domenica 30 ottobre 2016

"TERREMOTO PUNIZIONE DIVINA"

POI SI MERAVIGLIANO SE TUTTO IL MONDO LI ODIA
Onore alla lotta del coraggioso Popolo Palestinese !
 
 

LA LOTTA POLITICA DI AVANGUARDIA NAZIONALE - IERI E OGGI

Il Comandante, nella Conferenza a Napoli del 28 ottobre ha evidenziato
i concetti Fondamentali che devono ispirare la Lotta Politica
 

venerdì 28 ottobre 2016

MARIO ZICCHIERI, 16 ANNI UCCISO DALLE BRIGATE ROSSE

Mario "Cremino" Zicchieri, un sedicenne assassinato dai brigatisti rossi il 29 ottobre 1975
 
 
29 ottobre 1975
 
 Ho 16 anni e il mio nome è Mario Zicchieri. 
 ma i Camerati e gli amici mi chiamano Cremino.
 
 Abito in un appartamento del quartiere Prenestino di Roma, con i miei genitori e le mie due sorelle più piccole. Frequento la scuola Eastman e sono al terzo anno del corso per odontotecnici. Sono iscritto al Fronte della Gioventù e frequento la sezione di via Erasmo Gattamelata, un vero e proprio baluardo dei giovani del MSI circondato da territori politicamente ostili a dir poco. La settimana scorsa mi sono recato con il mio amico Marco, missino anche lui, a raccogliere le firme per una petizione popolare, in merito all'istallazione di impianti di illuminazione nel nostro quartiere.
 E' il 29 ottobre 1975 e a scuola c'è sciopero. Ieri sera sono stato a cena con alcuni Camerati, per preparare un volantino in ricordo di Sergio Ramelli. Sergio era un ragazzo poco più grande di me che viveva a Milano, assassinato la scorsa primavera a colpi di chiave inglese da un commando di Potere operaio. Anche qui a Roma tira una brutta aria. Sotto casa mia sono apparse le scritte "Fascisti a morte" a firma Avanguardia operaia, ma è il clima che si respira giornalmente in questi anni e non ci faccio caso più di tanto. Sto lavorando al ciclostile in sezione quando, con Marco, veniamo chiamati fuori da altri missini amici nostri per apprezzare delle ragazze carine che transitano lì davanti. Nessuno di noi si accorge che a pochi metri dal marciapiede della sezione è accostata una macchina con il motore acceso, una Fiat 128 verde targata Roma M 92808. Dall'auto scendono due persone che si avvicinano e aprono il fuoco su di noi con fucili a pompa. Veniamo investiti da una pioggia di pallini. Sono il primo a essere colpito, alle gambe e al pube, e cado a terra. Poi viene colpito Marco, per fortuna in maniera molto meno grave. In pochi secondi sono sdraiato in un lago di sangue. Mi soccorre il tappezziere della bottega a fianco della sezione, cercando invano di tamponare il sangue e arrestare l'emorragia. Un aviere di passaggio, che ha assistito alla scena, rincorre con la sua auto quella dei killer, ma deve desistere quando dall'auto in fuga spuntano le armi dai finestrini e vengono puntate minacciose su di lui. Vengo trasportato in ospedale, ma ci arrivo ormai clinicamente morto. Due giorni dopo, nel pomeriggio, si svolgono i miei funerali, nel mio quartiere, nella chiesa di San Leone Magno. Da via Erasmo Gattamelata giungono in corteo centinaia e centinaia di persone, guidate da Giorgio Almirante, Teodoro Buontempo e Gigino D'Addio.
Tra i tanti striscioni e cartelli esposti in chiesa c'è quello del Fronte della Gioventù su cui è scritto:
 "Mario aveva sedici anni, voleva vivere, voleva cambiare questa sporca Italia".
 Un manipolo di provocatori arrivati da via dei Volsci cerca a più riprese di disturbare la cerimonia, senza riuscirci. Dopo il funerale partono i nostri, tentando di sferrare l'attacco al Ministero degli Interni e alle sezioni più vicine del Pci e di Lotta continua. La situazione degenera in scontri. Passano gli anni e arriviamo al 1982. Durante il processo alle Brigate rosse per il sequestro e l'assassinio di Aldo Moro, Emilia Libera, un esponente pentita del gruppo eversivo, dichiara che quelli che mi hanno ammazzato lo hanno fatto per essere promossi brigatisti. I nomi indicati sono quelli di Bruno Seghetti, Germano Maccari e Valerio Morucci detto Pecos, tutti implicati nel sequestro Moro. I loro nomi vengono confermati da altri brigatisti, tra i quali Antonio Savasta. Per il mio omicidio, a carico dei tre indiziati, viene emessa una richiesta di giudizio per omicidio premeditato. Il verdetto della seconda Corte d'Assise di Roma viene emesso nel febbraio 1986, ed è di assoluzione piena per gli imputati per non aver commesso il fatto. L'aviere testimone oculare dell'agguato non è stato mai ascoltato dalla Corte. Meno di un anno dopo nel processo di secondo grado la pubblica accusa chiede ed ottiene l'assoluzione per insufficienza di prove e a settembre dello stesso anno la Cassazione boccia il ricorso

