martedì 15 novembre 2016

QUEI MALEDETTI NAZIONALSOCIALISTI

Un pamphlet di Joseph Goebbels da leggersi "cum grano salis"
 
 


 
  Perché siamo Nazionalisti? Siamo nazionalisti perché consideriamo la nazione l'unica via per riconciliare tutte le sue forze allo scopo di conservare e migliorare la nostra esistenza e le nostre condizioni di vita. La Nazione è l'unione organica di un popolo allo scopo di proteggere la propria vita. Essere nazionalisti significa affermare quest'unione con le parole e con le azioni. Essere nazionalisti non ha nulla a che vedere con una forma di governo o con un simbolo. E' un'affermazione di contenuti, non di forme esteriori. Le fogge possono mutare, ma i loro contenuti restano. Se le forme e i contenuti coincidono, in quel caso il nazionalista sostiene entrambi. Se entrano in conflitto, il nazionalista lotta per il contenuto e contro la forma. Non si può coprire il contenuto con un simbolo. Se ciò accade, si sta conducendo la battaglia nel campo sbagliato e si perde forza in vuoti formalismi. L'obiettivo reale del nazionalismo, la nazione, viene smarrito. Oggi, in Germania, le cose stanno così. Il nazionalismo si è trasformato in patriottismo borghese e i suoi difensori stanno combattendo contro i mulini a vento. Si parla della Germania e s'intende la monarchia. Altri proclamano la libertà e intendono nero, bianco e rosso. Sarebbe forse diversa, oggi, la nostra situazione se sostituissimo la repubblica con una monarchia e sventolassimo la bandiera nera, bianca e rossa? La colonia avrebbe una carta da parati diversa, ma la sua natura, il suo contenuto rimarrebbe esattamente lo stesso. Veramente le cose potrebbero essere perfino peggiori, perché una facciata che nascondesse i fatti disperderebbe le forze che oggi lottano contro la schiavitù. Il patriottismo borghese è il privilegio di una classe. Ed è la vera ragione del suo declino. Quando 30 milioni di persone sono favorevoli a qualcosa ed altrettante sono contrarie, le parti si bilanciano e non accade nulla. Questo è ciò che accade da noi. Noi siamo divenuti i paria del mondo intero non perché non abbiamo il coraggio di resistere, ma perché tutta la nostra energia nazionale viene sprecata in battibecchi, infiniti quanto sterili, fra la destra e la sinistra. Questa nostra strada va solo in discesa e potremmo già predire oggi quando cadremo nell'abisso. Il nazionalismo raggiunge maggiormente le masse dell'internazionalismo. Vede le cose come sono. Solo chi rispetta se stesso può rispettare gli altri. Se come nazionalista tedesco sostengo la Germania, come posso negarlo a un nazionalista francese che fa lo stesso per la Francia? Solo quando queste due posizioni si scontrano su questioni vitali vi sarà lotta politica e di potere. L'internazionalismo non può annullare questa realtà. I suoi tentativi alla prova dei fatti falliscono completamente. Ed anche quando i fatti paiono avere una certa validità, allora la natura, il sangue, la volontà di vivere, e la lotta per l'esistenza sulla dura terra dimostrano la falsità delle sue belle teorie. La colpa del patriottismo borghese era quella di confondere una certa forma economica con la Nazione. Associava due cose che sono totalmente diverse. Le forme economiche, per quanto possano apparire definitive, sono variabili. La Nazione è eterna. Se si lega ciò che è eterno con ciò che è temporaneo, il primo, l'immortale, inevitabilmente crollerà quando cadrà il secondo, il provvisorio. Questo fu il reale motivo del crollo della società liberale. Essa non era radicata in ciò che è immortale, ma in ciò che è effimero, e quando il provvisorio iniziò il proprio declino trascinò con se anche ciò che è perenne. Oggi il patriottismo è solo una comoda giustificazione per un sistema che porta con sé una crescente miseria economica. Questo è l'unico motivo per cui il giudaismo internazionale organizza la lotta delle classi proletarie contro ambedue queste forze, quella economica e la Nazione, e le sconfigge. Compreso ciò, il