che cade in acqua ci si tuffa più volentieri se sono presenti delle persone che non osano farlo.
Se Cristo è risorto, perché siete così tristi? Voi cristiani non avete un volto da persone redente.
Non posso credere in un Dio che vuole essere lodato per tutto il tempo.
In me l’ateismo non è né una conseguenza, né tanto meno un fatto nuovo: esso esiste in me per istinto. Sono troppo curioso, troppo incredulo, troppo insolente per accontentarmi di una risposta così grossolana. Dio è una risposta grossolana, un’indelicatezza verso noi pensatori: anzi, addirittura, non è altro che un grossolano divieto contro di noi: non dovete pensare!
Così mi disse una volta il diavolo: «Anche Dio ha il suo inferno: è il suo amore per gli uomini».
Non può esserci un Dio perché, se ce ne fosse uno, non crederei che non sia io.
“Fede” significa non voler sapere quel che è vero.
Che cos’è per te la cosa più umana? Risparmiare vergogna a qualcuno.
La pancia è la ragione per la quale un uomo non si può considerare un dio.
Falsa sia per noi ogni verità che non sia stata accompagnata da una risata.
L’uomo è una corda tra la bestia e il superuomo.
Quanto più ci innalziamo, tanto più piccoli sembriamo a quelli che non possono volare.
Due cose vuole il vero uomo: pericolo e gioco. Perciò vuole la donna, come il giocattolo più pericoloso.
Tutto nella donna è un enigma, ma tutto nella donna ha una soluzione: questa si chiama gravidanza.
Come? L’uomo è soltanto un errore di Dio? O forse è Dio soltanto un errore dell’uomo?
Dove il popolo mangia e beve, persino dove adora, lì di solito c’è fetore. Non bisogna entrare in una chiesa, se si vuole respirare aria pura.
Di tutto quanto è scritto io amo solo ciò che uno scrive col suo sangue
Avere ragione è una ragione in più per non aver alcun successo.
C’è da dubitare che un gran viaggiatore abbia trovato in qualche parte del mondo zone più brutte che nella faccia umana.
“Dieci volte al giorno devi superare te stesso: ciò procura una buona stanchezza ed è papavero per l’anima. Dieci volte devi riconciliarti con te stesso: perché superarsi è amarezza, e dorme male chi non si è riconciliato. Dieci verità al giorno devi trovare; altrimenti cerchi la verità anche durante la notte e la tua anima è rimasta affamata. Dieci volte al giorno devi ridere ed essere sereno: altrimenti di notte lo stomaco ti disturberà, questo padre dell’afflizione.
Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo; ma per mantenerla, è forse necessario il concorso d’una leggera avversione fisica.
Profondità e torbido. Il pubblico scambia facilmente colui che pesca nel torbido con colui che attinge dal profondo.
Ciò che noi facciamo non viene mai capito, ma soltanto lodato o biasimato.
Non voglio leggere più nessun autore di cui si noti che volle fare un libro: ma solo quelli i cui pensieri divennero improvvisamente un libro.
La speranza: essa è in verità il peggiore dei mali perché prolunga le sofferenze degli uomini.
L’amore è certamente tutto, meno che un mezzo di conoscenza.
Il vero amore pensa all’istante e all’eternità, mai alla durata.
Se si tace per un anno, si disimpara a chiacchierare e si impara a parlare.
Non c’è niente da fare: ogni maestro ha un solo allievo, e questo gli diventa infedele perché è destinato anche lui a diventare maestro.
Per la donna, l’uomo è un mezzo il cui fine è un bambino.
Dio creò la donna. E, a dir vero, da quel momento cessò di esistere la noia; ma cessarono di esistere anche molte altre cose! La donna fu il secondo errore di Dio.
Si viene puniti soprattutto per le proprie virtù.
Per vivere soli si deve essere una bestia o un dio − dice Aristotele. Manca il terzo caso: si deve essere l’una e l’altra cosa − filosofo
Si paga caro l’acquisto della potenza; la potenza istupidisce.
Si possono concepire i filosofi come persone che compiono sforzi estremi per sperimentare fino a che altezza l’uomo possa elevarsi.
L’aforisma, la sentenza, sono le forme dell’eternità; la mia ambizione è di dire in dieci frasi quel che chiunque altro dice in un intero libro, quel che chiunque altro non dice in un intero libro.
Di tutto conosciamo il prezzo, di niente il valore.
Se i coniugi non vivessero insieme, i buoni matrimoni sarebbero più frequenti.
Il mio tempo non è ancora venuto; alcuni nascono postumi.
La frase più pudica che ho udito: “Nell’amore vero è l’anima che abbraccia il corpo”.
L’intento cristiano di pensare il mondo brutto e cattivo ha reso il mondo brutto e cattivo.
Osare di essere immorali come la natura.
Si comincia con il disimparare ad amare gli altri e si finisce con il non trovare in noi stessi più niente degno di essere amato.
Un uomo di genio è insopportabile, se non ha almeno altre due qualità: la gratitudine e la purezza.
Il pensiero del suicidio è un potente mezzo di consolazione: grazie a esso si superano parecchie cattive notti.
Quando guardi a lungo nell’abisso, l’abisso ti guarda dentro.
Le conseguenze dei vostri atti vi prenderanno per i capelli anche se nel frattempo sarete diventati migliori.
Colui che cerca la conoscenza deve saper amare i propri nemici e ancor di più odiare i propri cari.
Spesso contraddiciamo una opinione, mentre ci è antipatico soltanto il tono con cui essa è stata espressa.
La felicità non è fare tutto ciò che si vuole, ma volere tutto ciò che si fa.
Un politico divide l’umanità in due classi: strumenti e nemici. Il che significa che conosce una sola classe, i nemici.
Non esistono fenomeni morali, ma soltanto un’interpretazione morale di questi fenomeni.
