sabato 30 giugno 2018

IL RITORNO DELLE BESTIE


LE BESTIE NON SI ARRENDONO
 
 Vittime anch'Esse
della censura democratica facebookkiana
LE BESTIE NON SI ARRENDONO
MAI
 


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TREMATE, le Bestie son tornate
 https://www.facebook.com/Bestie-dAvanguardia-due-269185587159762/

L' ANALISI POLITICA DI AVANGUARDIA LOMBARDIA

 

A CURA DI COSTANTINO CORSINI
 
Avremmo voluto sintetizzare la lucida e mirata analisi politica del Camerata Costantino, ma avremmo forse tolto inconsapevolmente qualche passaggio importante.
Per cui la proponiamo per intero, come è stata letta giovedì sera  nell'ambito della Tradizionale Cena Comunitaria di fine mese.
 
Art. 1.
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Dicono che sia la più bella Costituzione del mondo ma è anche la più disattesa.
Repubblica = res publica
Democratica = governata dal popolo
Lavoro = partecipazione alla costruzione della società, retribuzione e possibilità di vita dignitosa.
La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della costituzione ossia elezioni e rappresentanza parlamentare.
Ma le elezioni sono libere?
 E qui parte il commento ai risultati elettorali.
Tralascio i risultati della cosiddetta area.
Che sembra condannata ad un perenne prefisso telefonico più per propria incapacità che per volontà altrui.
Più di me è illuminante un pensiero di Spengler:
Un tempo non era permesso a nessuno di pensare liberamente. Ora sarebbe permesso ma nessuno ne è più capace. Ora la gente vuole pensare ciò che si suppone debba pensare. E questo lo considera libertà.”
Ma quale è la causa di questa perdita inconscia di libertà?
 Noi siamo accusati di essere fautori di regimi autoritari se non totalitari ma i  regimi totalitari si imponevano sulla organizzazione del dissenso.
 Ne impedivano l’espressione.
Questo regime che si attribuisce la patente di democratico in realtà agisce ad un livello più subdolo, agisce sulle coscienze, sulle anime.
Modifica i comportamenti delle persone, li “convince” di ciò di cui devono essere convinti. Si realizza quanto rappresentato da Goethe nelle affinità elettive “Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo”.
Il capitalismo finanziario globalizzante si sta imponendo trasversalmente, -sovranazionale- ed utilizza come strumento la distruzione di una cultura con la sua sostituzione con un modello basato sull’avere e non sull’essere. Contemporaneamente orchestra il dissenso in modo da renderlo sterile.
Basti pensare ai cosiddetti centri sociali, gli antagonisti che non sono in grado di elaborare un progetto alternativo ad un sistema che non solo li tollera ma anche li foraggia e li protegge.
 Con un duplice risultato, da una parte circoscrivere un potenziale dissenso giovanile, dall’altro presentare alla popolazione una immagine negativa del dissenso in modo da stigmatizzarlo e renderlo lontano.
 Anche nella nostra area spesso siamo caduti nella trappola di una estetica che ci allontanava dalla popolazione. Almeno sappiamo che non siamo stati foraggiati, anche se sono convinto che la presenza di carnevalate non faccia altro che piacere a chi ci vuole additare come degli alieni.
Ma non è solo questo l’unico strumento per sterilizzare il dissenso.
Il linguaggio, la rappresentazione  è stabilmente nelle mani del potere. Basterebbe rileggere Orwel in 1984 per capire la funzione della neolingua. Attribuire arbitrariamente significati rivoltando il positivo in negativo e viceversa.
 Bombe intelligenti che i morti li fanno ugualmente, guerre che vengono chiamate missioni di pace,  ma anche la coniazione di terminologie straniere che rendono asettico ciò che asettico non è: job act, spread sono solo una piccola parte della riduzione ai minimi termini del linguaggio.
Meno parole coesistono, meno vi è la possibilità di veicolare il dissenso dal singolare al plurale. Sempre in Orwel il ministero della pace era quello che preparava la guerra, la cosiddetta riabilitazione del dissidente consisteva nel convincerlo che due più due facesse cinque.
Quanti pensieri sono stati esclusi dalla discussione semplicemente attribuendogli un significato negativo che li escludesse a priori. Fascismo in primis.
Ma la gestione democratica  del potere prevede anche un terzo meccanismo che ha radici antiche. In questo vorrei ancora scomodare un pensatore del  passato, Etienne de la Boetie con il suo discorso della servitù volontaria.
 