Avevo 16 anni, il mio nome era Mario Zicchieri,
 i Camerati e gli amici mi chiamavano Cremino ed attendo invano giustizia.
I miei assassini sono in libertà
 e camminano tra noi…
 
 
Tratto dal Sito :

29 OTTOBRE ore 18:00 CASTELMASSA (RO)


 JOSEF TISO: CON IL POPOLO,PER IL POPOLO

 del Prof. Roberto Mancini
 

 
Oggi, Sabato 29 Ottobre alle ore 18:00
L'Associazione Culturale Pensiero e Tradizione
 
 presenta
 
"JOSEF TISO: CON IL POPOLO, PER IL POPOLO"
 
 Relatore Prof. Roberto Mancini- Autore del libro
 
 Introduce Prof.ssa  Barbara Spadini
 
 Modera Francesco Gallerani
 
 presso
 
Sala Polivalente di Piazza Garibaldi
(dietro al Municipio)
 
 Castelmassa (RO)
 

giovedì 27 ottobre 2016

28 OTTOBRE

 
 
Oggi,
Venerdì 28 Ottobre alle ore 17:00 
Sala "Silvia Ruotolo", V^ Municipalità
 Via Morghen 84 (Vomero)
Napoli 
 
Stefano Delle Chiaie presenta il libro
"La Lotta Politica di Avanguardia Nazionale"
 
Introduce e modera: Giuseppe Parente (Giornalista)
 Intervengono: Norberto Gallo (Giornalista)
Pietro Lauro (Consigliere Municipale)

mercoledì 26 ottobre 2016

OGGI, 27 OTTOBRE AVANGUARDIA A CENA: BRESCIA E ROMA

Come già segnalato nella Rubrica "Appuntamenti"(a destra in fondo alla pagina)
Oggi, Giovedì 27 Ottobre alle ore 20:00
Brescia e Roma ospiteranno la classica Cena Sociale di fine mese
 
 
27 Ottobre ore 20:00 - Brescia- Via Rose 16/A
 


 
27 Ottobre  ore 20:00 - Roma - Via Tiburtina,949

UGO TOGNAZZI . AFFETTO, ONORE E RISPETTO

 Affetto per l'Uomo che ci ha goliardamente fatto sorridere 
Onore e Rispetto per il Milite della Brigata Nera di Cremona

 
 
 
Nato a Cremona il 23 marzo del 1922, figlio di un assicuratore, Ugo Tognazzi è presto costretto ad abbandonare gli studi (cosa della quale non poco si dorrà col passare del tempo) e già a quattordici anni lavora negli stabilimenti del Salumificio Negroni. Segnato nell'estro dalle esperienze teatrali fatte sin dalla più tenera infanzia (a soli quattro anni aveva preso parte ad alcuni spettacoli di beneficenza), lo troviamo ben presto impegnato nelle recite della filodrammatica cittadina, presso il Dopolavoro, attività che durante la guerra, chiamato alle armi nei ranghi della Marina, lo porterà di stanza a La Spezia, impiegato nelle attività di intrattenimento dei soldati, protagonista di piccoli spettacoli a base di barzellette e imitazioni.
 