Nella vendetta e nell’amore la donna è più barbarica dell’uomo.
Meglio esser pazzo per conto proprio, anziché savio secondo la volontà altrui.
I mendicanti dovrebbero essere aboliti. Infastidisce dar loro qualcosa, e infastidisce non dar loro qualcosa.
Chi conosce in profondità si sforza d’essere chiaro; chi vorrebbe sembrare profondo alla moltitudine si sforza d’essere oscuro.
Ci sono tre principali gruppi di uomini: selvaggi, barbari inciviliti, europei.
Una donna può stringere legami di amicizia con un uomo, ma per mantenerla è necessario il concorso d’una leggera avversione fisica.
Il miglior scrittore sarà colui che avrà vergogna di essere un letterato.
Le convinzioni, più delle bugie, sono nemiche pericolose della verità.
Nella solitudine, il solitario divora se stesso. Nella moltitudine, lo divorano i molti. Ora scegli.
Quando, un mattino di domenica, sentiamo rimbombare le vecchie campane, ci chiediamo: ma è mai possibile! ciò si fa per un ebreo crocifisso duemila anni fa, che diceva di essere il figlio di Dio.
“Tutti gli uomini, di tutte le epoche, e ancora oggi, si dividono in schiavi e liberi; perché chi non dispone di due terzi della sua giornata è uno schiavo, qualunque cosa sia per il resto: uomo di stato, commerciante, impiegato statale, studioso.
Si ripaga male un maestro, se si rimane sempre scolari.
Ama i tuoi nemici perché essi tirano fuori il meglio di te.
La differenza fondamentale tra le due religioni della décadence: il Buddhismo non promette, ma mantiene; il Cristianesimo promette tutto e non mantiene nulla
Se tutte le elemosine fossero concesse soltanto per compassione, i mendicanti sarebbero tutti morti di fame. La più grande dispensatrice di elemosine è la vigliaccheria.
Chi regala qualcosa di grande non trova riconoscenza, perché chi lo riceve ha già troppo peso nell’accettarlo.
Contro la noia anche gli dei lottano invano.
Il cristianesimo dette da bere a Eros del veleno − costui in verità non ne morì, ma degenerò in vizio.
Dio è morto! Dio resta morto! e noi lo abbiamo ucciso! Come possiamo consolarci noi gli assassini di tutti gli assassini? Ciò che di più santo e più potente possedette finora il mondo fu dissanguato dai nostri coltelli. Chi cancella da noi questo sangue? Con quale acqua potremo purificarci? Quali solenni espiazione quali giochi sacri dovremo inventare? La grandezza di questo fatto non è troppo vasta per noi? Non dobbiamo noi stessi diventare Dei, per sembrare degni di quella grandezza? Non ci fu mai un fatto più grande, e chi nascerà dopo di noi apparterrà, a causa di quel fatto, ad una storia più grande di quanto sia stata fatta finora, qualsiasi storia!
Che cos’è il sigillo della raggiunta libertà? Non provare più vergogna davanti a sé stessi.
Siamo soltanto noi che abbiamo immaginato le cause, la successione, la reciprocità, la relatività, la costrizione, il numero, la legge, la libertà, il motivo, lo scopo.
La cattiveria è rara, la maggior parte degli uomini si occupa troppo di se stessa per essere malvagia.
Che cosa può soltanto essere la conoscenza? “Interpretazione”, non “spiegazione”.
L’irrazionalità di una cosa non è un argomento contro la sua esistenza anzi ne è una condizione
O risplendente Sole, cosa mai saresti tu, se non ci fossi io, quaggiù, su cui risplendere?
Novantanove parti su cento di ogni ‘creazione’ sono imitazione, in suoni o in pensieri. Furto, più o meno consapevole.
L’esistenza è in realtà un tempo imperfetto che non diventa mai un presente.
Alla fine, tutte le cose devono essere come sono sempre state: le altezze stellari ai cuori elevati, gli abissi ai profondi, ed infine tutte le cose rare per gli esseri rari.
Si corrompe nel modo più sicuro un giovane, se gli si insegna a stimare chi la pensa come lui più di chi la pensa diversamente.
Il serpente che non può disquamarsi, perisce. Così pure gli spiriti, ai quali si impedisce di mutare le loro idee; cessano di essere spiriti.
Non attribuiamo particolare valore al possesso di una virtù, finché non ne notiamo la totale mancanza nel nostro avversario.
Le medesime passioni hanno nell’uomo e nella donna un ritmo diverso: perciò uomo e donna continuano a fraintendersi.
Che cosa è verità? Inerzia; l’ipotesi che ci rende soddisfatti; il minimo dispendio di forza intellettuale.
La Chiesa è esattamente ciò contro cui Gesù predicò e contro cui insegnò ai suoi discepoli a combattere.
Ogni pensatore profondo teme piu’ di venire capito che di essere frainteso.
Potrei credere solo a un dio che sapesse danzare.
Fate pure ciò che volete, ma siate prima di tutto di quelli che sanno volere! Amate pure il vostro prossimo come voi stessi, ma siate prima di tutto di quelli che amano se stessi!
Chi scrive aforismi non vuole essere letto ma imparato a memoria.
Il cinismo è la sola forma sotto la quale le anime volgari rasentano l’onestà.
I maestri sono stati liquidati: la morale dell’uomo comune ha trionfato.
Il vostro amore del prossimo è il vostro cattivo amore per voi stessi. Voi fuggite verso il prossimo fuggendo voi stessi, e di ciò vorreste fare una virtù.
Come? Un grand’uomo? Io vedo sempre solo uno che recita il proprio ideale.
La vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli.
Uno va dal prossimo perché cerca se stesso, un altro, perché vorrebbe perdere se stesso.
Diffido di tutti i sistematici e li evito. la volontà di sistema è una mancanza d’onestà.
Migliorare lo stile significa migliorare il pensiero.
Dove voi vedete le cose ideali, io vedo cose umane, ahi troppo umane.
E che cosa amerò se non l’enigma delle cose?