Per questo così bravo siete
perché avete in governo delle bestie
 
“Ma quest’astuzia dei tiranni nell’abbrutire i loro sudditi non la si può comprendere più chiaramente che nell’atteggiamento di Ciro nei confronti dei Lidi, dopo che si fu impadronito di Sardi, la principale città della Lidia, e che ebbe preso in ostaggio e fatto prigioniero Creso, quel re tanto ricco.
Appena gli fu portata la notizia che i Sardesi erano in rivolta, li avrebbe potuti schiacciare subito; ma, non volendo né mettere a sacco una città così bella, né essere sempre obbligato a mantenervi una guarnigione per sorvegliarla, concepì un grande espediente per garantirsene il controllo: vi impiantò dei bordelli, delle taverne e dei giochi pubblici, e fece pubblicare un’ordinanza perché gli abitanti ne facessero uso.
Si trovò così bene con questo presidio che in seguito non fu mai necessario un solo colpo di spada contro i Lidi. Quelle persone povere e miserabili si divertirono ad inventare ogni sorta di giochi tanto che i Latini ne hanno tratto una loro parola e ciò che noi chiamiamo passatempo, essi lo chiamano LUDI, cioè LYDI.”
Oggi assistiamo alla versione moderna:
illusioni di arricchirsi con improbabili lotterie.
Corsa ai consumi. I templi della nuova religione sono i centri commerciali. Le icone sacre sono gli SmartPhone.
 La tastiera ha sostituito il dibattito. Un popolo ridotto a massa consumatrice.
Ma queste elezioni, forse, hanno assunto il significato del granello di sabbia nell’ingranaggio.
 Non possiamo sapere se questa è vero dissenso o forse ancora parte della strategia della conservazione del potere, solo quello che avverrà in seguito può dircelo.
 Ma una cosa è certa.
 Non tutto il gregge ha massificato cuore e cervello.
 E’ bastato un atto di per se insignificante per risvegliare un orgoglio di  popolo. Non sappiamo se è la pancia od il cuore a muovere, ma qualche cosa si muove.
A questo punto ci troviamo di fronte all’obbligo di prendere atto di una cosa.
SI PUO’ FARE.
 Slogan abusato anche da Obama, nobel per la pace che ha avviato non so quante guerre (ulteriore esempio della mistificazione del linguaggio). Tutto ciò ci impone di scegliere tra rimanere in uno splendido, estetico e sterile isolamento oppure credere che si possa fare e quindi evitare le trappole che il potere globalizzante ci ha posto per anni. Cercare di occupare quello che prima era uno spazio ed ora sono diventate praterie. Una riflessione che dobbiamo porci.
Non ho voluto fare una disamina statistica delle elezioni, penso che non interessi più di tanto lo spostamento di una quota di elettori da un partito all’altro, visto che sono sostanzialmente copie carbone di un disegno riformista.
 Penso che sia più interessante percepire la carica rivoluzionaria, revolvèr, rivoltare.
Cambiare il sistema, non correggere qualche cosa perché tutto rimanga come prima.
 
Avanguardia Lombardia
 
 

sabato 23 giugno 2018

FACEBOOK, LA RUNA E LA CELTICA


Facebook, con lo zelo proprio di talune entità esistenti al mondo, ha catalogato la Runa Othala tra i "contenuti che incitano all'odio" e/o di "abuso verbale verso le persone".
Ce ne siam accorti a causa dell'ennesima chiusura/bannatura della nostra Pagina "Avanguardia 1960" dietro segnalazione dei soliti ratti infami:
che sian neri, rossi o azzurri poco importa,RATTI RESTANO



Per cui la locandina del Solstizio d'estate, ed altre in Memoria di Camerati assassinati sono state messe all' indice e cancellate







 




Ma non solo.