 
 
 
 
Il settembre del '43 lo vede recuperare Cremona, determinato a continuare la sua attività artistica organizzando piccoli spettacoli di rivista nelle ore libere dal lavoro che svolge all'Ufficio Ammasso e Fieno. Ma la provincia gli sta ormai stretta, così si sposta a Milano in cerca di fortuna. È il 1945 e un concorso per dilettanti lo vede trionfare, procurandogli la prima scrittura con una compagnia di giro, che ben presto lo porta a farsi notare dall'ambitissima corte di Wanda Osiris: scritturato dalla "wandissima", non esita a liberarsi dal contratto precedente pagando un'esosa penale e, pur stipendiato, resta in attesa di calcare le scene per la diva. Ma il tempo passa e la fine della guerra vede l'impresario svanire nel nulla e la compagnia della Osiris sciogliersi: per Tognazzi questa resterà la prima grande delusione della sua carriera. Ma ormai il suo nome è nel giro e il giovane attor comico non tarda a trovare una nuova scrittura con la compagnia di Erika Sandri, che lo porta in giro per l'ltalia, dal nord al sud, con "Viva le donne" di Marchesi. È solo l'inizio di una intensissima stagione che, sino al '56, lo vede impegnato in un crescendo di successi: nella stagione 1946-'47, dopo essere stato in scena con "Bocca baciata", è accanto a Macario in "Cento di queste donne"; nel 1948-'49 è ancora con Macario in "Febbre azzurra" e poi passa con la Masiero in "Paradiso per tutti"; nel '49-'50 è tra i protagonisti di "Castellinaria" di Amendola, Gelich e Maccari, seguito nel '50-'51 da "Quel treno che si chiama desiderio". Mentre le scene salutano con successo i suoi numerosi impegni, il cinema inizia ad accorgersi di lui: è infatti del 1950 la sua prima esperienza su un set, chiamato tra gli interpreti de "I cadetti di Guascona" di Mario Mattoli. E se il decennio vedrà Tognazzi partecipe di altre 30 leggerissime commedie per lo schermo, il palcoscenico non cesserà certo di essere tra i suoi impegni, in un susseguirsi frenetico di lavori prestigiosi: "Dove vai se il cavallo non ce l'hai?" ('51-'52), "Ciao, fantasma" ('52-'53), "Barbanera, bel tempo si spera" ('53-'54), "Passo doppio" ('54 '55).
 
 
 
 
 
Il 1955 è un anno cruciale per l'evolversi della carriera di Tognazzi: registra infatti il suo debutto nel teatro di prosa con la commedia di Bracchi "Il medico delle donne", ma segna anche il consolidarsi del successo televisivo che, dalla fine del '54, lo vede protagonista, in inseparabile coppia con Raimondo Vianello, di "Un, due, tre", il fortunatissirno varietà della Rai che lo impegnerà con immutato entusiasmo sino al 1959. Sempre il 1955, d'altronde, porta a Tognazzi il prirno figlio, Ricky, avuto con la ballerina inglese Pat O'Hara, ma tanto non basta a placare la sua fama di tombeur de femmes, che alimenta i rotocalchi dell' epoca contribuendo a fare di lui un personaggio chiacchieratissimo. E se nel 1956 assieme ad Agus e Zoppelli mette insierne una sua compagnia, con la quale porta in giro "Il fidanzato di tutte", "Papà mio marito" e "L'uomo della grondaia", va detto che Tognazzi appare sempre più preso nel vorticoso mondo del cinerna, che, sul far dei Sessanta, finirà per coinvolgerlo del tutto, non prima però di averlo visto debuttare nella regia teatrale, portando in scena e interpretando al Quirino di Roma "Gog e Magog".
 
 
 
 
 
L'occasione per dare una svolta alla sua carriera giunge con "Il federale" di Luciano Salce: è il 1961 e, con la sua brillante e umanissima caratterizzazione del graduato delle brigate nere Primo Arcovazzi, Ugo Tognazzi rivela finalmente anche sul grande schermo le sue doti di interprete destinato a offrire il suo volto alla stagione d'oro della commedia italiana. D'altro canto, a conferma dell'impegno col quale negli anni Sessanta l'attore si dedica all'attività cinematografìca, nel '61 giunge anche il suo esordio nella regia con "Il mantenuto", primo di cinque film che, a cadenze più o meno regolari, l'attore vorrà dirigere nel corso degli anni (gli altri saranno: "Il fischio al naso", '67; "Sissignore", '68; "Cattivi pensieri", '76; "I viaggiatori della sera", '79; ai quali è da aggiungere, nel '70, l'esperienza di regista della serie televisiva "F.B.I. Francesco Bertolazzi lnvestigatore"). Sono anni, questi, in cui il cinema è prodigo con Tognazzi di collaborazioni qualifìcate e di titoli rimasti fondamentali per la nostra cinematografia: con Salce gira "La voglia matta" ('62) e "Le ore dell'amore" ('63); con Dino Risi fa "La marcia su Roma" ('62) e subito dopo trova la consacrazione definitiva con "I mostri" ('63), entrambi interpretati accanto a Vittorio Gassman. Ma è soprattutto con Marco Ferreri che trova la chiave per definire un personaggio umanamente surreale in opere discusse e fondamentali come "Una storia moderna: l'ape regina" ('63), "La donna scimmia" ('64), "Controsesso" ('64) e "Marcia Nuziale" ('66).
 