giovedì 23 agosto 2018

ETTORE MUTI, FASCISTA TRA I FASCISTI

 
UN EROE,UN UOMO, UN ESEMPIO


Estate 1943, nell’Italia passata da Mussolini a Badoglio accadono cose strane. Ettore Muti, eroe di guerra pluridecorato, ex segretario del Partito Fascista, dà fastidio anche perché non vuol collaborare col governo nato dal golpe del 25 luglio che aveva rovesciato il Duce. Badoglio teme anzi che intorno alla figura di Muti possano riorganizzarsi i fascisti. E così, la notte tra il 23 e il 24 agosto per Muti scatta la condanna. Un’operazione sporca di cui, col tempo si è saputo ogni particolare
ù
ETTORE MUTI
   
I primissimi. Roma, settembre 1943
Sahariana del X Arditi in via del Corso
 con i ritratti del Duce, di Muti 
e la bandiera con ancora lo stemma e la corona
“Proprio nei mesi dell’impresa fiumana Gim capitò a Milano, e si incontrò, nel “covo” di via Paolo di Cannobio, con Benito Mussolini, che, dopo averlo infiammato con uno dei suoi discorsi, lo invitò amichevolmente in trattoria a mangiare pasta e fagioli. Davanti a quella scodella di minestra casalinga –unica portata del pranzo- si saldò un patto di fedeltà a cui il legionario avrebbe dedicato tutta la vita”

(Guido Nozzoli, I ras del regime, Milano 1972)