Gli zeloti se la sono presa anche con la Pagina dedicata ai nostri Amici a 4 zampe "Bestie d'Avanguardia" riportante anch'essa la suddetta Runa.





Nella Pagina "Le Rune di Avanguardia" hanno cancellato le immagini dei portachiavi/gadget riportanti la -per loro- proibita Othala.



Per non parlare della Pagina Avanguardia Trieste (per ora solo "oscurata")
in cui l'oggetto della scandalo è -per lor zeloti- la Croce Celtica, anch'essa inserita nei "contenuti che incitano all'odio".



Croce Celtica che in quelle locandine era stata messa in Onore e Rispetto dei Fratelli Mattei e di Nicola Pasetto





Contestano inoltre una foto che riporta uno striscione  in cui viene chiamato
"infame" quel verme schifoso di achille lollo, in altri modi non definibile.



RESTA CHE
-BOIA E SEGNALATORI-
 MORIRETE PAZZI


Avremmo voluto spiegare a lor signori il significato della Runa Othala, ma,
come ben tutti sanno, costoro non ammettono,
in perfetto stile "democratico"
 contraddittorio alcuno.


Oþalan

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


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Oþalan
Nome Proto-germanico Antico inglese
*Ōþalan Éðel
Significato patrimonio, tenuta, beni
Forma Fuþark antico Fuþorc
Runic letter othalan.svg
Unicode
U+16DF
Traslitterazione o œ
Trascrizione o, ō œ, oe, ōe
IPA [o(ː)] [eː], [ø(ː)]
Ordine alfab. 23 o 24
*Ôþalan (in italiano "patrimonio") è il nome proto-germanico ricostruito della runa del Fuþark antico o (carattere Unicode ᛟ). Tale runa compare anche nel Fuþorc anglosassone e frisone con il nome di Ēðel. Altri nomi con cui ci si riferisce alla runa sono Odal, Othila e Othala.
Può essere derivata da una variante della lettera o dell'alfabeto retico, a sua volta collegata all'Ω greca. Il nome della corrispondente lettera nell'alfabeto gotico (Gothic o.svg, 𐍉) è oþal.
Il termine oþal (radice di oþalan, alto tedesco antico uodal) è un elemento che compare in diversi nomi germanici, come "Ulderico". Anche i nomi provenienti dall'inglese come "Edmondo" che presentano il prefisso ed (dall'antico inglese ead), i nomi tedeschi come "Otto" o quelli che cominciano con adal- o od- sono tutti ricollegati a oþalan.

La runa oþalan era spesso collegata alla proprietà, all'eredità, al benessere ed alla prosperità. In particolare era associata al concetto di eredità nell'antica legislazione scandinava sulla proprietà; alcune di queste leggi sono ancora in vigore oggi, e governano la proprietà norvegese (come l'Åsetesrett, che garantisce il passaggio di proprietà dal padre al primogenito, e l'Odelsrett, che regola l'allodio).
Nelle iscrizioni runiche su oggetti, anteporre una runa oþalan ad un nome di persona significava affermare che l'oggetto apparteneva a tale persona

La oþalan compare solamente nel poema runico anglosassone (non esistendo nell'alfabeto Fuþark recente) con il nome di Eþel.
Poema runico:  
Antico inglese
ᛟ Eþel byþ oferleof æghwylcum men,


 Traduzione:
Una tenuta è molto cara ad ogni uomo,
se sa apprezzare là nella sua casa
qualunque cosa sia giusta ed appropriata in costante prosperità.
gif he mot ðær rihtes and gerysena on
brucan on bolde bleadum oftast.







 

mercoledì 20 giugno 2018

BUON SOLSTIZIO, LA FESTA DELL'ESTATE

La cena della vigilia: un ricco pasto nella notte che precede il solstizio d’estate.