giovane nazionalismo formula le proprie richieste perentorie. La fede nella Nazione è cosa di tutti, non di un solo gruppo, di un'unica classe o di una cricca economica soltanto. Ciò che è eterno deve essere distinto da ciò che è mortale. Sostenere un sistema economico marcio non ha nulla a che vedere col nazionalismo, che è l'affermazione della Patria. Si può amare la Germania e odiare il capitalismo. E non solo si può, ma si deve. Solo annientando un sistema di sfruttamento si raggiunge il cuore della rinascita del nostro popolo. Siamo nazionalisti perché, come tedeschi, amiamo la Germania. E siccome amiamo la Germania, la vogliamo proteggere e vogliamo combattere contro coloro che vogliono distruggerla. Quando un comunista urla Abbasso il nazionalismo!, parla dell'ipocrita patriottismo borghese che vede l'economia solo come un metodo di riduzione in schiavitù. Se noi spieghiamo agli uomini di sinistra che il nazionalismo, cioè l'affermazione della Patria, e il capitalismo, che rappresenta l'abuso delle sue risorse, non hanno nulla a che spartire, anzi sono come il fuoco e l'acqua, allora anche loro, come socialisti, giungeranno a sostenere la Nazione, che ora vogliono conquistare. Questo è il nostro vero compito di Nazionalsocialisti. Siamo stati i primi a riconoscere questi rapporti e i primi ad iniziare la lotta. Come socialisti abbiamo percepito i più profondi auguri che ci manda la Nazione, e come nazionalisti vogliamo stimolare la giustizia sociale in una nuova Germania. Una giovane patria si leverà quando il fronte socialista sarà compatto. Il socialismo diverrà realtà quando la Patria sarà libera.
 
  Perché siamo Socialisti? Siamo socialisti perché vediamo nel socialismo, che rappresenta l'unione di tutti i cittadini, la sola occasione di conservare la nostra eredità razziale, di riacquistare la nostra libertà politica e di rinnovare lo stato tedesco. Il socialismo è la dottrina della liberazione della classe lavoratrice. Esso promuove l'ascesa della quarta classe e la sua incorporazione nell'organismo politico della Patria, ed è inestricabilmente legato alla rottura dell'attuale schiavitù e alla riconquista della libertà tedesca. Quindi il socialismo non è una questione che riguarda esclusivamente la classe degli oppressi, ma è cosa di tutti, perché liberare il popolo tedesco dalla schiavitù è lo scopo della politica contemporanea. Il socialismo raggiunge la sua vera forma soltanto attraverso una fratellanza totale che si batte con le prorompenti energie di un nazionalismo nuovamente vigile. Senza il nazionalismo, il socialismo non è nulla, è un fantasma, una pura teoria, un castello in aria, un bel testo. Con esso è tutto, è il futuro, la libertà, la Patria! La colpa del pensiero liberale è stata quella di trascurare le forze del socialismo che volevano edificare la Nazione, permettendo in tal modo che le loro energie sfociassero verso direzioni anti-nazionali. La colpa del marxismo è stata di degradare il socialismo ad una faccenda di salari e di ventri , ponendolo in conflitto con lo Stato e con l'esistenza nazionale. La comprensione di questi due fatti ci porta verso un nuovo significato di socialismo, che rivede la propria natura in funzione nazionalista, di edificazione dello Stato, liberatrice e costruttiva. Il borghese sta per lasciare la scena della storia. Al suo posto giungerà la classe dei lavoratori che producono, la classe lavoratrice, che fino ad oggi è stata oppressa. Essa sta cominciando a realizzare la propria missione politica. E' coinvolta in una lotta aspra e dura per il potere politico poiché cerca di divenire parte dell'organismo della Nazione. La battaglia ha avuto inizio sul piano economico; finirà su quello politico. Non è semplicemente una questione di salari, non è neppure una faccenda di ore di lavoro giornaliere -sebbene non si debba mai scordare che queste cose sono essenziali, forse la parte più significativa della piattaforma socialista - ma, assai più importante, il nodo è quello