MOMENTI FONDAMENTALI DELLA SUA VITA
1902 – Ettore nasce a Ravenna il 22 Maggio da Cesare Muti e da Celestina Gherardi, ha due sorelle Linda più grande, Maria la più piccola.
1910 – Araceli nasce a Monzon (Spagna) il 17 Marzo da Francesco Ansaldo e da Aurora Cabrera.
1917 – Ettore si arruola volontario nel 6° fanteria cambiando i suoi dati anagrafici perché minorenne.
1919 – Ettore risponde per Fiume all’ appello di D’ Annunzio che lo soprannomina “Gim dagli occhi verdi”.
1922 – Partecipa alla storica “Marcia su Roma” e viene eletto Consigliere al Comune di Ravenna.
1924 – Comanda da Console la M.V.S.N. di Ravenna.
1925 – Ettore sposa, l ‘ 8 di Dicembre, la figlia del Presidente della Cassa di Risparmio di Ravenna, Fernanda Mazzotti. Nei ricordi del principe Valerio Pignatelli, l’ unione fu breve.
1929 – Araceli con la mamma viene in Italia a Genova dai parenti Ansaldo poi a Milano alla Scala per lezioni di perfezionamento come soprano. Nell’ Aprile sono invitate a Roma dal cugino Giovanni Ansaldo.
1930 - Ettore prende il comando della 120^ legione M.V.S.N. a Roma.
Ettore dopo un teatro, entrando nel ristorante “Roma” in Piazza Poli a Roma, riconosce e abbraccia Giovanni Ansaldo il quale gli presenta Araceli come per un appuntamento predestinato.
1931 – Araceli e la mammo tornano in Italia a marzo e alloggiano al Grand Hotel Europa in Piazza di Spagna. Ettore frequenta più volte Araceli dal Marzo fino al 20 Agosto quando Araceli in attesa di un figlio riparte alla volta di Madrid. Per il suo rapporto con Ettore e pensando di poter nuocere alla sua carriera politica e militare-Araceli tiene segreta la sua residenza in Spagna.
-Si rivedranno dopo quasi dodici anni.
-L’ 11 Dicembre 1931 a Madrid nasce il figlio di Ara e Gim e viene battezzato “Carlo Ettore”.
1932 - A Trieste comanda la nuova milizia portuale.
-Prende il brevetto di pilota a Gorizia.
1933 – Fernanda Mazzotti decide di lasciare Roma per tornare a Ravenna con la figlia Diana nata il 14 Settembre 1929.
-Ma gli eventi politici e militari di quegli intensi anni 1930/1940 tengono ancora separati Gim e Ara.
1934 – Diventa tenete di complemento nel ruolo naviganti.
1935 – Va volontario in Etiopia, poi nei bombardieri.
1936 – Ettore viene nominato capitano per meriti. Sempre volontario con imprese leggendarie nella guerra civile in Spagna; era nominato “Gim Valeri”
1937– Viene promosso Maggiore dopo quattrocento combattimenti aerei.
-Nello stesso anno è nominato Console Generale della M.V.S.N.
1938 – Araceli sollecitata dai parenti ed amici comunica ad Ettore la sua residenza a Madrid; dopo sette anni Ettore entra in corrispondenza con Ara per avere notizie del figlio Carlo Ettore.
1939 – il 28 Ottobre Ettore è nominato Segretario del P.N.F., e a Novembre Consigliere alla Camera delle Corporazioni. Viene inserito nel Gran Consiglio del fascismo.
1940 – il 10 Giugno scoppia la seconda guerra mondiale, Ettore dà le dimissioni da Segretario del Partito e va in servizio al comando del 41° Gruppo aerosiluranti a Rodi.
1941– E’ promosso Tenente Colonnello e fa parte dello Stato Maggiore dell’ Aeronautica nel servizio informazioni, con missioni speciali.
1943– Ettore telegrafa ad Araceli il 16 Gennaio per comunicarle che sarà alcuni giorni a Madrid il 27 Febbraio per abbracciare Ara e Carlo Ettore.
-A meta Marzo Ettore va in missione a Lisbona dove incontra l’ amico Edoardo Nostini, Console Generale d’ Italia, per regolarizzare la posizione con Ara e il figlio Carlo Ettore.
- Muti quale membro del Gran Consiglio il 23 Luglio viene richiamato d’ urgenza a Roma. Ettore sereno e ignaro del destino imminente con un arrivederci saluta Araceli e il figlio Carlo Ettore.
-Il 25 Luglio cade il Governo fascista; la situazione precipita.
-Il 18 Agosto, Ettore viene invitato a colloquio da Pietro Badoglio.
-Il 23 Agosto, Ettore, l’ amico Roberto Rivalta, l’ autista Marracco e la cameriera Concettina Verità, lasciano Porta San Sebastiano per andare nella villetta di Fregene (Roma) in attesa di eventi.
- alle 0,30 del 24 Agosto inizia la “farsa di stato”, in silenzio circondano la villetta dove dormivano Ettore, l’ amico Roberto Rivalta, l’ autista Marracco e la cameriera Concettina Verità.
-Ore 1,30 i “loschi della farsa” bussano ripetutamente e con insistenza all’ ingresso; apre l’ autista; il Taddei, col mitra in pugno invita Muti a seguirlo in arresto; Muti contrariato va in camera per vestirsi mentre gli viene consegnato l’ abito civile. Muti, indossa la divisa da Ten. Colonnello.
-Ore 2.00 il drappello esce in via Colombina e si dirige verso il folto della pineta senza abitazioni. Viene emesso un fischio a cui risponde un altro fischio, raffiche di mitra, pausa, altra raffica, poi silenzio.
-Ore 2,30 Ettore Muti giace in terra bocconi ucciso.
Tutto fu per simulare un attacco estraneo, nessun ferito.
-Il generale di Corpo d’ Armata, Senatore Ugo Sani Navarra e la figlia Contessa Maria Sani escono dalla loro villa vicino la sparatoria e sono invitati a constatare e riconoscere il corpo di Ettore Muti.
-Un’ ambulanza militare parcheggiata al posto fisso CC. trasporta il corpo il corpo di Muti all’ ospedale militare del Celio di Roma.
-Esame e referto necroscopico della salma di Muti: “decesso per colpo d’ arma da fuoco alla nuca; nessuna altra ferita” (dagli atti del processo, vedi 1950).
-Araceli attonita apprende la notizia a Madrid dal giornale del 25 Agosto mentre è al quinto mese di gravidanza del secondo figlio di Ettore; voleva fosse chiamata “Jolanda”.
1943 – Jolanda Aurora, nasce a Madrid il 25 Dicembre.
1944 – Al Campo Santo Verano di Roma viene richiesta il 25 Gennaio da Mussolini, Capo del Governo della Repubblica Sociale Italiana (01/12/1943) la salma di Ettore Muti (deposito 253 – fila 1 – scaglione R) per esserte trasferita a Ravenna.
-Con gli onori militari il 19 Febbraio 19 Febbraio a Ravenna nella Chiesa di S. Francesco si svolgono i funerali di Ettore Muti presenti i parenti, Fernanda Mazzotti, la figlia Diana e le massime autorità della R.S.I. e germaniche.
1948 – Inizia la pubblicazione il settimanale politico satirico “Asso di Bastoni” edito da Pietro Caporilli in Roma.
1950 – Il maresciallo Pietro Badoglio viene legalmente denunciato quale mandante dell’ omicidio di Ettore Muti; i motivi della denuncia presentati da Pietro Caporilli al Procuratore della Repubblica di Roma.
-Celestina Muti quando per caso vede in un edicola di Milano l’ Asso di Bastoni n° 35 del 22 Agosto che annunciava la denuncia contro Badoglio per l’ assassino del figlio Ettore, scopre che suo figlio non era morto in combattimento aereo.
1951 – Dopo un anno di udienze, il processo penale per l’ assassinio di Ettore Muti, viene emessa sentenza di archiviazione per sovraggiunte amnistie ai reati commessi.
1953 – Carlo Ettore in Aprile viene in Italia dalla nonna Celestina Muti e le sorelle di Ettore, Linda e Maria
1959 – Il 23 Giunio in un tragico incidente aereo in Perù a Lima, Carlo Ettore muore sull’ aereo del’ Avianca HK-135. E’ sepolto a Madrid.
-Araceli Ansaldo è invitata a San remo dalla sorella di Ettore, Maria sposata Waldemaro Venturoli e Linda sposata Mario Cassovic.
1963 – Il 19 Ottobre, Jolanda la figlia di Ara e Gim, sposa a Madrid Guglielmo Gauthier.
1964 – La sorella di Ettore Muti, Maria ha voluto essere la madrina di battesimo del primo figlio di Jolanda “Kevin Carlos” nato a Madrid il £1 Luglio, per confermare il legame consanguineo con il nonno Ettore Muti.
1967 – l’ 8 Febbraio, Celestina Gherardi, la mamma di Muti (nata il 24/08/1879) muore a Padova a 88 anni.
1994 – Il 5 Luglio, Araceli Ansaldo e Jolanda la figlia di Ettore, giungono a Roma con tutto il bagaglio dei ricordi che oggi compongono il volume “Gim dagli occhi verdi”.
1995 – Il 24 Agosto, al Museo dell’ Aeronautica “Gianni Caproni” di Trento, Araceli e Jolanda donano a ricordo perenne numeroso materiale dell’ Eroe. Araceli è ancora custode di corrispondenza autografa di Ettore e dei famigliari con documenti e fotografie.
2004 – Il 10 Novembre il Consiglio Comunale di Fiumicino approva l’ intitolazione di una piazza a Ettore Muti in località Fregene dove venne ucciso.
2005 – Agosto, Araceli Ansaldo (95 anni compiuti) e la figlia Jolanda son presenti in Ravenna alla solenne rievocazione commemorativa di quel triste 24 Agosto 1943, quando Ettore Muti venne colpito a morte.
I “LOSCHI” DELLA TRAGICA “FARSA DI STATO”
Pietro Badoglio : Maresciallo d’ Italia e capo del governo dopo la caduta del Fascismo il “5 Luglio del 1943: E’ ritenuto il mandante.
Giacomo Carboni : Generale di Corpo d’ Armata. Capo del S.I.M. (Servizio Informazioni Militari) suscitò sospetti in Badoglio su Muti.
Carmine Senise : Capo della Polizia - Pubblica Sicurezza-. Ordinò di eseguire “la farsa”.
Carmelo Marzano : capo dell’ Autoparco del Ministero degli Interni a Roma. Regista della “farsa”.
Ezio Taddei : Tenente ei Carabinieri –esecutore della regia- in borghese emise il fischio di segnale.
Salvatore Abate : Vice Brigadiere –in pantaloni e tuta Kaki- . L’ esecutore dell’ assassinio, mitra Beretta n° 1191.
Rossi : Maresciallo dei Carabinieri – rispose al fischio di segnale che Taddei dette quale inizio della “farsa”.
Paolo Morittu : Maresciallo, comandante della stazione dei Carabinieri di Maccarese (Roma9.
Antonio Contiero : Carabiniere della stazione di Maccarese.
Salvatore Frau : Carabiniere alla stazione Maccarese.
Borolat : Brigadiere dei Carabinieri, Comandante del posto fisso a Fregene.