   
Una seguace della religione pagana dievturiba raccoglie fiori da utilizzare per le ghirlande femminili di rito nella veglia per il solstizio d’estate (21 giugno), in un campo della Letgallia, regione rurale della Lettonia sud-orientale
Primo giorno d'estate: gli ultimi pagani festeggiano nudi


Solstizio d'estate: ancora oggi un'antica religione dell'età del bronzo sopravvive in Lettonia. Siamo andati sul posto per vedere i loro riti in occasione della festa dell'estate. Riti fatti di fuochi, offerte di cibo e doni e bagni sacri nei laghi, con gli ultimi pagani coperti soltanto di ghirlande di fiori.

Alba del 21 giugno, solstizio d’estate: il giorno dell’anno in cui la luce solare dura di più e vince sulla notte. Uomini con corone di foglie di quercia e donne con ghirlande di fiori campestri invocano nei loro canti il dio Dievs, le dee Laima e Mara, e varie divinità che soprintendono ai tanti aspetti della natura. Si accendono fuochi sacri e si fanno offerte di cibo a querce, laghi e sorgenti. E si fanno bagni rituali nudi, in un lago.

Tutto questo accade anora oggi fra gli ultimi pagani d’Europa, in Letgallia, regione agricola della Lettonia, piccola repubblica ex sovietica che si affaccia sul mar Baltico.

Nel frattempo lui, il Sole tanto invocato, si fa appena vedere: le troppe nubi di una settimana di pioggia lo nascondono. Ma questa rimane la sua festa, la festa della luce: dopo un inverno rigido e con troppe ore al buio, il Sole sorge alle 4 del mattino e irradia da dietro le nuvole la sua luce, pallida, ma preziosa.

È tempo di risveglio della natura e cresce la voglia di uscire, di stare insieme. «Si festeggia all’antica, come migliaia di anni fa» osserva l’antropologo Cesare Poppi, che con noi ha osservato e valutato questi riti. La festa continua il 23 giugno, giorno di san Giovanni, qui chiamato Janis, festa nazionale della Lettonia.

Compromesso. Ma è la festa di san Giovanni più pagana del mondo. Qui il santo imposto dalla Chiesa fu adattato alla tradizione locale: la festa della luce, al solstizio d’estate, c’era da molto prima che si parlasse di cristianesimo. In alcuni villaggi si fa ancora il 21 giugno, ma in genere la celebrazione è spostata al 23, festa nazionale di san Giovanni-Janis, senza che questa perda la sua origine pagana: tutti sanno che con il santo si festeggia in realtà il Sole. «La Lettonia, anticamente Latvia» spiega Poppi «fu l’ultima roccaforte pagana a essere cristianizzata in Europa. Lo fu solo parzialmente nel XIII secolo, quando arrivarono i cavalieri teutonici cacciati dalla Terra Santa, dopo la sconfitta crociata. Ma fino al XVIII-XIX secolo, la grande maggioranza degli abitanti della Latvia non accettò la religione cristiana, o comunque continuò a praticare anche il culto pagano». Legati all’antica tradizione, i contadini non volevano essere come i loro padroni germanici, che con i sudditi non si comportavano affatto “cristianamente”.

Era una resistenza di sfruttati, che si cementò condividendo canti popolari, i dainas, in cui erano mantenuti vivi la devozione per i propri dèi e i valori di solidarietà della comunità contadina, l’idea che l’uomo non fosse il padrone, ma solo uno degli elementi della natura, nel rispetto dei suoi ritmi.
La festa pagana del solstizio (9:37)

Essere, non avere. «La lingua lettone è considerata una delle più antiche della famiglia indoeuropea, da cui vengono quelle moderne come il portoghese, l’italiano, il francese, il tedesco e l’inglese» spiega l’antropologo. «Per esempio diev (in latino deus, diva) corrisponde al sanscrito diev, che significa splendore, luce, e quindi Sole». Da diev viene infatti la divinità locale Dievs. In lettone, non esiste il verbo “avere”. I lettoni dicono “essere a me”. Ciò deriva dall’idea originale che l’uomo riceve i beni della natura, non li possiede.