di incorporare una classe potente e responsabile nello Stato, forse perfino di renderla la forza dominante nella futura politica della Patria. La borghesia non vuole riconoscere la forza della classe lavoratrice. Il marxismo l'ha rinchiusa in una camicia di forza che la condurrà alla rovina. Mentre la classe lavoratrice, gradualmente, si disintegra nel fronte marxista, dissanguandosi, la borghesia e il marxismo si sono accordati sui capisaldi del capitalismo, e ora si preoccupano di salvaguardarlo e difenderlo in molti modi, spesso occulti. Noi siamo socialisti perché riteniamo la questione sociale una questione di necessità e di giustizia proprio per l'esistenza di uno Stato per il nostro popolo, e non una questione di carità a buon mercato o d'insulso sentimentalismo. Il lavoratore ha diritto a un livello di vita che corrisponda a quello che produce. Non intendiamo chiederlo per favore, questo diritto. Incorporare il lavoratore nell'organismo dello Stato non è questione critica solo per lui, ma lo è per la Nazione intera. La cosa è ben più importante delle otto ore giornaliere. Si tratta di dar forma ad un nuovo Stato, consapevole, che includa ogni cittadino che produce. Dato che i poteri politici odierni non vogliono o non sono capaci di far ciò, è il socialismo che deve battersi per questo. Questo è uno slogan di lotta sia interno che esterno. All'interno è diretto allo stesso tempo sia ai partiti borghesi che ai marxisti, poiché ambedue sono nemici giurati del futuro Stato dei lavoratori. All'estero è diretto a tutti quei poteri che minacciano la nostra esistenza nazionale e quindi la possibilità di un futuro Stato socialista e nazionale. Il socialismo è possibile soltanto in uno Stato che sia unito all'interno e libero a livello internazionale. La borghesia e il marxismo sono responsabili di aver fallito ambedue questi obiettivi, l'unità interna e la libertà internazionale. E non ha importanza quanto queste due forze asseriscano di essere nazionali o sociali, rimangono nemiche giurate dello Stato socialista e nazionale. Quindi dobbiamo battere politicamente ambedue queste forze. Le linee del socialismo tedesco sono nette e il nostro cammino chiaro. •Noi siamo contro la borghesia politica, per un nazionalismo autentico!
•Noi siamo contro il marxismo, per un vero socialismo!
•Noi vogliamo il primo Stato nazionale tedesco di tipo socialista!
•Noi sosteniamo il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi!
 
  Perché un partito dei lavoratori? Il lavoro non è la maledizione del genere umano, ma la sua benedizione. Si diventa uomini attraverso il lavoro. Esso ci migliora, ci fa forti e consapevoli, ci eleva sopra tutte le altre creature. Il lavoro, nel suo significato più profondo, è creativo, fecondo e creatore di cultura. Senza il lavoro, non c'è cibo. Senza cibo, non esiste la vita. L'idea che più si hanno le mani sporche, più il lavoro è degradante, è una falsità giudaica,non un'idea tedesca. Ovunque, il tedesco prima chiede come, poi cosa. Non è tanto una questione della posizione che si occupa, quanto un problema di come si svolge il lavoro che Dio ci ha dato. Abbiamo scelto il nome di partito dei lavoratori perché vogliamo riscattare la parola lavoro dal suo attuale significato e restituirgli quello originario. Chiunque produce valore è un creatore e quindi un lavoratore. Noi ci rifiutiamo di fare distinzioni fra un lavoro ed un altro. Il nostro unico principio è se il lavoro serve alla comunità, o perlomeno non la danneggia, oppure se è nocivo per essa. Il lavoro è servizio. Se agisce contro il benessere generale, allora è tradimento della patria. Le assurdità marxiste rivendicavano la liberazione dal lavoro, denigrando così anche quello dei propri sostenitori e vedendolo come una maledizione e un disonore. Abolire il lavoro non è assolutamente il nostro scopo, piuttosto vogliamo restituirgli un nuovo significato e un nuovo contenuto. Nello stato capitalista, il lavoratore - ed è la sua sfortuna più grande -non è più un essere umano vivo, un creatore, un realizzatore. E' divenuto una macchina. Un numero, una rotella dell'ingranaggio senza più alcun senso o comprensione. Egli è del tutto alienato da ciò che produce. Per lui il lavoro è soltanto un modo per sopravvivere, e non il cammino per fortune più elevate, non una gioia, non qualcosa del quale andare fiero, o soddisfatto, o qualcosa da cui trarre stimolo o il modo per costruire il proprio carattere. Siamo un partito di lavoratori perché nella battaglia prossima fra la finanza e il lavoro vediamo l'inizio e la fine della struttura del ventesimo secolo. Noi siamo dalla parte del lavoro e contro la finanza. Il danaro è l'unità di misura del liberalismo, il lavoro e il suo risultato sono quelli dello stato socialista. Il liberale chiede: "Cosa fai?". Un socialista invece domanda: "Chi sei?". Li divide un abisso. Noi non vogliamo che tutti facciano la stessa cosa. E non vogliamo neppure livelli nella popolazione, alto e basso, sopra o sotto. L'aristocrazia del nostro Stato non sarà decisa dal possesso del danaro, ma solo dalla qualità dei risultati individuali. Sarà il servizio a far guadagnare i meriti. Gli uomini si distingueranno dai risultati del loro lavoro, che è il segno più sicuro del carattere e del valore di una persona. Il valore del lavoro per il socialismo sarà determinato dal suo valore per lo Stato, per l'intera comunità. Lavoro significa creare valore, non contrattare. Il soldato è un lavoratore quando sguaina la spada per proteggere l'economia nazionale. Anche l'uomo di stato è un lavoratore quando da alla Nazione forma e volontà che l'aiutano a produrre ciò di cui ha bisogno per la vita e la libertà. Una fronte pensosa è un segno di duro lavoro quanto un braccio potente. Un impiegato non deve vergognarsi di rivendicare con orgoglio ciò di cui si vanta il lavoratore manuale: il lavoro. Le relazioni fra questi due gruppi di persone determinano il loro reciproco destino. Nessuno dei due può sopravvivere senza l'altro, poiché entrambi sono membri di un organismo che hanno insieme l'obbligo di sostenere se vogliono difendere e sviluppare il proprio diritto di esistere. Ci definiamo partito dei lavoratori perché vogliamo liberare il lavoro dalle catene del capitalismo e del marxismo. Nel combattere per il futuro della Germania, noi l'ammettiamo liberamente, ed accettiamo l'odio della borghesia liberale come conseguenza. Sappiamo che avremo successo e dalle loro maledizioni faremo scaturire nuove benedizioni. Dio ha concesso alle Nazioni il territorio perché vi cresca il grano. Il seme diventa grano e il grano pane. L'intermediario di tutto questo è il lavoro. Chi disprezza il lavoro ma ne accetta i benefici è un ipocrita. Questo è il significato più profondo del nostro movimento: esso restituisce alle cose il proprio significato originario, senza preoccuparsi se oggi esse sono in pericolo di sprofondare nella palude di una visione del mondo fallimentare. Chi crea valore lavora e quindi è un lavoratore. Un movimento che vuole liberare il lavoro è un partito dei lavoratori. Perciò noi nazionalsocialisti ci definiamo un partito dei lavoratori.
 
   Perché ci opponiamo agli ebrei? Ci opponiamo agli ebrei perché difendiamo la libertà del popolo tedesco. Gli ebrei sono la causa e i beneficiari della nostra schiavitù. Hanno abusato della sofferenza sociale delle grandi masse per approfondire la già terribile divisione fra la destra e la sinistra del nostro popolo, per dividere la Germania in due parti, nascondendo in tal modo la vera ragione della sconfitta nella Grande Guerra e falsificando la natura della rivoluzione. L'ebreo non ha alcun interesse a risolvere la questione tedesca. Non può avere un interesse di tal genere. Egli conta che rimanga irrisolta. Se il popolo tedesco costituisse una comunità unita e riacquistasse la propria libertà, non ci sarebbe più posto per l'ebreo. Egli è più forte se un popolo vive in uno stato di schiavitù interna e internazionale, ma non