 
 
 
 
La vita privata, intanto vede Tognazzi sposo per pochi mesi del '63 dell'attrice norvegese Margarete Robsahm, dalla quale ha il secondo figlio, Thomas. Di questi stessi anni è del resto l'incontro con l'attrice Franca Bettoja, destinata a diventare prima sua compagna e poi (dal '72) sua sposa. Polo d'attrazione di tutte le certezze degli anni della sua maturità, Franca Bettoja darà a Tognazzi altri due figli: Gianmarco, nel 1967, e Maria Sole, nel 1973.
 
 
 
 
 
L'ultimo scorcio dei Sessanta trova Tognazzi impegnato a smungere dalla sua già ricca filmografia le prestazioni più immediatamente d'evasione, cercando soggetti e autori in grado di qualificarne sempre più le acute doti d'interprete degli umori e delle debolezze della società contemporanea: in questo senso vanno le collaborazioni con Pietrangeli ("Io la conoscevo bene", '65), Germi ("L'immorale", '67), Giraldi ("La bambolona", '68), Scola ("Il commissario Pepe", '69) e Pasolini ("Porcile", '69). Ma questo è anche il periodo che registra la seconda grande delusione della carriera di Tognazzi: Fellini lo mette sotto contratto per il poi mai realizzato "Viaggio di Mastorna", ma poi rinuncia a girare il film, lasciando l'attore con l'amarissima delusione di una consacrazione mancata, dalla quale cercherà di rifarsi accettando di interpretare Trimalcione nel "Satyricon" ('69) che Polidoro mette in cantiere a tempo di record per battere il contemporaneo progetto di Fellini.
 
 
 
 
 
Gli anni Settanta trovano Tognazzi interprete sempre più acuto, anche se non esente da scelte discutibili. L'incontro con Mario Monicelli produce due grandi successi come "Romanzo popolare" ('74) e "Amici miei" (campione d'incassi nel '75), quello con Lattuada il pungente "Venga a prendere il caffé da noi" ('70), mentre con Risi realizza, tra gli altri, "ln nome del popolo italiano" ('71), "La stanza del vescovo" ('77) e "Primo amore" ('78). Accompagna lo scrittore Alberto Bevilacqua nelle prove cinernatografìche de "La Califfa" ('70) e "Questa specie d'amore" ('72) e ritrova il miglior Ferreri con "L'udienza" ('71) e soprattutto "La grande abbuffata" ('73), che gli regala il successo internazionale, bissato poi nel '78 in chiave completamente diversa con "Il vizietto" di Edouard Molinaro.
 
 
 
 
 
Gli anni Ottanta lo accolgono sulla "Terrazza" di Ettore Scola ('80) ma soprattutto lo salutano straordinario interprete della "Tragedia di un uomo ridicolo" di Bernardo Bertolucci che gli procura il prernio per l'interpretazione al Festival di Cannes dell'81: è un traguardo che Tognazzi tocca con orgoglio, ma che purtroppo si tramuterà in motivo d'amarezza quando, negli anni successivi, constaterà che il cinema italiano non è più capace di offrirgli altri ruoli in grado di valorizzarlo. A parte "Il petomane" di Pasquale Festa Campanile ('83) e "Ultimo minuto" di Pupi Avati ('87), gli anni Ottanta cinematografìci di Tognazzi sono poco magnanimi. Il personaggio pubblico brilla come cuoco d'alta cucina in TV e nei libri di ricette che pubblica, e l'artista torna a calcare il palcoscenico accettando con orgoglio l'invito di Strehler a Parigi per recitare in francese alla Comédie Française i "Sei personaggi in cerca d'autore" e poi portando in scena in ltalia "L'avaro" di Molière con la regia di Missiroli ('88) e "M. Butterfly" ('89) a Milano.
 
 
 
 
 
Sono anni tristi, questi, tagliati dalla vena malinconica di una vitalità in esaurimento che declina spesso nella depressione. Bisognoso di conferme, Tognazzi le trova nel calore del clan familiare che affettuosamente lo circonda e nel successo col quale il pubblico accoglie il suo ritorno teatrale.
 