Sulla base di una prima trascrizione di migliaia di dainas presenti nel folclore locale, lo storico lettone Ernests Brastinu e un gruppo di intellettuali locali ricostruirono, all’inizio del Novecento, le coordinate della religione pagana tradizionale: i nomi e il ruolo delle divinità, l’etica e la visione del mondo. Chiamarono questa religione Diev­turiba, da dievturis, coloro che ricevono Dievs.
Repressione. Questa religione divenne fondamento del nazionalismo lettone. Stalin fece di tutto per perseguitare e deportare i diev­turis, ma il corpus dei dainas e la ritualità radicata nel folclore sono rimasti intatti. La religione è poi diventata legale con l’indipendenza dall’ex Unione Sovietica.
La cittadina di Malpis offre un esempio di come si sono conservati i riti arcaici. Qui vi è anche una scuola per la diffusione della cultura popolare e l’antica religione lettone, diretta da Andris Kapustz e dalla moglie Aida Rancane, entrambi studiosi di folklore e musicisti. E nella festa di questa cittadina si nota la continuità fra la cultura popolare contemporanea lettone e quella dell’età del Bronzo. Forse del Neolitico. «Sono elementi di una cultura europea già a quel tempo globalizzata» spiega Poppi. «La parte centrale del rito è la costruzione, in legno, della “porta di san Giovanni”, orientata in modo da inquadrare perfettamente il Sole all’alba del solstizio. È la stessa pratica astronomica-rituale che fu consacrata in grande a Stonehenge, l’equivalente della basilica di san Pietro in una diffusa religione europea dell’età del Bronzo».

La cuspide della porta forma una specie di X: «è il simbolo dello iumis, la coppia di gemelli che portano fertilità, continuità e armonia, ancora presente nelle case rurali dei lettoni».
La cena della vigilia: un ricco pasto nella notte che precede il solstizio d’estate.
In corteo. A Malpis, il 21 giugno come a san Giovanni, si muove un corteo che diffonde inni sacri. Con tappe davanti alle case per scambiare offerte (formaggio, pane, birra, orzo non fermentato e fiori) e auguri di salute e fecondità, per la famiglia come per il bestiame e i raccolti. Tutti sono invitati a unirsi al corteo. Ci si ferma sotto una grande quercia, manifestazione di un dio maschile, per lasciare offerte all’albero e intonare preghiere. Giunti poi su una collina, viene accesa una pira sacra che durerà tutta la notte. I fedeli bruciano le corone del solstizio dell’anno prima e fanno offerte al fuoco. Altre offerte sono poste su una piccola zattera e inviate attraverso la corrente di un fiume a Upes mate, una delle madri delle acque.

«Si celebra in questo modo il matrimonio tra fuoco e acqua, fra maschile e femminile» spiega Poppi. Viene quindi incendiata una ruota che rappresenta il Sole ed è poi fatta rotolare in pendenza. Più lontano andrà, maggiore sarà il successo dei prossimi raccolti.

Le donne non sposate eseguono un altro rito: ognuna lancia una corona di fiori su una quercia, elemento maschile, sperando che rimanga appesa a un ramo. Per ogni tentativo fallito è previsto un altro anno di nubilato. «Siamo di fronte al modello ancora vivente dei riti agrari che si praticavano già migliaia di anni fa» osserva ancora l’antropologo.
Quando mi sposerò? Il lancio rituale della ghirlanda
sulla quercia predice l’anno delle nozze.
Nella notte di san Giovanni-Sole i giovani vengono invitati a cercare il fiore della felce. Che però non esiste. In realtà è una metafora con cui gli adulti consentono ai ragazzi di appartarsi, per fare l’amore. Non si contano in questa notte le tende (rigorosamente per 2), sparse nei campi e fra le betulle.
Pantheon baltico. Al centro di queste feste ci sono i dainas, brevi racconti e detti cantati che insegnano comportamenti virtuosi e parlano di dèi. Nel corpus di 500 mila dainas raccolti dagli studiosi, 4 mila si riferiscono a Dievs, il dio supremo. Seguendo la loro variazione si può pensare che il dio fosse all’inizio impersonale, una forza che pervade tutte le cose e sia poi diventato dio del cielo e della luce.