lo è più quando il popolo è libero, industrioso, consapevole e determinato. L'ebreo è causa dei nostri problemi e vive di questi. Questa è la ragione per cui ci opponiamo agli ebrei, sia come nazionalisti che come socialisti. Hanno rovinato la nostra razza, corrotto la nostra moralità, svuotato i nostri costumi e spezzato la nostra forza. Lo dobbiamo a loro se oggi siamo i paria del mondo. Fino a quando eravamo tedeschi, loro erano solo dei lebbrosi. Nel momento in cui abbiamo scordato la nostra natura, essi hanno trionfato su di noi e sul nostro futuro. L'ebreo è il vero demone della decomposizione. Viene a galla dove trova sporcizia e putridume, e comincia il proprio lavoro di macellaio fra le Nazioni. Si nasconde dietro una maschera e si presenta alle proprie vittime come amico, e prima d'essere riconosciuto spezza loro il collo. L'ebreo non è creativo. Non produce nulla, contratta soltanto. Contratta stracci, abiti, immagini, gioielli, grano, titoli, medicine, popoli e stati. E, in un modo o nell'altro, ha rubato qualsiasi cosa con cui fa affari. Quando attacca lo Stato è un rivoluzonario. Non appena ha preso il potere, predica pace e ordine così da poter divorare comodamente le proprie conquiste. Cosa ha a che fare l'antisemitismo col socialismo? Io porrei la domanda in questo modo: Cosa hanno a che spartire gli ebrei col socialismo? Il socialismo ha a che fare col lavoro. Quando mai si è visto lavorare uno di loro, invece di saccheggiare, rubare e vivere del sudore degli altri? Come socialisti siamo avversari degli ebrei perché vediamo in loro l'incarnazione del capitalismo, e dell'abuso dei beni della Nazione. Cosa ha a che fare l'antisemitismo col nazionalismo? Io porrei la domanda in questo modo: Cosa hanno a che spartire gli ebrei col nazionalismo? Il nazionalismo ha a che fare col sangue e con la razza. L'ebreo è il nemico e il distruttore della purezza del sangue, il distruttore consapevole della nostra razza. Come nazionalisti ci opponiamo agli ebrei perché in loro vediamo l'eterno nemico del nostro onore nazionale e della nostra libertà. Ma l'ebreo, dopo tutto, è anche un essere umano. Certamente, nessuno di noi ne dubita. Dubitiamo solo che sia un essere umano decente. Non ha nulla a che vedere con noi. Lui vive secondo leggi diverse dalle nostre. Il fatto che sia un essere umano non è una ragione sufficiente per permettergli di sottometterci in modo disumano. Può darsi che sia un essere umano, ma che razza di essere umano! Se qualcuno schiaffeggia vostra madre, commentate forse: "Grazie! Dopo tutto è un essere umano!?" Quello non è un essere umano, è un mostro. E l'ebreo, che ha fatto molto di peggio alla madre di tutti noi, la Germania, e continua a farlo? Ci sono anche ebrei bianchi. E' vero, ci sono fra noi dei farabutti che, benché tedeschi, agiscono in modo immorale contro i propri camerati di sangue e di razza. Ma perché li chiamiamo ebrei bianchi? Usiamo questo termine per descrivere qualcosa di inferiore e spregevole. Proprio per questo lo facciamo. Perché ci chiedete il motivo della nostra opposizione agli ebrei quando siete, senza saperlo, dei loro? L'antisemitismo non è cristiano. Ciò significa che è da cristiani consentire agli ebrei di continuare così: strapparci la pelle e deriderci. Essere cristiano significa amare il nostro simile come noi stessi! Il mio simile è il mio camerata di razza. Se lo amo, devo odiare i suoi nemici. Chi si sente tedesco deve disprezzare gli ebrei. La prima condizione esige la seconda. Cristo stesso si rese conto che l'amore non sempre era efficace. Infatti quando trovò i mercanti nel tempio, non disse: "Ragazzi, amatevi l'un l'altro!". Afferrò la frusta e li cacciò via. Ci opponiamo agli ebrei perché sosteniamo il popolo tedesco. L'ebreo è la nostra sventura più grande. Non è vero che mangiamo gli ebrei a colazione. E' vero che, lentamente ma sicuramente, essi ci stanno derubando di tutto quello che abbiamo. Le cose sarebbero diverse se ci comportassimo da tedeschi.