Precede il corteo di mezzi, un auto con Ezio Taddei in borghese, il Maresciallo Alarico Ricci, in borghese e Salvatore Abate, in tuta Kaki.
Segue auto con i marescialli Ricci, Anfici e Loreti.
Appresso, autocarro con 12 Carabinieri.
Chiude il corteo un’autoambulanza guidata dall’ agente di P.S. Cella che ebbe l’ ordine di rimanere fuori Fregene in attesa.
(Dagli atti del processo)
LA STAMPA 11 FEBBRAIO 1944

ETTORE MUTI SCONFITTO DALLA BUROCRAZIA…..
Ettore Muti, cresciuto in un ambiente fortemente influenzato dai miti risorgimentali e dell’amor di Patria, di fisico e carattere esuberante di suo, provò a 14 anni, nel 1916, l’avventura al fronte…..”pescato” dai Carabinieri fu ingloriosamente rispedito a casa (anche se nel tragitto gli capitò di incrociare Cadorna che lo elogiò per il comportamento…e scusate se è poco)
L’anno dopo, riprovò, utilizzando documenti falsificati di un diciottenne che aveva disertato…questa volta andò meglio e, dopo alcuni mesi in Fanteria, passò agli Arditi, anzi, a quella particolare gruppo chiamato “I caimani del Piave”….si distinse da subito per un coraggio indomito, che lo fece apprezzare dai più anziani commilitoni, e che raggiunse l’apice in occasione di un’azione “a sorpresa” previo attraversamento del fiume, nel giugno del ’18….”sorpresa”, in verità, fallita, chè di 800 partiti tornarono in 22, tra i quali il nostro Ettore, proposto di medaglia d’argento per il comportamento tenuto
Il timore che venisse scoperto l’inghippo dell’età lo spinse a pervicacemente rifiutare la medaglia (cosa mai vista), ma insospettì i superiori che indagarono, vennero a capo della verità, e lo rispedirono a casa…. senza medaglia, ma con un nota sul foglio matricolare:
“Muti Ettore, classe 1902, distretto militare di Ravenna. In forza al 6° Rgt Fanteria –Reparto Arditi- tra l’ottobre e il novembre 1917 partecipò a numerose azioni, e, in particolare, all’azione di Col Berretta. Il medesimo, in forza al 20° Reparto d’Assalto, nel giugno del 1918 partecipò alla battaglia del Piave, meritandosi una proposta di medaglia d’argento…..
I suaccennati periodi non vanno tuttavia considerati come servizio militare a nessun effetto, trattandosi di servizio compiuto anteriormente al compimento del 17° anno di età. E pertanto, il medesimo non è dispensato dal compiere la ferma di leva, quando la sua classe sarà chiamata alle arami”. Potenza della burocrazia……
nella foto: Muti a Fiume (è quello nella fila in alto con il fez del quale si vede il fiocco)