«Laima, la dea del fato» spiega Valdis ­Celms , membro autorevole della religione dievturiba «fa da mediatrice, in una trinità, fra Dievs e Mara. Quest’ultima è responsabile della costruzione e dell’equilibrio del mondo materiale. Si manifesta nelle cose, negli eventi naturali e negli esseri viventi». Mara presiede alla nascita, al corso della vita e alla morte. Insomma, una Grande madre di probabile provenienza neolitica. Ha decine di aiutanti, o meglio figure specializzate in cui si trasforma: Madre dei fiumi (Upes mate), del vento e degli uccelli (Veja mate), Madre della pioggia (Lietus mate).

Persino le foglie, i fiori e i funghi hanno una specifica madre: in ordine, Lapu mate, Ziedu mate e Senu mate. Poi, madre delle strade e protettrice dei viandanti (Cela mate), della fertilità (Zemes mate), dei campi (Lauku mate), del lino (Linu mate), del bestiame (Lopu mate), del mare (Juras mate), dei morti (Velu mate o Kapu mate)... e così via, fino a 60 madri.

Nel calendario lettone sono 8 le feste pagane, 2 per stagione. Solstizi ed equinozi i principali appuntamenti. Nel giorno più lungo, 21-23 giugno, la festa della luce (Janis); per il più corto, 21 dicembre, il Ziemassvetki. Per gli equinozi, Liela (21 marzo) e Mikeli (21 settembre). I riti di passaggio dievturiba, oltre al matrimonio e al funerale, sono il fidanzamento e il ricevimento del nome che sostituisce il battesimo.
Spirito e anima. Secondo i dievturi una persona è fatta di tre parti: augums (corpo), dvesele (anima) e velis (spirito). Ne decidono il destino, prima della nascita, Laima e le sorelle Karta e Dekla (come le tre Moire greche o le Norme nordiche). Con la morte, le tre parti si separano: il corpo torna alla terra e l’anima a Dievs. Lo spirito è una sorta di ombra (alla greca) che ha memoria del pensiero del defunto. Per un periodo resta vicino ai vivi. Nel Veli, festa dei morti, gli spiriti sono invitati a entrare nelle case. Più tempo passa, più il ricordo si attenua nelle nuove generazioni e lo spirito di un defunto sale a quote superiori fino a raggiungere l’altro mondo (Vinsaule), situato dietro il Sole, dove continuerà a esistere.

«Alcuni credono nella reincarnazione, ma la nostra antica religione non ne parla», puntualizza Olgert Auns, il dievturo più anziano. «La nostra fede è un sistema di vita. Anche se il destino di una persona è dato dall’inizio, nel quadro tracciato da Laima sono ampi i margini di manovra per rendere la vita felice e virtuosa, vivendo bene con gli altri, in equilibrio con la natura».
«E proprio a questo servono i riti agrari» conclude Poppi. «Se lo storico Fernand Braudel diceva che i fenomeni storici vanno giudicati sulla lunga durata, allora possiamo dire che in Lettonia abbiamo assistito a pratiche di un’Europa globalizzata con una comune cultura, almeno 3 mila anni prima della nascita dell’Unione europea».
pagans
Alcuni partecipanti alla cerimonia del solstizio d’estate immersi, con le sole ghirlande di fiori rituali, in un lago della regione della Letgallia, fra le più tradizionaliste della Lettonia, dopo avere offerto doni alla dea madre delle acque.
Articolo pubblicato per la prima volta il 20 giugno 2012              
20 Giugno 2017 | Franco Capone