 
 
 
 
Muore per un ictus il 27 ottobre del 1990, a 68 anni: reduce dal set del telefilm Rai "Una famiglia in giallo" e in procinto di replicare a Roma il trionfo milanese del "M. Butterfly".

martedì 25 ottobre 2016

WALTER SPEDICATO

 Oggi Walter Spedicato compirebbe 69 anni, essendo nato il 26 ottobre 1947 a Novoli (Le) Purtroppo se n'è andato troppo presto, il 9 maggio 1992, ancora esule a Parigi
 
  
PER APPROFONDIRE
la vicenda politica e umana di Walter Spedicato
leggi l' Articolo di Fascinazione
 
 

LA VITA E' UN PUGNO IN FACCIA

« I pugni si danno, i pugni si prendono. Questo è il pugilato, questa è la vita. E io nella vita ne ho preso tanti di pugni, veramente tanti…ma lo rifarei, perché tutti i pugni che ho preso sono serviti a far studiare i miei figli. »
 
 
 
Skoll - Carnera
 
 



domenica 23 ottobre 2016

IL CARNEVALE DI PREDAPPIO

Da anni ogni 28 ottobre si riversa a Predappio un aggregato di pagliacci in maschera
Non sarà ora di smetterla ?
 
 
 

Accade da anni ogni 28 ottobre.
 
A Predappio si riversa  un aggregato multicolore di pagliacci.
 
Facce che  non vedi tutto l’anno , perchè per
 
“la politica attiva  non hanno tempo “,
 
 ma che son “Fascisti dentro” e  non potrebbero mai mancare , - parole loro- di
 
  “andare a dar  un saluto allo zio Benito”
La macchina organizzativa  parte circa un mese prima :
 
sms, messaggi, passaparola, col ras di turno che

 
ammonisce  tutti i suoi compari “di non mancare” ,
 
 di “esserci assolutamente” .
Si preparano gli striscioni, magari col nome della propria città ,
 
 perchè quando faranno i filmati , potranno dire d’esser stati “presenti”


 
Si preparano le improvvisate divise, - rigorosamente nere- ,
 
 gli stivali, i fez, giusto per
 
“distinguersi dalla massa” , da quei tanti – umili,onesti  e  in buona fede- 
 
che  quel giorno si recano a far visita al Padre della Patria .


 
 Ma che  ogni anno si trovan davanti questi improvvisati
 
condottieri in maschera pronti e decisi a


 
 far la “rivoluzione” , a far comizi urlanti all’ interno del Cimitero,
 
 magari con qualche  parolaccia che 
 
scappa, ma che  va bene lo stesso, perchè rende  il discorso più “duro” .


 
E le urla  finali, gli “ejaeja” , i “W il Duce” con la voce che -inevitabilmente-   
 
 tradisce che,  oltre ad aver
 
fatto il pieno di benzina  per arrivare a Predappio, si è fatto pure il pieno di vino .


 
Qui  il giornalista di Rai 3 o Repubblica trova  pane per i suoi denti  e sa 
 
chi andare ad intervistare : 
 
“storici improvvisati” , ragazzotti in maschera  che candidamente
 
ammettono di votare Lega o 5 stelle , macchiette d’avanspettacolo.

 
Ma  non è finita , c’è il pranzo .

 
Tra rutti e alzate di calici ripartono gli “ejaeja” e  i “saluti al Duce” : 
 
 una giornata di "festa" va  onorata a


 
dovere, perchè poi domani si torna alla  vita grigia 
 
e  anonima di tutti giorni.
 
E poi l’atto finale del “giorno da leoni”, lo shopping  :
 
 busti e  magliette , calendari e cappelli .

 
Di libri ,- chiaramente – non se ne parla  nemmeno .




 Anni fa la Guardia d' Onore - di cui facevo parte- il 28 ottobre
 
 non montava di proposito per

 
esser d' esempio a taluni pagliacci .




 
 Mi ricordo che a un tale, che aveva decisamente esagerato  e offeso la
 
Guardia d’ Onore,  un 28 ottobre venne rotto un braccio . . .
 
Troppo pesante ? Forse  no .



 
Non ce ne  vogliano tutti coloro che si recano a render omaggio a
 
 Benito Mussolini con Rispetto  e Decoro,


 
  ma sembra  davvero che un innato senso della
 
 ridicolaggine faccia fatica ad essere estirpato .

 
Ognuno di noi si faccia una domanda e si risponda da solo :

 
Quando andate a trovare i Vostri Defunti , ci andate vestiti da carnevale


 
Non sarà ora di smetterla?
 
AVANGUARDIA BERGAMO