FIUME 1  SETTEMBRE 1920
IL II REPARTO D’ ASSALTO, MUTI 
E’ IL SECONDO IN PIEDI TERZA FILA A DESTRA
Foto di Muti a Fiume, inquadrato nel II Reparto d’Assalto. Leggenda vuole che la conoscenza (e l’amicizia) tra il ventenne ravennate e D’Annunzio abbia avuto un’origine casuale: Muti, di guardia alla polveriera, di notte, non fece passare il Poeta, che non conosceva la parola d’ordine e che lui, al buio, non distingueva bene. Solo l’intervento del Comandante la guardia sbloccò la situazione.  D’Annunzio, comunque, rimase molto colpito dal fatto, si sfilò il guanto destro e darlo al giovane militare, con un invito: “Domani vieni da me, con questo ti farai riconoscere !”. Evidentemente, il diciottenne Muti piacque al Comandante, che da allora in poi lo chiamò, con licenza poetica “Gim dagli occhi verdi” (si chiamava Ettore e non aveva gli occhi verdi) e gli donò un biglietto con su scritto: Al piccolo filibustiere il grande filibustiere (e qui ci siamo, perché il ravennate fu protagonista di audaci imprese “piratesche” e D’Annunzio un po’ “filibustiere” lo era per davvero)
(in: Gori-Campana, Ettore Muti, Roma 1964)
D' ANNUNZIO RICORDA MUTI 
IN UNO SCRITTO RIEVOCATIVO DI FIUME

RAVENNA  PIAZZA DEL POPOLO -29 OTTOBRE 1922
UN GIOVANE MUTI CON LE MANI SUI FIANCHI, 
L’ ORATORE E’GIUSEPPE FRIGNANI

l’attentato a Muti il 13 settembre del 1927
Muti in posa smargiassa, all’ospedale dopo l’intervento, 
che beveva a garganella da una bottiglia di vino


MUTI E BALBO IN AFRICA SETTENTRIONALE

ETTORE MUTI DURANTE UNA MARCIA DI TRASFERIMENTO IN AFRICA




L' APPARTAMENTO DI MUTI A ROMA A PORTA S. SEBASTIANO


MUTI E STORACE ALLA SEDE DEL P.N.F.


Ettore Muti all'apertura dell'anno accademico 1939-1940 della G.I.L

1940
Il Duce e il Segretario del Partito Ettore Muti 
 durante una visita alle città dell'Agro Pontino

1940 MUTI MENTRE VIENE DECORATO DA MUSSOLINI



MUTI PASSA IN RASSEGNA UN REPARTO DELLA GIL

1940

 DOCUMENTO RELATIVO ALL’ UCCISIONE DI ETTORE MUTI PUBBLICATO DAL “CORRIERE DELLA SERA” IL 20 DICEMBRE 1944 E TRATTO DAL GIORNALE “SIAM FATTI COSI’”DELLA LEGIONE "

“E non è un mistero che allora i più fedeli...anelanti alla liberazione del Duce, come all’unico principio possibile della riscossa, avevano in Muti il loro punto di riferimento. Ma ciò potrebbe spiegare un arresto, una prigionia. Non l’assassinio, non lo sparo alla nuca per ordine governativo. Perché, dunque?
Perché non si poteva perfezionare la diffamazione del fascismo senza sopprimere fisicamente quelle che erano le incarnazioni di un fascismo altissimo e valoroso. Perché non si poteva insozzare con la calunnia gli squadristi e le gerarchie, che avevano dato migliaia di morti alla guerra, senza togliere dal mondo dei vivi colui che era stato squadrista e gerarca, che portava innumerevoli, sull’ampio torace, i segni della morte sfidata in combattimento. Perché non si poteva stringere la mostruosa alleanza col comunismo, senza sigillarla col sangue di chi era stato l’alfiere della lotta antibolscevica in Italia ed in Europa, dall’Emilia alla Catalogna. Perché non si osava di perpetrare il tradimento sull’alleato, il tradimento ai combattenti ed ai caduti, senza prima levare di mezzo un esponente così tipico, generoso e popolare della nostra guerra. Per questo Ettore Muti venne assassinato. Per questo, dopo aver inseguito nei rischi più temerari la morte del soldato prode, egli ebbe invece la corona del martirio. L’assassinio governativo del nostro eroe fu la degna prefazione dell’8 settembre”
(discorso di Pavolini a Ravenna, il 19 febbraio del ’44 in occasione della traslazione e l’inumazione della salma di Muti)

RAVENNA 19 FEBBRAIO 1944
SOLENNE TUMULAZIONE DELLA SALMA  
NELLA BASILICA SI SAN FRANCESCO









 PAVOLINI  CON LA VEDOVA  E LA FIGLIA CHE PORTA SUL PETTO LE INNUMEREVOLI DECORAZIONI DEL PADRE


PAVOLINI E COLOMBO AI FUNERALI 



Ettore Muti nasce a Ravenna il 22 maggio 1902. Non ancora maggiorenne, nel corso della prima guerra mondiale, si arruola negli Arditi.