 
  Richieste rivoluzionarie. Noi non entriamo in parlamento per usare i metodi parlamentari. Sappiamo che il destino dei popoli è determinato dalle personalità, mai dalle maggioranze parlamentari. L'essenza della democrazia parlamentare è il principio di maggioranza, che distrugge la responsabilità personale e esalta la massa. Poche decine di mascalzoni e di rottami muovono le fila dietro le quinte. L'aristocrazia dipende dal risultato, che è la legge del più capace, e la subordinazione del meno abile alla volontà del capo. Ogni forma di governo - non importa se esteriormente appaia democratico o aristocratico-si appoggia sulla costrizione. L'unica differenza è se questa è una benedizione o una maledizione per la comunità. Ciò che vogliamo è nuovo, decisivo, radicale e rivoluzionario del senso più profondo della parola. Ciò non ha nulla a che vedere con le sommosse e le barricate. Anche se cose del genere possono talvolta accadere. Le rivoluzioni sono atti spirituali. Fanno la prima apparizione nel popolo, poi in politica e quindi nell'economia. Un popolo nuovo crea strutture nuove. La trasformazione che vogliamo è innanzi tutto spirituale; ciò cambierà necessariamente le cose. Quest'atto rivoluzionario inizia a manifestarsi in noi. Il risultato è un nuovo tipo umano, evidente per chi è perspicace: il nazionalsocialista. Coerente col suo atteggiamento spirituale, il nazionalsocialista in politica fa delle richieste intransigenti. Per lui non ci sono né se né ma, soltanto o questo o quello. Egli pretende: La restituzione dell'onore Tedesco. Senza onore, non si ha diritto di vivere. Una Nazione che ha impegnato il proprio onore, ha dato in pegno il proprio pane. L'onore è il fondamento di ogni comunità popolare. La perdita del nostro onore è la vera ragione della perdita della nostra libertà. Al posto dell'attuale colonia di schiavi, vogliamo sia restaurato uno Stato nazionale tedesco. Per noi, lo Stato non è un fine a se, ma piuttosto un mezzo per raggiungere un fine. Il fine ultimo è la razza, che riassume tutte le forze viventi e creative del popolo. La struttura statale che oggi prende il nome di repubblica tedesca non è la via per mantenere la nostra eredità razziale. E' divenuta qualcosa di fine a se stesso che non ha più un legame reale col popolo e coi suoi bisogni. Noi vogliamo abolire questa colonia di schiavi e sostituirla con un libero stato popolare. Vogliamo pane e lavoro per ogni tedesco che produce e per ogni camerata di sangue. Il salario deve essere commisurato al risultato. Ciò significa paghe maggiori per i lavoratori tedeschi! E fermerà gli scontri privi di senso in cui oggi siamo impegnati. Prima di tutto case e lavoro per il popolo, poi pagare le riparazioni! Non c'è democratico o repubblicano che abbia il diritto di lagnarsi di questa richiesta, perché fu proclamata come una bandiera, per la prima volta, dalla Germania di Novembre! Vogliamo soltanto che quello slogan divenga realtà. Prima provvedere a ciò che è essenziale! Prima di tutto dobbiamo far fronte ai bisogni del popolo, poi potremo produrre il superfluo. Dare lavoro a chi ha volontà di lavorare! Dare la terra ai contadini! La politica estera tedesca, che oggi vende ciò che abbiamo a tariffe sottocosto deve essere completamente ribaltata e deve fissarsi in modo radicale sulla necessità tedesca dello spazio vitale, traendone le necessarie conclusioni politiche. Vogliamo pace fra chi produce! Ognuno deve compiere il proprio dovere per il benessere dell'intera comunità. Lo Stato ha quindi la responsabilità di proteggere l'individuo, garantendogli il frutto del proprio lavoro. La comunità del popolo non deve essere un semplice modo di dire, ma una realizzazione rivoluzionaria che scaturisce dalla soddisfazione dei bisogni vitali primari della classe dei lavoratori. Una battaglia spietata contro la corruzione! Una guerra contro lo sfruttamento; vogliamo la libertà per i lavoratori! L'eliminazione di tutte le pressioni economico-capitalistiche sulla politica nazionale. Una soluzione del problema ebraico! Richiediamo l'eliminazione sistematica da ogni settore degli elementi di razza straniera. Dovrà esserci un cordone sanitario fra tedeschi e non tedeschi realizzato esclusivamente su basi razziali, e non sulla nazionalità o addirittura sul credo religioso. Basta col parlamentarismo democratico! Creare un parlamento basato sui mestieri e sulle professioni che determinano la produzione. La leggi nazionali saranno decise da un organismo politico che conquisterà il proprio ruolo secondo le leggi della forza e della selezione. Vogliamo il ripristino della lealtà e della fiducia nella vita economica. Il rovesciamento totale dell'ingiustizia che ha sottratto a milioni di tedeschi ciò che possedevano. Rivendichiamo il diritto della personalità prima di quello della massa. I tedeschi avranno sempre la precedenza su stranieri ed ebrei. Vogliamo una battaglia contro il veleno distruttivo della cultura internazionale ebraica! Il rafforzamento delle forze tedesche e dei costumi tedeschi. L'eliminazione dei corrotti principi semitici e della decadenza razziale. Chiediamo la pena di morte per i crimini contro la comunità popolare! La forca per i profittatori e gli usurai! Un programma inflessibile realizzato da uomini che lo adempiano ardentemente. 
 
Per la collana Storia e politica
Avanguardia Bergamo
 

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