Finita la prima guerra mondiale, partecipa con Gabriele D’annunzio all’impresa di Fiume. Sarà lo stesso Vate a dagli il nome di “Gim dagli occhi verdi”.
Dopo Fiume diventa uno dei principali esponenti del movimento fascista nella provincia di Ravennese.

La sua vita è tutta un susseguirsi di aneddoti. Famoso resta quello che la vede dare due sberle ad un inglese che aveva parlato male della Regia Aeronautica.
Da ufficiale pilota partecipa alla guerra d’Abissina e poi alla guerra di Spagna.
Nel 1939 viene nominato segretario del Partito Nazionale Fascista, carica che lasciò nel 1940.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale è al comando del 41° Gruppo da Bombardamento, con il quale esegue imprese memorabili.
Verrà assassinato nella pineta di Fregene nella notte tra il 23 e il 24 Agosto 1943, ucciso da un reparto di carabinieri che era andato per arrestarlo.
Al momento della sua uccisione riveste il grado di Colonnello.
Sul medagliere che seguirà il feretro saranno esposte tutte le sue numerose decorazioni, tra le quali la massima decorazione al Valor Militare, la medaglia d’oro al V. M




                                      LEGIONARIO IN SPAGNA
                                                         
                           ETTORE MUTI EROE D' ITALIA
                                                 
In una nazione in crisi di ideali, anche il ricordo di un eroe puo' aiutare a crescere.
Ettore Muti, ravennate, classe 1902, prima di essere fermato da un colpo vigliacco alla nuca nell'estate '43, è stato il vero ultimo eroe della storia militare e rivoluzionaria Italiana, alla faccia di chi la storia non la vuole insegnare, propinandoci solo miti esotici alla Cheguevara.
Ettore Muti è stato un giovane che si era ribellato, come altri suoi coetanei, alla standardizzazione del sistema e che, come pochi anni fa cantava Lucio Battisti, si è sentito libero di rifiutare le "ideologie alla moda" che nell'inizio secolo erano dettate dai grandi stati conservatori centrali: per Muti ed i suoi compagni solo l'uomo contava e non il blasone che lo rappresentava. Muti è stato un simbolo in quell'Italia di prima metà del secolo, che in pochi anni ha saputo ricostruire un paese arretrato e privato della sua personalità dai troppi colonizzatori, un'Italia che in quegli anni ha saputo esprimere il meglio della propria cultura di antiche tradizioni.
Certo molti Italiani già possedevano quei valori nel loro patrimonio, ma Muti è stato il sublime
esemplare di eroe senza macchia e senza paura, pronto sia a difendere la libertà del popolo, che
a sviluppare il moderno pensiero social-futurista nato tra gli arditi del D'Annunzio e sviluppato da sindacalisti come Corridoni o politici come Mussolini. Muti era affascinato dalla rivoluzione, fosse essa da rivendicare in Spagna come in Somalia, in Italia come in Anatolia. Ettore Muti SIGNORI, a sedici anni già si trovava a difendere l'Italia combattendo nei reparti d'assalto della prima guerra mondiale, mentre a quasi venti lottava da veterano a fianco del D'Annunzio per il diritto di Fiume ad essere una libera città. Muti fu glorioso negli innumerevoli duelli vinti nei celi di mezzo mondo............resta infatti famosa la battaglia di Alcazar, combattuta solo contro 18 caccia nemici, mandati tutti in fuga dopo averne abbattuto più d'uno.
24 SETTEMBRE 1943
LA PRIMA COMMEMORAZIONE FUNEBRE 
 IN SUFFRAGIO DI ETTORE MUTI
 DOPO LA COSTITUZIONE DELLA R.S.I.

Milano - 24 Agosto 1944 
 Commemorazione del primo anniversario  della morte di Ettore Muti


CIMITERO DI RAVENNA - LA TOMBA 


Muti, anche dopo la sua morte, è stato il simbolo di quei giovani da poco diciottenni che, dopo il 1943 hanno preferito una morte onorevole, difendendo, con la divisa della Repubblica Sociale Italiana o con quella della Xa MAS i confini della patria dal tradimento dei savoia, fuggiti a Napoli dopo aver lasciato l'Italia nel caos, tra i tedeschi che sentendosi traditi e braccati schiacciavano la popolazione da una parte e con la forza sovrastante dell'esercito Slavo e Sovietico che premevano per annettersi la Venezia Giulia dall'altra parte. Anche a loro memoria, senza voler dare giudizi politici alle loro gesta, è dedicata la storia narrata in questa paginaMuti, nel suo essere soldato, cavaliere e rivoluzionario, non ha avuto mai paura di immolarsi per i suoi fratelli italiani; egli era e spero resterà per chi avrà la fortuna di conoscerne la storia, il simbolo di un'Italia che, in un breve arco di tempo, come una folgore nella sua millenaria storia, ha segnato indelebilmente la coscienza ed i cuori di un popolo forte e geniale; un popolo che, alle soglie del duemila, ha ancora bisogno di riconoscersi, per potersi criticare liberamente, sia nelle sue pagine più gloriose, come in quelle più tristi.... un popolo che non può non ricercare in quegli ideali l'energia per ribellarsi a quella morte lenta, chiamata "normalizzazione".


Lovere (Bergamo)  21 Gennaio 1944 
la lazza del porto diventa piazza Ettore Muti



LA LEGIONE MUTI 

Dal tronco del Fascismo, folgorato dal tradimento regio del 25 luglio, il 18 settembre, dopo l'infausta parentesi badogliana, rifioriva la nuova robustissima pianta dello squadrismo .
E come nel 1919 il fascismo fu prima di tutto squadrismo, cioè azione,così il fascismo repubblicano, risorgeva sotto il segno dello squadrismo.
Il giorno dell'appello-radio del Duce, restituitoci per divino disegno, da un pungo di eroi tedeschi, alcuni uomini delle vecchie squadre d'azione, ringiovaniti nello spirito, dal disperato ma contenuto dolore e dalla ferrea volontà di rinascita, si ritrovarono e si riconobbero, nella stessa parola d'ordine del Capo:combattere.Combattere per vincere.Vincere per ridare vita onorata all'Italia.
La passione di quei pochi, 18 in tutto, ben presto dilagava dall'angusta piazza di San Sepolcro, riaccendendo la sopita passione, rimovendo la perplessità accorata di molti, ancora attardati dal dubbio.Ma più ancora i "18" si ripresentavano alla vita vile degli italiani, supinamente disposti a subire l'onta della disfatta senza combattere, signori di coraggio e di audacia.
I ranghi della prima squadra "Ettore Muti", ben presto si ingrossarono; nuove squadre dai cari indimenticabili nomi degli eroi della vigilia, si riformavano per incanto.
La rinnovata primavera del sangue, irrompeva travolgente nel buio inverno spirituale e morale della Patria, accorata ma non doma, dall'avverso destino.
La speranza ritornava in molte coscienze.Il rigagnolo ben presto diventava travolgente fiume.
Chi rimaneva contro di noi? Il numero poco conta."Molti nemici, molto onore!".
La lotta serrata e senza quartiere ben presto aveva ragione della piazza.Le case del fascio, chiuse dal governo del tradimento, venivano riaperte.Il fascismo riconquistava col sangue, il diritto a dirigere il Paese, sulla via dell'onore e del combattimento.
L'ambiente era presto tonificato e tutto intorno era promessa di rinascita.Il popolo assente prima, titubante poi, cominciava a riavvicinarsi al fascismo, sicura premessa di ripresa della coscienza dei doveri dell'ora.Le squadre di azione avevano così assolto al loro compito e per ordine del Duce, venivano sciolte.
Non volendo disperdere ma conservare e possibilmente potenziare lo spirito squadrista, per concorde decisione dei Comandanti delle squadre, veniva formata la Legione "Ettore Muti".La quale, conservando intatte le forze spirituali del volontarismo squadrista, le potenzia in una quadrata ed organica formazione che, costituisce oggi una poderosa salvaguardia, contro le forze del disordine e del disfattismo.
Il 19 marzo è la data di costituzione della Legione.Il 23 dello stesso mese, nella storica ricorrenza della fondazione dei Fasci di Combattimento, per ordine del Duce, una formazione mobile composta di 500 Arditi, in completo assetto di guerra, veniva avviata in zona di impiego.Il battesimo del fuoco, nella lotta antipartigiana, era quanto mai doloroso.Cadevano a diecine i nostri migliori.Ma dal loro sacrificio fiorivano le premesse di un più solido organismo.Nuove reclute affluivano.Tra queste parecchi renitenti, riconquistati al dovere;molti militari affascinati dalle gesta della Legione.La "Ettore Muti" col sangue dei suoi eroi, e l'ardimento degli Arditi, si era conquistata il suo "Mito".
Da allora ad oggi, il numero degli Arditi volontari, è andato gradatamente aumentando, tanto da rendere necessario lo sdoppiamento della Legione in due formazioni.L'una mobile, dislocata in zona d'operazione, l'altra territoriale per i servizi di polizia ausiliaria.Troppo lungo sarebbe qui riepilogare le azioni compiute.Basta a riepilogarle l'ambito onore dell'ologio del Duce:" La Legione "Ettore Muti" è la mia "pupilla" e gli Arditi sono veramente tali, degni di portare il nome dell'Eroe". Così il Duce.
Nel nome purissimo dell'Eroe ravennate e serrata nel cuore l'alta consegna, concludiamo con il giuramento di sempre: Con Mussolini e per Mussolini, ovunque e dovunque, fino alla morte.Questo è lo spirito; questa la ferrea volontà di tutti i "Mutini".Oggi più di ieri, domani più di oggi; crescendo di amore e di dedizione.

tratto da: La marcia continua. numero unico a cura dell'Ufficio Stampa del P.F.R. pubblicato nella ricorrenza del 28 ottobre 1944- XXIII

LEGIONARI DELLA MUTI

MILANO VIA ROVELLO - LA CASERMA DELLA MUTI



Firenze 14 settembre 1943
Battaglione di Combattimento Volontari Italiani Ettore Muti